Abituati (o costretti?) a seguire, confrontare, ascoltare i nomi e le opere dei soliti numi tutelari della musica colta occidentale, spesso e volentieri non prestiamo attenzione a coloro che vissero e operarono all’ombra di tali colossi come, tanto per fare qualche nome, Beethoven, Schumann, Berlioz, Chopin e Liszt. E tra coloro che, nonostante il loro indubbio valore artistico, vissero ai margini della notorietà vi è sicuramente il magiaro Stephen Heller che, dopo essersi formato musicalmente in patria e in Germania, visse la seconda parte della vita a Parigi nella miseria e nella solitudine più assolute, aiutato solo da alcune sovvenzioni fatte da amici letterati e musicisti, città dove si spense nel 1888. Eppure, Heller fu uno dei maggiori pianisti del suo tempo, osannato dalla critica e dal pubblico (trionfale la sua tournée in Inghilterra effettuata tra il 1849 e il 1850), capace di meravigliare personaggi del calibro di Schumann e Liszt, di stringere una fuggevole amicizia con Chopin e una più duratura con Berlioz; insomma una stella di prima grandezza che non seppe però brillare di luce propria, anche per via di una salute assai delicata e per problematiche di ambito caratteriale che lo spinsero a chiudersi sempre di più in se stesso. Ma per capire che calibro di musicista fu Heller ci è di grande aiuto questo disco che presenta tre brani per pianoforte basati sulle variazioni, ossia su un genere musicale assai in voga nel corso dell’epoca romantica, attraverso il quale compositori e interpreti sfruttarono al meglio le potenzialità di questo strumento rifacendosi a brani celebri che venivano appunto elaborati attraverso la tecnica della variazione. Le tre opere registrate sono le Ventuno variazioni su un tema di Beethoven, op. 133 (composte nel 1872), le Variazioni brillanti su un tema polacco, op. 5 e le Variazioni su un tema di Paganini, op. 1 (entrambe del 1829, ossia scritte quando il musicista magiaro aveva soltanto sedici anni), tutte pagine che vengono presentate su disco in prima mondiale dalla pianista bulgara Biliana Tzinlikova. Le variazioni beethoveniane si basano sul tema tratto dal secondo tempo della Sonata n. 23 in fa minore op. 57, la celeberrima “Appassionata”, e mostrano pienamente la sapiente arte helleriana, in grado di alterare quest’opera attraverso una serie di brillanti frammentazioni stilistiche che se da una parte esaltano la scrittura beethoveniana, dall’altra mostrano la geniale capacità del musicista di esplorare e di scandagliare con la tecnica della variazione. E lo stesso si può dire delle due partiture giovanili, dove la brillantezza delle variazioni su un tema polacco si uniscono al virtuosismo di quelle sul tema (desunto dal primo tempo del primo concerto per violino) paganiniano. La pianista Biliana Tzinlikova ha saputo immedesimarsi benissimo in queste opere restituendo un pianismo che di volta in volta suona eroico, brillante, scanzonato e virtuosistico senza mai cadere in un eloquio retorico e fine a se stesso.

Ottima la registrazione effettuata nel Castello Weinberg a Kefermatkt, con lo strumento che sebbene posto spazialmente assai vicino all’ascoltatore non ne pregiudica la dinamica, che appare sempre naturale e veloce, tale da esaltare la tessitura pianistica in ogni suo passaggio.

Andrea Bedetti

Giudizio artistico: 4/5

Giudizio tecnico: 4/5

Stephen Heller – “Variations for piano”

Biliana Tzinlikova (pianoforte)

CD Paladino Music – pmr 0065