Una mostra multimediale, allestita dal 26 giugno fino al 22 agosto 2021 al Polo museale nel Porto Vecchio di Trieste, ricostruisce la straordinaria figura dell’artista surrealista, la cui vita e opera rappresenta un febbrile crocevia nel quale confluirono pittura, design, scrittura in nome di una creatività tra le più brillanti e originali del Novecento

A venticinque anni dalla morte, avvenuta a Parigi il 18 gennaio 1996, al Polo museale del Magazzino 26 in Porto Vecchio di Trieste dal 26 giugno al 22 agosto 2021 è allestita una mostra multimediale che presenta la figura e l’opera di Leonor Fini, pittrice surrealista, ma anche costumista, scenografa, incisore, illustratrice e scrittrice di fama e frequentazioni internazionali. L’allestimento, intitolato Leonor Fini. Memorie triestine, propone una rilettura del tutto inedita della personalità e della creatività dell’artista analizzando il suo intenso e fondamentale rapporto con la città d’origine della madre, Trieste, appunto, dove Malvina Braun condusse la figlia all’età di un anno dalla natìa Buenos Ayres, dove Leonor si formò sul piano artistico culturale e su quello umano e personale fino all’età di circa vent’anni, rimanendovi sempre molto legata.

Leonor Fini in una foto scattata a Parigi negli anni Cinquanta.

Ideata e curata sul piano critico da Marianna Accerboni, la mostra triestina è promossa dall’Associazione Foemina APS con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Trieste e grazie a una ricca sequenza di testimonianze per la maggior parte inedite e rare (disegni, dipinti, acquerelli, incisioni di Leonor, porcellane decorate e bozzetti per le stesse, documenti, libri, affiche, lettere, foto, video interviste, abiti appartenuti all’artista e a un approfondimento sul piano letterario e grafologico della sua personalità), questa esposizione rivela, attraverso un totale di circa 250 pezzi, oltre al risvolto più intimo e privato della Fini, anche un approfondimento sul clima culturale della Trieste del Novecento, una città allora avanzatissima e cosmopolita, in un fervido bilico tra pensiero mitteleuropeo e suggestioni italiane, dove Leonor visse nella casa materna, sempre in compagnia di un gatto, che sarebbe divenuto poi il leitmotiv principe della sua arte.

La sua personalità si formò così a stretto contatto con quel colto milieu internazionale e d’avanguardia che connotava la città all’epoca, nel cui contesto la giovane pittrice ebbe modo di frequentare assiduamente personaggi triestini suoi coetanei, che sarebbero poi divenuti famosi a livello mondiale. Tra questi, per esempio, il futuro gallerista Leo Castelli, il famoso critico, estetologo e artista Gillo Dorfles, Bobi Bazlen, il grande traghettatore della letteratura dell’Est europeo in Italia, e il pittore Arturo Nathan, accanto a Italo Svevo e a Umberto Saba. Dopo Trieste, la rassegna sarà allestita dal 7 ottobre al 12 novembre all’Istituto Italiano di Cultura di Parigi, dove Leonor Fini, l’“Italienne de Paris”, come fu chiamata in Francia, si trasferì appena ventitreenne, guadagnando rapidamente largo consenso e rimanendovi fino alla morte.

L'olio su tavola Pâtisseries, dipinto da Leonor Fini intorno al 1929.

Come nelle altre sedi, l’allestimento sarà ulteriormente arricchito da una performance multimediale di luce e musica realizzata attraverso una macroproiezione luminosa, mentre verranno eseguite da Sara Zoto alla viola alcune composizioni surrealiste inedite create dal musicista italo-brasiliano Paolo Troni, ispirate a Leonor e concepite espressamente per la rassegna, che saranno diffuse quale colonna sonora all’interno della sede espositiva durante tutta la durata della mostra. Inoltre, nella mostra triestina ci sarà anche una connotazione olfattiva, ispirata alla Fini e creata dalla stessa curatrice Accerboni, rappresentata da un profumo in edizione limitata dedicato all’artista e ispirato alla sua complessa personalità. L’essenza di questo profumo, chiamato Lolò, ossia il soprannome con cui i famigliari e gli amici chiamavano Leonor a Trieste nel suo periodo giovanile, verrà diffuso in mostra durante tutto il periodo espositivo, rappresentandone così la “colonna olfattiva”.

In mostra sono presenti un’ottantina tra disegni, acquerelli, oli, chine e incisioni e un rarissimo libro, un Carnet des chats edito nel 1972 dalla Galleria Lambert Monet di Ginevra e contenente 49 riproduzioni di straordinari disegni realizzati con pennarelli colorati, in cui la Fini reinterpreta in chiave favolistica la figura del gatto - che lei considerava una sorta di divinità -, trasformando i felini nei personaggi più disparati, come in una sorta di inesauribile, magico racconto fantastico. Il volume è  il primo esempio di quell’attività grafica per l’editoria a tema felino, cui l’artista si dedicò negli anni Settanta, attività di grafica libraria che si sarebbe poi diradata negli anni Ottanta.

Le opere esposte sono quasi tutti lavori donati dalla pittrice agli amici e ai parenti triestini più cari e perciò si tratta di lavori particolarmente significativi e in gran parte inediti. Inoltre, sono presenti quasi una trentina fra lettere e cartoline inedite, spesso “istoriate” dalla pittrice con disegni e collage e che vengono esposte accanto a importanti e rari libri d’arte a lei dedicati, affiche di sue prestigiose personali, documenti, foto e a una vasta e pluridecennale rassegna stampa italiana e straniera, che sarà consultabile in mostra dai visitatori. Presenti inoltre alcune lettere di Nathan, alcuni stralci di lettere di Gillo Dorfles, altra corrispondenza e vari preziosi capi d’abbigliamento appartenuti alla Fini.

Un esempio delle ceramiche create da Leonor Fini per la Società Ceramica Italiana di Laveno-Mombello.

Di grande interesse anche la sezione che comprende una ventina di rare porcellane e terraglie forti e bozzetti con motivo di figure femminili mascherate e maschere carnevalesche policrome, decorate intorno al ’51 mediante decalcomanie tratte da disegni della Fini per la Società Ceramica Italiana (S.C.I.) di Laveno-Mombello (Varese) e messe in gran parte a disposizione da vari collezionisti. A completare il percorso ci saranno anche un video con le interviste inedite della curatrice a parenti e amici triestini della Fini, tra cui Gillo Dorfles e Daisy Nathan, sorella del pittore, e un video con l’ultima intervista in italiano alla celebre pittrice.

Andrea Bedetti

Leonor Fini. Memorie triestine
Polo museale del Magazzino 26 • Porto Vecchio di Trieste
26 giugno - 22 agosto 2021 - Polo museale del Magazzino 26 · Porto Vecchio · Trieste


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