È stato un musicologo ed etnomusicologo francese, Jean-Jacques Nattiez, a fornire quella che è una delle espressioni esemplificanti più felici e indovinate per definire che cos’è la musica contemporanea e in che cosa differisce dalla più consueta musica classica: «Il Novecento ha portato il rumore ad avere nella musica la stessa importanza del suono», ha scritto lo studioso francese. Ed è indubbio che se vi è un luogo privilegiato nel quale il suono e il rumore trovano spazio e memoria questo è proprio il nastro magnetico, che le avanguardie musicali sul finire della prima metà del Novecento trasformarono da strumento di registrazione a strumento musicale proprio per via della sua capacità di fissare suoni, rumori, voci, segmenti strumentali, uno strumento da usare alla stessa stregua degli altri strumenti musicali.
Non è questa, ovviamente, la sede più idonea per ripercorrere la storia e l’influsso del nastro magnetico all’interno della musica contemporanea attraverso gli studi e gli esperimenti effettuati a Darmstadt nel corso degli anni Cinquanta e grazie a personaggi che hanno lasciato un segno indelebile grazie al loro utilizzo di questo strumento (due nomi su tutti: John Cage e Karlheinz Stockhausen), ma è bene ricordare che il nastro magnetico, con le sue prerogative e la sua straordinaria adattabilità, può essere definito il vaso di Pandora della contemporaneità musicale, nel quale tutto si raccoglie e tutto si conserva.
E questa registrazione del musicista italiano contemporaneo Biagio Putignano, intitolata Almucantarat e dedicata esclusivamente a cinque composizioni per nastro magnetico, richiama inevitabilmente il concetto mitologico del vaso di Pandora, il quale viene riempito, colmato, saturato da una pletora di sensazioni umorali, squarci di conoscenza, ricordi atavici, proiezioni di desideri e di saggezza, voci, sogni di accenni musicali che si denudano mostrando, infine, rigurgiti entropici. Ascoltare una composizione per nastro magnetico significa porre l’ascoltatore al centro di un universo elettronico e acustico che lo stimola a intraprendere un viaggio interiore (in fondo, il Wanderer di romantica memoria è un ascoltatore il quale ascolta l’ascolto che precede l’avvento degli strumenti elettronici capaci di fissare il materiale presente nei nastri magnetici). E Putignano, artista pugliese, intriso di spirito mediterraneo, in questi cinque brani, creati nell’arco di quasi un ventennio, immette il sentiero delle sue radici, legate a un passato storico che rimanda alla Magna Grecia così come alla cultura araba, al profumo del mare che incontra la terra (si ascolti, in tal senso, “Mari di voce”), senza dimenticare la scintilla che li accende, attraverso un percorso che va ben oltre le tematiche della musica concreta e che va ricercato in altri campi dell’arte e del sapere (il brano che dà il titolo all’album è stato composto in occasione di un incontro di studi astrofisici all’Università del Salento, “Se le stelle fossero sogni” è stato concepito e realizzato per una mostra di pittura dell’artista Renato Centonze, “HDRS” prende spunto dal meraviglioso mosaico, opera del monaco Pantaleone, che si trova nella cattedrale di Santa Maria Annunziata di Otranto, con al centro, in chiave simbolica e teologica, l’Albero della Vita).
Putignano offre quindi all’ascoltatore la possibilità di viaggiare, di farlo con le orecchie, ma anche con gli occhi delle orecchie, con la mente, con il carburante dei nostri ricordi e delle nostre immagini, con le sensazioni che scaturiscono, imperiose, dalla presa di coscienza di suoni, rumori, sfumature, echi che si alternano incessantemente in queste sue composizioni. E coloro che vorranno affrontare questo tipo di ascolto così coinvolgente e pregnante, lo facciano senza rischiare di scoperchiare il vaso di Pandora di questi brani, consci del fatto che in questi nastri sono fissati momenti di creazione che sconfinano nell’intimità creativa dell’autore, conscio di mettere a nudo, più che mai, le proprie emozioni e i propri sogni.
Emozioni e sogni che da parte mia consiglio vivamente di ascoltare al sorgere delle tenebre, immersi nei padiglioni auricolari di una buona cuffia, in modo da non perdere nemmeno un sospiro, nemmeno un sussulto, nemmeno una sfumatura di rumore, ossia ciò che fa parte del nostro universo sonoro contemporaneo.
Andrea Bedetti
Giudizio artistico: 4/5
Giudizio tecnico: 4/5
Biagio Putignano – “Almucantarat – Magnetic Tape Music”
CD Da Vinci Classics C00001