Abbiamo intervistato il giovane compositore ceco, uno dei nuovi rappresentanti del minimalismo musicale europeo, che ha appena pubblicato il suo secondo disco, Harmony, eseguito su un pianoforte acustico verticale

La sua musica, almeno per ciò che riguarda le sue composizioni precedenti, si basa su una determinata progettualità, ossia per colonne sonore o per spot pubblicitari, quindi incanalata su precisi binari di significato, abbinando il suono al concetto dell’immagine. Quanta libertà vi può essere in un compositore che deve fare riferimento su un processo predeterminato, che sia un film o un prodotto commerciale?

Ottima domanda! È vero, comporre musica per film e tv certamente non mi dà tantissima libertà, ma devo dire che espande la mia immaginazione e spinge al massimo le mie abilità creative. Per esempio, quando lavoro su un cortometraggio, posso guardarlo prima e avere un po’ di tempo per capire la storia, per immedesimarmi nei personaggi e in generale per assorbire le emozioni che poi trasformo in musica, creando una bella combinazione di complessità audio-visiva. Posso dire però che è un po’ più difficile perché bisogna adattare la musica ad altri aspetti molto importanti del prodotto finale quali il sound design, i dialoghi dei personaggi e la visione generale del regista.

Il compositore ceco Borrtex fotografato nelle magiche atmosfere di Praga.

Come è nata l’idea di Harmony? Su quali basi è stato concepito questo progetto discografico?

All’inizio dell’anno ho comprato un nuovo pianoforte verticale acustico fatto su misura, di cui mi sono innamorato perdutamente! Harmony è stato un processo di improvvisazione molto naturale, mi sono goduto la purezza della musica e mi sono lasciato ispirare dal pianoforte. In tutto mi sono venute più di venti idee musicali, ma l’arrangiamento e la creazione vera e propria dei brani hanno richiesto molto lavoro, quindi alla fine ho deciso di pubblicarne solo dodici che secondo me erano pronti.

I dodici brani che compongono Harmony fanno riferimento a titoli che a loro volta evocano immagini. La domanda che viene quindi spontanea è: tali titoli sono stati aggiunti poi, quando il brano era già stato scritto, oppure hanno fatto da elementi cardine sui quali la musica è stata poi creata?

Sì, di solito lavoro così, ma l’anno scorso con il mio album di debutto da solista, Thoughts, ho deciso di cambiare un po’ il processo creativo e di lasciare che la musica parlasse per prima lavorando su un nuovo progetto. Con Harmony è successa una cosa simile: prima ho creato la musica e poi ho dato un titolo alle composizioni in base alle emozioni e alle sensazioni che suscitavano in me. In questo modo ho più libertà ed è praticamente il lavoro contrario rispetto a quello che si fa su una colonna sonora.

La sua espressione musicale, a livello di stile, si rifà al cosiddetto minimalismo e, in effetti, ascoltando i brani di Harmony, reminiscenze delle tecniche di autori quali Philip Glass e Steve Reich possono essere avvertite non tanto a livello melodico quanto armonico. Questa “comunanza” con il minimalismo deriva da un’affinità tecnico-compositiva o trova una sua ragione anche nella capacità evocativa ed espressiva, soprattutto per ciò che riguarda il piano melodico?

Alcuni amici mi chiamano il ragazzo delle melodie [ride]! È perché creare nuove melodie mi risulta molto facile. Posso sedermi al pianoforte e avere pronto in cinque minuti un tema melodico, però è un po’ diverso avere un’idea melodica e far evolvere il suono in modo da raggiungere un equilibrio armonico. Questo album si concentra soprattutto sull’aspetto armonico, perché volevo lavorare di più sulla progressione di accordi, sulle variazioni di velocità e sul tempo. L’obiettivo principale di questo album era creare una selezione di brani tra i quali chiunque potesse trovare il proprio preferito. Sicuramente nella mia composizione si nota l’influenza di grandi musicisti quali Philip Glass o Nils Frahm perché sono un grande fan di questo tipo di musica in particolare e questi artisti sono un esempio per me!

Daniel Bordovský in arte Borrtex.

Lei compone ed esegue la musica su un pianoforte acustico verticale. Perché questa particolarissima scelta? La timbrica di questo strumento aderisce meglio alle necessità creative del suo modo di sentire e manifestare il suono?

Penso che il pianoforte sia lo strumento musicale più bello che sia mai stato creato. Per me, personalmente, è lo strumento più convincente per esprimere i miei sentimenti. Una volta ho provato a imparare a suonare la chitarra, ma ho lasciato perdere dopo un paio di giorni, mi sembrava molto difficile e alla fine ho capito che la qualità del suono non è soft ed emozionante, che è esattamente quello che mi serve per la mia musica. Non mi fraintenda, ammiro un sacco chi suona la chitarra, è uno strumento che mi affascina molto, ma è troppo piccolo per le mie mani!

La microfonatura adottata per registrare Harmony, almeno da quello che si vede dalle immagini e da ciò che si può percepire in fase di ascolto, è stata molto ravvicinata, con i microfoni che quasi toccano le corde del pianoforte, al punto di udire distintamente il meccanismo dei tasti in azione. Questa scelta è stata fatta proprio per assimilare il suono prodotto dal meccanismo al respiro stesso della musica espressa, quasi si fosse voluto ricreare un “effetto clavicembalistico”?

Sì, esattamente. Sento che anche le parti interne come i martelletti, le corde o anche le parti in legno fanno parte dello strumento. Volevo che il suono fosse il più realistico possibile. Voglio che i miei ascoltatori abbiano l’impressione di stare seduti vicino a me, voglio che facciano parte dell’esibizione e la presenza di questi suoni nella registrazione aiuta a creare l’atmosfera desiderata. In questo modo, la musica sembra essere più vicina al cuore.

Che cosa si cela dietro alla sua decisione di scegliere quale pseudonimo Borrtex, visto che il suo vero nome è Daniel Bordovský?

Il nome d’arte Borrtex viene dalla mia infanzia, è un mix di parole, incluso il mio cognome, Bordovský. Quando ero bambino, giocavamo sempre nel quartiere dove abitavo, cercavamo nascondigli nella foresta lì vicino, facevamo a gara con altri ragazzini e i miei amici mi chiamavano Borrtex perché era più corto del mio cognome e più cool [ride]!

Borrtex con il suo pianoforte acustico verticale.

Un’ultima domanda. Quali sono i suoi progetti futuri? E, soprattutto, saranno basati sui principi tecnico-compositivi che ha seguito finora?

Mi sono trasferito recentemente a Praga e ho fatto un upgrade al mio studio di registrazione. Ho comprato il nuovo sintetizzatore Sequential Pro 3 e riverberi a pedale come l’Eventide Space e il Night Sky di Strymon, che sono ottimi per la musica d’ambiente. Il mio obiettivo principale per i prossimi mesi è continuare a sperimentare e scoprire nuovi stili e suoni. Mi piacerebbe provare a unire il pianoforte acustico con il sintetizzatore e creare un mix interessante di musica classica moderna per pianoforte e musica elettronica. Tendo a cambiare i miei piani durante l’anno, quindi potrebbe essere di nuovo un album da solista al pianoforte!! Non puoi mai sapere dove ti porterà il processo creativo!

Andrea Bedetti