La domanda, inevitabilmente, ha il sapore della provocazione: ha ancora senso, oggi, scrivere una biografia su Arturo Toscanini, quando di questo artista si è scritto tutto e di tutto, come viene confermato dalla pletora di saggi a lui dedicati nel corso dei passati decenni? La risposta può essere sì se si affronta la lettura del libro di Adriano Bassi il quale, a differenza di coloro che lo hanno preceduto, a cominciare, tanto per fare alcuni esempi, da Harvey Sachs con la sua biografia “politica”, da Gustavo Marchesi con quella “celebrativa” e da Giuseppe Tarozzi con quella eminentemente “divulgativa”, ha avuto indiscutibilmente un grande merito, che è stato invece sottovalutato o non preso in considerazione dalle precedenti opere dedicate al maestro parmense, quello di fornire un quadro essenziale (dove per essenziale non significa “liofilizzato”), ma allo stesso tempo esaustivo, della personalità di Arturo Toscanini, partendo dal suo essere uomo, prima ancora che dal suo essere musicista, in quanto il primo, fino a prova contraria, precede sempre il secondo (e questo vale per ogni artista).

E Adriano Bassi, che è avvezzo nel campo biografico, come dimostrano le sue precedenti opere dedicate a diversi compositori, e quindi pone sempre in rilievo con attenzione questa scissione tra vita e arte, qui riesce a farlo in appena centosessanta pagine, con il risultato di dare vita a quella che si potrebbe tranquillamente definire una “guida introduttiva” all’uomo e al musicista Toscanini, conscio del fatto che dire qualcosa di nuovo era praticamente impossibile e che scrivere qualcosa di già detto non avrebbe portato a un risultato intellettualmente corretto. Ma siccome una vera e propria “guida introduttiva”, ossia un testo dal quale iniziare a scoprire e a conoscere il personaggio Toscanini, ancora mancava, soprattutto nella nostra lingua, Bassi ha voluto così riempire questo (imbarazzante) vuoto, creando uno “schizzo preparatorio”, se si vuole usare un’espressione pittorica, una linea guida, per dare un senso a una tela critica e saggistica che in tal senso continuava a restare immacolata.

Ma scrivere una “guida introduttiva” alla stregua di un “bigino” è un conto, scriverla permettendo poi al lettore di avere un ritratto a tutto tondo (organico direbbero quelli che vogliono essere à la page) di Toscanini senza sprofondare in centinaia di pagine è un altro. E il musicologo e musicista milanese è riuscito appunto a condensare in meno di duecento pagine un ritratto toscaniniano che non conosce ombre e penombre, immedesimandosi nei panni di coloro che non conoscono il Toscanini uomo o musicista o entrambi e fornendogli quegli strumenti primari per farlo d’acchito, mirando al sodo, separando il primo dal secondo e del secondo dando, anche a chi non conosce il linguaggio e la storia musicali, le strutture necessarie per capire che cosa è stato il musicista parmense per la musica e soprattutto per la musica del suo tempo, un tempo irripetibile nel bene e nel male. Così come Toscanini è stato un uomo nel bene e nel male, con i suoi pregi e con i suoi difetti (Bassi si è guardato bene dall’offrire un’agiografia fine a se stessa), un uomo che visse e affrontò le tensioni del tempo attraverso le sue tensioni esistenziali, le stesse che riversò poi nelle sue interpretazioni musicali che sono per l’appunto sorrette da questi stati ipertensivi (da qui si può comprendere la sua predilezione per autori che necessitano una continua tensione esecutiva come Verdi e Wagner, i quali sotto la sua bacchetta diventano fibrillanti come con nessun altro).

Ecco, Adriano Bassi è riuscito a fare ciò e il merito gli dev’essere riconosciuto appieno, perché dall’enormità del personaggio non era per nulla facile distillare e miscelare il tutto. Per questo, chiunque voglia conoscere Toscanini partendo dal necessario ABC sa adesso dove trovarlo.

Andrea Bedetti

Adriano Bassi – Toscanini – dispute, rivoluzioni, vittorie

Casa Musicale Eco, 2017, pp. 160

Giudizio artistico 5/5