La pianista e organista genovese è anche direttore artistico del “Capraia Musica Festival”, da lei fondato nel 2006, grazie al quale quest’anno musicisti e spettatori verranno anche coinvolti in trekking per conoscere le bellezze naturalistiche dell’isola prima dei concerti. Questa è l’intervista che ci ha rilasciato

 

Maestro Amoruso, questa manifestazione è nata nel 2006 e quella di quest’anno è la quattordicesima edizione. Com’è nata l’idea di dare vita a una rassegna musicale proprio sull’Isola di Capraia?

Quello del Festival è sempre stato un ambizioso progetto che da subito è nato per valorizzare l’aspetto culturale di Capraia. Fin dalla sua prima edizione, il Festival è stato impostato con quello che è lo spirito dell’isola stessa: rilassato, informale, spontaneo, proponendosi via via negli anni come notevole e apprezzato appuntamento artistico nel panorama italiano ed europeo, dove affermati maestri e giovani talenti hanno potuto incontrarsi e fare musica assieme, trovando nella natura dell’isola un’atmosfera raccolta e ispiratrice. Il Festival offre i concerti gratuitamente, basandosi interamente sui contributi degli sponsor, sulle quote sociali e sulla disponibilità fornita dalla parrocchia di Sant’Antonio, che ha acquisito nuova vita e linfa proprio dall’occasione di poter ospitare il festival. Lo scorso anno abbiamo inaugurato i lavori di restauro della facciata. Insomma, il Festival rappresenta ormai un immancabile appuntamento non solo per gli appassionati di musica “colta”, ma anche per tutti coloro che, frequentando l’isola, desiderino incontrare ed apprezzare interessanti proposte musicali cameristiche in un contesto particolare e suggestivo. La presenza, ormai consueta, di affermati talenti artistici, ricordo tra gli altri Miriam Prandi, Beatrice Costa Horszowski, Andrea Bacchetti, il Quartetto di Cremona, fornisce non solo motivo di vanto per il Festival e per l’isola stessa, ma rappresenta un vero e proprio “trampolino di lancio” che arricchisce la manifestazione di un afflato internazionale.

La pianista e organista genovese Maria Grazia Amoruso.

 

Ci può dire quali sono i punti di forza del programma dell’edizione 2019? Tra l’altro, quest’anno si è voluto coinvolgere sia i musicisti, sia gli spettatori prima dei concerti, organizzando dei trekking per conoscere meglio le bellezze naturalistiche e architettoniche di Capraia.

Oltre a una serie di concerti di altissima qualità, cito solo quelli che vedranno protagonisti ancora Miriam Prandi e le bravissime interpreti del Selini Quartet, l’edizione di quest’anno prevede la presenza di sette appuntamenti di cui tre mirano a valorizzare le attrazioni culturali e paesaggistiche di Capraia. Nel corso di questi appuntamenti sarà possibile prendere parte a dei brevi ma intriganti trekking, seguiti da un concerto di musica cameristica o solistica.

L’ex complesso monastico di Sant’Antonio sull’Isola di Capraia.

 

In che cosa si contraddistingue questa rassegna musicale rispetto ad altre? Qual è il suo punto di forza?

Alla luce della fama di cui gode, il festival sta assumendo un’aura di “popolare esclusività”, creando inevitabilmente un maggior afflusso turistico, e collaborando in tal modo con la Comunità locale nell’intento di ampliare la stagione estiva, richiamando in loco la presenza di quel pubblico che spesso è anche fruitore delle strutture ricettive. Forse è proprio questo il punto di forza: qualcosa che va oltre la fattiva collaborazione dei capraiesi, ossia il fatto che ogni abitante sente sua una parte della manifestazione e anche un semplice sorriso a chi arriva per il festival diventa un caloroso invito a tornare.

 

Qual è la risposta del pubblico, tenuto conto che per arrivare sull’isola bisogna affrontare sulla nave un viaggio che dura più di due ore?

Si, è vero, la distanza dal continente è notevole per una “piccola isola”, ma il senso di distacco dalla vita comune, qualche giorno senza auto e immersi in una natura selvaggia creano un riposo mentale unico al punto che ho potuto constatare come alcune persone approdate per la prima volta a Capraia per seguire il Festival, poi sono tornate un’altra volta e poi ancora, diventando così volti familiari per l’isola. Questo è un dato di fatto che viene puntualmente confermato quando il pubblico riempie la chiesa di sant’Antonio con la sua silenziosa attenzione.

Maria Grazia Amoruso mentre si esibisce all’organo costruito e lasciatole in eredità da Giorgio Questa.

 

Maestro Amoruso, lei ha anche ereditato da una figura leggendaria come quella di Giorgio Questa del quale è stata allieva, il suo particolarissimo organo portativo, un’autentica rarità che il musicista organaro costruì da solo pezzo dopo pezzo. Lei ha già fatto ascoltare quest’organo nella chiesa di Sant’Antonio a Capraia. Quando pensa di riportarlo sull’isola, ben sapendo che tale operazione non è facile, visto che lo strumento dev’essere smontato e rimontato ad hoc?

Questo strumento non è solo una rarità, ma diciamolo chiaramente un’unicità al mondo, proprio per come è stato concepito e costruito dal Maestro Questa, poiché è totalmente smontabile, del tutto in trasmissione meccanica, con le dimensioni foniche di un organo classico italiano del Cinquecento, tanto è vero che il suono non è dissimile da quello degli antichi organi costruiti dai rappresentanti della famiglia bresciana degli Antegnati ai quali il Maestro si era ispirato. Proprio per via del suo timbro, naturale e limpido, che ad alcuni rimane impresso nel cuore prima che nella mente, questo strumento ha la capacità di farci respirare quelle atmosfere del Cinquecento e del Seicento, ricche di grazia, bellezza, così come di innovazioni tecniche e stilistiche. In effetti, spesso mi sento porre la domanda da musicisti e turisti: “Quando riporti l’organo sull’isola?”. Bene, quest’anno ho deciso di inaugurare il Festival con proprio l’organo!

Andrea Bedetti