Dopo mesi di chiusura e concerti in streaming, il Teatro La Fenice di Venezia, appena la situazione e le disposizioni vigenti lo hanno permesso, non ha perso un giorno per riaprire le porte al pubblico. Con le dovute restrizioni e accorgimenti, con l’orchestra in platea e il pubblico nei palchi, la Fenice ha registrato un sold out nel giro di pochissimi giorni dall’annuncio del concerto che si sarebbe tenuto il 26 aprile. Un fatto, questo, che deve far riflettere ancor più, se si tiene conto che questo evento è stato riservato ai soli Millennials (al prezzo simbolico di due euro), ossia per una delle fasce d’età che più hanno sofferto nell’ultimo anno tra lockdown e “Didattica a Distanza”.
Per alcuni dei giovani spettatori la spinta ad esserci è stata data dalla semplice curiosità oppure per un interesse ben preciso, per altri la compagnia, per altri ancora la voglia di tornare in un teatro che è tra i più affascinanti e carichi di storia come quello veneziano. Queste le più frequenti risposte di alcuni giovani alla nostra domanda di rito: «Perché siete qui stasera?».
I più interessati si sono soffermati sul titolo dell’evento “Verdi e la Fenice”, notando come Verdi sia uno dei capisaldi della cultura lirica e musicale del nostro tempo. Inoltre, in diversi hanno ammesso di essere assidui frequentatori della Fenice o, addirittura, di essere degli artisti, sebbene nel ruolo di comprimari, come nel caso di un giovane che ci ha spiegato di frequentare il teatro, cantando anche per un certo periodo nel coro giovanile, e seguendo spesso anche i concerti di musica da camera. Una passione, la sua, derivata dal padre che è un orchestrale.
Oppure, la molla è stata appunto la mera curiosità, come nel caso di una coppia che ha spiegato di aver voluto accompagnare un’amica appassionata di lirica, cogliendo quindi la possibilità di un concerto a un prezzo risibile, con la possibilità di scoprire un nuovo genere musicale. O anche, per dovere di cronaca, di coloro che magari, come nel caso di un giovane che si è espresso con molta franchezza, sono stati costretti a seguire fidanzate o fidanzati al concerto, pur non avendo la minima voglia di trovarsi lì, confrontandosi con musiche che non collimano con i loro gusti.
Va da sé, comunque, che La Fenice non poteva non riprendere il filo di un discorso interrotto così bruscamente se non con Verdi perché è un autore di tradizione, oltre ad essere “orecchiabile” (mi si passi l’orrido termine) a tutti, anche a chi, come nel caso dei Millennials, non è abituato a confrontarsi con la musica operistica.
Il programma è stato quindi confezionato con alcune delle più famose arie d’opera del giovane Verdi nei lavori commissionati all’epoca dal Teatro La Fenice, vale a dire Ernani, Attila, Rigoletto, La traviata e Simon Boccanegra. In particolare, si è voluto puntare i riflettori sui registri maschili medio e basso, con la scelta che è caduta su due eccellenti interpreti di calibro internazionale come il baritono Luca Salsi e il basso Michele Petrusi. Entrambi con un eccellente timbro e una consona musicalità, insomma un duo perfetto per un così “intimo” e particolare evento.
Sotto la direzione di Stefano Ranzani, ai due artisti si sono affiancati i tenori Cristiano Olivieri e Matteo Ferrara, il baritono Armando Gabba e il soprano Chiara Brunello, artisti ben noti al teatro veneziano. Presente, ovviamente, anche il coro, diretto da Claudio Marino Moretti, in tre importanti interventi: “Zitti, Zitti” da Rigoletto, “Noi siamo zingarelle… Di Madride noi siam mattadori” da La traviata e “Dal sommo delle sfere… M’ardon le tempie… Era meglio per te” da Simon Boccanegra. Necessaria, sebbene difficoltosa, per i coristi, l’esecuzione con l’uso della mascherina, che ha inevitabilmente e comprensibilmente limitato la resa vocale dell’insieme.
Senza soffermarsi sulle singole esecuzioni, tutte pregevoli e volenterose data la particolarissima situazione, gravata dalle misure di sicurezza che hanno a tratti inficiato l’interpretazione, semmai c’è da rimarcare il lungo e fragoroso applauso finale di apprezzamento da parte del giovane pubblico, che non ha esitato a chiedere un bis alle due star della serata.
Marco Pegoraro