David Winkler è un prolifico e affermato compositore newyorkese, assai conosciuto in patria, un po’ meno nel vecchio continente, anche se ha avuto modo nel corso del tempo di collaborare con prestigiose istituzioni come il Martha Argerich Project (Lugano) e la Karpfalsiches Kammerorchester (Mannheim). A livello biografico, Winkler ha iniziato i suoi studi musicali all’età di sei anni, con lezioni di violino e pianoforte e, all’età di nove anni, ha iniziato a suonare il clarinetto ed è stato in grado di unirsi a numerose orchestre studentesche e a gruppi musicali nelle scuole pubbliche. Ha cominciato a comporre a quindici anni e, ad oggi, ha composto oltre duecento opere per orchestre ed ensemble in tutto il mondo. Tra questi lavori spiccano due concerti per pianoforte, sedici concerti per violino, diversi concerti doppi e rapsodie con orchestra, cinque sinfonie, tra cui una per organo, due balletti e numerose opere da camera, corali e vocali. Il suo stile compositivo, caratterizzato da un uso particolare e raffinato del linguaggio tonale, si fonda su ampie linee tematiche, e su un esteso sviluppo contrappuntistico che si traduce in una narrazione strutturale che provoca un indubbio coinvolgimento.

Ora, chi volesse conoscere più da vicino il suo modo di comporre e di plasmare la materia sonora ha a disposizione una registrazione discografica, uscita recentemente per l’etichetta Da Vinci Classics, che presenta tre lavori inerenti alla sua produzione cameristica; per la precisione, il Quintet for Piano and Strings with Double Bass, la Sonata for Cello and Piano e la Light Sonatina for Piano solo.

La cover del CD Da Vinci Classics dedicato alla musica da camera del compositore newyorkese contemporaneo David Winkler.

Il quintetto con pianoforte, che risale al 2013 e commissionato dal Martha Argerich Project per l’edizione del Festival di quello stesso anno, riprende idealmente il celeberrimo Forellen-quintett schubertiano, con la presenza del contrabbasso che va a completare la famiglia degli archi in rapporto con lo strumento a tastiera. In realtà, rispetto al capolavoro di Schubert, il Quintetto di Winkler rende il ruolo del contrabbasso più preminente, al punto da porlo allo stesso livello con il violino, la viola e il violoncello. Storicamente, nella musica da camera, il contrabbasso è quasi sempre stato trattato principalmente come strumento di supporto con un limitato profilo melodico o tematico sul quale operare. Ma in quest’opera, al contrario, David Winkler tende ad allargare i confini melodici e le gamme di colori di questo strumento, facendo sì che la sua dimensione espressiva non risulti inferiore rispetto a quella degli altri archi e del pianoforte. Ne deriva, conseguentemente, uno spettro dei colori chiaramente ampliato, nel quale tutti gli strumenti hanno “democraticamente” lo stesso peso, al punto da fornire una sensazione d’ascolto per così dire “sinfonica”.

È interessante riportare il commento dello stesso compositore newyorkese riguardo questo suo lavoro: «L’opera è formata da tre tempi distinti e dura oltre trentadue minuti. Discutendo sul tipo di lavoro da scrivere, il Festival di Lugano mi accennò sul fatto che il Forellen-quintett di Schubert sarebbe stato un lavoro in primo piano nell’edizione del 2013. Ciò mi ha dato l’idea di scrivere un lavoro con la stessa strumentazione del Forellen-quintett, il quale avrebbe potuto essere presente nello stesso programma del capolavoro schubertiano, pur essendo del tutto contemporaneo nel carattere. In questo lavoro, come in tutti i miei lavori recenti, la “storia”, la “narrativa” nella musica passano attraverso il suo profilo tematico e il continuo sviluppo della “linea”. Sono questi soggetti tematici estesi, le loro associazioni e i contrappunti che producono a rappresentare l’architettura dell’opera e le sue particolari dimensioni armoniche e verticali».

Il compositore americano David Winkler.

Tali peculiarità armoniche e verticali formano anche la struttura della seconda opera qui presentata, la Sonata per violoncello e pianoforte, anteriore al Quintetto di tre anni e scritta su richiesta del violoncellista Andrey Tchekmazov (il quale è presente in qualità di interprete anche in questa registrazione). La peculiarità di questa sonata, oltre al fatto che viene esposta nel corso di un solo tempo, è quella di presentare un continuo ed articolato sviluppo melodico, all’interno del quale i “movimenti” contrastanti sono sapientemente contenuti in un’unica forma.

La Light Sonatina (opera più recente tra quelle qui proposte, visto che è stata composta nel 2020), commissionata dal pianista Gabriele Baldocci, è un lavoro che dura solo sei minuti ed è stata concepita durante l’anno del 250° anniversario della nascita di Ludwig van Beethoven. In questo caso, David Winkler mostra le sue capacità di ri-elaborazione, prendendo alcuni dei ben noti tratti motivici e stilistici pianistici del genio di Bonn e plasmandoli in un contesto del tutto originale e aderente alla sua visione compositiva (è il caso di far notare come il titolo stesso della composizione, Light Sonatina, rappresenti un chiaro gioco di parole che si rifà al concetto beethoveniano di Leichte Sonata, ossia basato su una forma miniaturistica).

Ascoltando più volte queste tre pagine del compositore newyorkese, ci si può rendere conto come lo stile di Winkler affondi le radici su un brillante e geniale affioramento di un tardoromanticismo in chiave mitteleuropea: la tensione strutturale che emana la sua musica fa venire in mente da una parte la lucidità e la densità di un Max Reger e dall’altra lo sfruttamento delle possibilità dissonantiche tipiche di un Alexander Zemlinsky che vanno ad alterare i sottili equilibri formali irradiati dagli sviluppi tematici che si alternano brillantemente. Una scrittura estremamente raffinata, dunque, di non facile ricezione che abbisogna di svariati ascolti prima di essere colta ed afferrata nella sua globalità, ma capace di coinvolgere un ascoltatore attento, il quale è costretto a confrontarsi continuamente con gli stimoli armonici e le sollecitazioni melodiche proposti da Winkler.

Gli artisti che hanno preso parte a questo progetto discografico.

Stimoli e sollecitazioni che sono stati, a mio modo di vedere, perfettamente colti dai vari interpreti chiamati in questo progetto discografico, a cominciare da Gabriele Baldocci, protagonista della Light Sonatina, così come Andrey Tchekmazov al violoncello e Svetlana Gorokhovich al pianoforte nella Sonata per violoncello. Ma la prova più convincente è quella offerta dagli esecutori del Quintetto con contrabbasso, ossia Alessandro Viale al pianoforte, Manuel De Almeida-Ferrer al violino, Ignazio Alayza alla viola, Urska Horvat al violoncello e Valentina Ciardelli al contrabbasso, i quali hanno saputo dipanare ottimamente la ragguardevole densità espressiva che permea questa pagina, restituendo quella drammaticità disseminata di elementi dissonantici e i continui slanci melodici che cercano di farsi strada nella fitta trama degli sviluppi tematici.

Spencer Cozens si è occupato della presa del suono, ottenendo un risultato complessivamente lodevole. La dinamica è sempre ben corposa, anche se non velocissima, ma tale da restituire le fitte trame timbriche che contrassegnano lo stile compositivo del musicista americano. Anche la ricostruzione del palcoscenico sonoro non manifesta pecche di sorta, con i vari interpreti sempre ben proiettati al centro dei diffusori in una discreta profondità; l’equilibrio tonale non mostra sbavature o indebite invasioni tra il registro medio-acuto e quello grave e, infine, anche il dettaglio è piacevolmente materico.

Andrea Bedetti

David Winkler – Chamber Music (Piano Quintet-Cello Sonata-Light Sonatina for Piano)

Manuel De Almeida-Ferrer (violino) - Ignazio Alayza (viola) - Urska Horvat-Andrey Tchekmazov (violoncello) - Valentina Ciardelli (contrabbasso) - Alessandro Viale - Svetlana Gorokhovich-Gabriele Baldocci (pianoforte)

CD Da Vinci Classics C00176

Giudizio artistico 4/5
Giudizio tecnico 4/5