Il regista milanese Marco Filiberti darà avvio alla trasposizione sul palcoscenico del capolavoro letterario di Marcel Proust, attraverso un progetto che verrà spalmato in cinque anni, per concludersi nel 2027, in occasione del centenario della pubblicazione di Le temps retrouvé, settimo e ultimo volume dello sterminato romanzo. Gli studi preparatori di questo evento, i primi due dei famosi settantacinque Cahiers d’Écriture, contenenti gli abbozzi della Recherche, verranno rappresentati a Città della Pieve il 15 e il 16 luglio 2023
Il 15 e il 16 luglio, alle ore 21.30, al Teatro degli Avvaloranti di Città della Pieve, in provincia di Perugia, sarà inaugurata la prima espressione di un vasto e ambizioso progetto teatrale del regista milanese Marco Filiberti, quello che riguarda la messa in scena della Recherche di Marcel Proust, che sarà spalmato nel corso di cinque anni, la cui trasposizione sul palcoscenico sarà suddivisa inizialmente in tre parti e destinata poi a confluire nella rappresentazione di un unico “Accadimento” articolato in tre giornate consecutive in occasione del centenario della pubblicazione di Le temps retrouvé, settimo e ultimo volume dello sterminato capolavoro letterario. Prima dello spettacolo, sabato 15 luglio, sempre al Teatro degli Avvaloranti, alle ore 18.00 si terrà invece la presentazione al pubblico del progetto “PROUST La Recherche FILIBERTI”, alla quale interverranno il Sindaco di Città della Pieve, Fausto Risini, il regista Marco Filiberti e Ludovico Monaci, dell’Università degli Studi di Padova, coordinatore del comitato scientifico del progetto.
Dunque, questo progetto artistico costituisce il primo tentativo di portare l’intera Recherche in teatro, un’audace e coraggioso progetto nato dal convincimento che al centro dell’operazione debba imporsi innanzitutto l’architettura della grande cattedrale proustiana e l’affascinante visione escatologica che la sostiene, nonché una precisa visione registica in grado di connettere, come da anni avviene nel lavoro del regista milanese, diverse discipline artistiche chiamate a interagire tra loro in modo sinestetico e, addirittura, alchemico, e dove la musica va a costituire una vera e propria “metadrammaturgia” perfettamente connessa con l’impianto complessivo del lavoro. La rigorosità e la profondità di tale impresa saranno seguite da un comitato scientifico composto da prestigiose figure accademiche, mentre le performances e gli Accadimenti teatrali vedranno quali protagonisti gli attori della compagnia degli Eterni Stranieri.
Il primo passo di questo articolato progetto artistico consisterà in alcuni studi preparatori, denominati Cahiers d’Écriture, dei quali verranno presentati i primi due, con delle performances incentrate sui leitmotiv e sulle categorie del romanzo isolate e indagate con procedimenti analogici, non in quanto “frammenti” del futuro spettacolo, ma come espressioni drammatizzate che riguarderanno le illimitate prospettive estetiche, letterarie, etiche, spirituali, gnoseologiche e filosofiche del capolavoro proustiano.
Il Cahier n.1, sulla gelosia, o dell’illusione del possesso di un altro essere umano, si sviluppa in un crescendo vorticoso intorno all’ossessione inquisitoria dell’amante nei confronti dell’oggetto amato. Questo tema si concretizzerà attraverso tre intensi e spietati interrogatori alla ricerca dell’imprendibile volto del proprio amore: dapprima Marcel con Albertine, poi Swann con Odette e infine Charlus con Morel, con da una parte gli amanti, portati ad essere vittime di una patologia del sentimento, e dall’altra gli amati, icone inconsistenti di un desiderio proiettivo non troppo dissimile dal rapporto mitizzante che il Narratore opera sulle sue infatuazioni estetiche prima di scorgere all’orizzonte quella che definisce testualmente la pianura della Verità.
Il Cahier n.2, On dit qu’un prompt départ… verte invece sull’antagonismo tra le due vedettes del teatro dell’epoca, Berma (ossia la divina Sarah Bernhardt) e l’ebrea “Rachel quand du Seigneur”, come la soprannomina il Narratore, riprendendo i primi versi dell’opera lirica La Juive di Fromental Halévy: la prima, esemplificazione vivente di un’arte classica, archetipica e universale, è per Proust un’incontrovertibile manifestazione di verità; l’altra, sperimentatrice spregiudicata nella vita e sulla scena, è emblema di un’arte effimera, legata alle mode e ai gusti del pubblico. Ma, su tutto, si erge la tragica immedesimazione del Narratore con Phèdre, l’eroina di Racine sublimata dalla Berma quale manifestazione di quel sentimento, assoluto e compresso, che è l’amore colpevole e non corrisposto, da Proust assolutizzato quale generatore di totale abnegazione alle ragioni dell’arte, nella rinuncia alla vita.
Naturalmente, anche la musica avrà un ruolo fondamentale, tenuto conto di come l’arte dei suoni abbia influenzato le pagine della Recherche, come ha ricordato lo stesso Filiberti, spiegando le ragioni di tale apporto indispensabile.
«Seguendo una prassi ormai consolidata in molti miei lavori e maturata da una profonda attenzione alla connessione organica e sinestetica di tutte le componenti che costituiscono l’identità di un’opera, anche per il progetto sulla Recherche- per ora concretizzato in questi primi due studi preparatori, denominati Cahiers- la musica investe la funzione di una vera e propria drammaturgia musicale piuttosto che di colonna sonora», ha precisato il regista milanese. «Infatti, il tessuto sonoro, scelto, lavorato, assemblato assieme al dramaturg musicale Stefano Sasso, è composto di elementi (e non sempre solo di natura musicale) che si susseguono, si intrecciano, si sovrappongono dialogando strettamente con il testo e la drammaturgia, per svilupparsi in una linea registica improntata al movimento coreutico e alla connessione musicale di ogni gesto o parola degli attori. Spesso proprio alla musica sono affidate funzioni di leitmotiv,esplicite e implicite, diegetiche e meta diegetiche, che nel loro susseguirsi divengono riconoscibili per lo spettatore. Così, a temi evidenti, dichiarati, quali, per esempio, la Sonata di Vinteuil (ovvero la Sonata di César Franck per violino e pianoforte, che ne è uno dei modelli reali), inno nazionaledell’amore tra Swann e Odette, si affiancano leitmotiv più impliciti, indiretti, come quando l’Adagio dalla VIII Sinfonia di Bruckner codifica una cifra marmorea, solenne come un marmo dell’Eretteo per raccontare la condizione ultima della Berma, la grande attrice tragica prossima alla morte, o i temi del Samson et Dalila di Saint-Saëns diventano la ragnatela che traccia le magie della legge del desiderio che avviluppa i personaggi».
Qui, forniamo, per l’appunto, i contributi musicali inseriti nello svolgersi dei due Cahiers e i loro relativi leitmotiv:
I Cahier:
- E. Satie: Gymnopédies (Flusso generale - Marcel e Albertine)
- M. Ravel: La Valse (Faire Cattleya - Swann e Odette)
- C. Franck: Sonata per violino e pianoforte (la Sonata di Vinteuil con la piccola frase – Swann e Odette; Morel)
- C. Saint-Saëns: Samson et Dalila (La legge del desiderio: Charlus e Morel, Swann e Odette, Marcel e Albertine)
- L. Boyer: Parle-moi d’amour (Reverie)
- R.S. Addinsell, The Prince and the Showgirl (versione Marzocchi) (musica diegetica dalle strade di Parigi)
II Cahier:
- M. Marais: Les voix humaines / S. de Brossard: Troisième leçon de morts (Il mondo di Racine)
- A. Bruckner: VIII Sinfonia – Adagio (La Berma)
- I. Stravinskij: Tango / A. Schönberg: Pierrot Lunaire (Il mondo di Rachel)
- J. Massenet: Thäis (Meditation) (Phèdre/Hippolyte)
- Rimskij-Korsakov: Sherazade / C. Debussy: Le Martyre de Saint Sébastien (La Matinée dai Principi di Guermantes)
Andrea Bedetti
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