Sono trascorsi quasi sei anni dalla morte di Giorgio Gaslini e più passa il tempo e più ci accorgiamo come la sua musica sia stata in un certo senso profetica, basata su una visione nella quale confluivano differenti pulsioni sotto forma di jazz, blues, classica, cinematografica. Diversi aspetti e modalità di espressione, tutti però caratterizzati da una cifra, da un denominatore comune, quello che si può definire con il termine di “emozioni disciplinate”, vale a dire la capacità di infondere sensazioni nell'ascoltatore senza dimenticare il rigore di un magistero creativo nel quale la forma restava indubbiamente “classica”, contraddistinta da norme armoniche ed espressive che non ammettevano deroghe, dando così vita a composizioni in cui la libertà delle idee musicali si muovevano sempre all'interno di precise strutture formali.

Queste “emozioni disciplinate” possono essere ravvisate anche in una recente registrazione pubblicata dalla Urania Records che presenta alcune pagine che il grande musicista milanese dedicò alla chitarra, ossia uno strumento che apparentemente era lontano, quasi antitetico, dalla consueta immagine di Gaslini seduto al pianoforte. Ma come ricorda giustamente il chitarrista Andrea Monarda, protagonista di questo disco, con il soprano Ludmila Ignatova, il flautista Sergio Bonetti, il chitarrista François Stride e il percussionista Marco Scazzetta, intitolato Plexiglàs - Songs and Guitar Works, Gaslini da giovanissimo, oltre al pianoforte, studiò anche chitarra, il che gli permise nel corso della sua lunga attività di compositore di dare vita ad alcuni brani per lo strumento a sei corde.

La cover del CD della Urania Records dedicato alle musiche per chitarra di Giorgio Gaslini.

Oltre a “15 Songs da Songbook”, trascritte dallo stesso Andrea Monarda per voce e chitarra, con l’aggiunta delle percussioni di Marco Scazzetta, l’album si focalizza sulla duttilità che Gaslini seppe estrapolare dalla chitarra sola (“Ariablu”, “Dieci minuti all’alba”), da due chitarre (“Libras”), dalla chitarra e flauto (“Moto velocetto perpetuo”) e dalla voce e chitarra (“Sei interludi”). La scrittura del compositore milanese si estrinseca idealmente in un brano come “Dieci minuti all’alba” (2013) che, come spiegò lo stesso autore al giovane Andrea Monarda che gli aveva fatto visita per avere maggiori informazioni sul brano, racconta la storia in dieci passaggi, ognuno dei quali dura un minuto, delle sensazioni, dei contrasti provati da un giovane dopo una notte insonne, con i dieci minuti in questione che rappresentano il lasso di tempo che separa le tenebre dall’arrivo di una nuova alba. Contrassegnato da un suono scarno, essenziale, ma ricco allo stesso tempo, “Dieci minuti all’alba” mette in evidenza la capacità di Gaslini di giocare sul filo delle mutazioni armoniche, creando allo stesso tempo un’idea di continuità, cosicché la linea temporale dei dieci minuti non si interrompe mai, scandita solo da altrettanti segmenti che possono avere vita e dignità proprie, così come incastrarsi alla perfezione nella totale organicità dell’opera.

Si è accennato prima alla capacità di strutturare la dimensione sonora da parte di Gaslini e un esempio sintomatico viene da un brano come “Libras” (2014) per due chitarre, in cui l’incontro/scontro tra i due strumenti dà adito a una serie di raffigurazioni speculari, nel senso che assistiamo quasi a una chitarra che di fronte a uno specchio immaginario riflette l’immagine di sé dando vita ad altri suoni, ad altre prospettive timbriche, il tutto dominato da un rigorismo formale che dà la misura dell’arte compositiva gasliniana. Anche il dialogo tra la chitarra e il flauto di Sergio Bonetti in “Moto velocetto perpetuo” (2006) mostra la capacità dell’autore di bilanciare perfettamente i pesi e i contrappesi timbrici dei due strumenti in un continuo passaggio di testimone, alternato da due parti in cui l’afflato si fa più spontaneo e melodico.

Trovo personalmente più efficace l’apporto dato dalla voce nei “Sei interludi” (1999), registrato in prima assoluta mondiale, piuttosto che nei “15 Songs” (2006-2007), sebbene in questi ultimi la trascrizione effettuata da Monarda sia decisamente valida, in cui i vocalizzi del soprano Ludmila Ignatova dapprima si sostituiscono alla chitarra per poi incontrarla, stabilendo un contatto timbrico in cui la melodiosità non viene mai disgiunta da aspetti di ricerca, di comunicazione sonora nello spazio.

Il giovane chitarrista Andrea Monarda.

Andrea Monarda, il quale dimostra di “sentire”, di entrare in empatia con la musica di Giorgio Gaslini, confeziona una lettura di questi brani restituendone ogni minima sfumatura (mi riferisco soprattutto alla loro “interiorità”, ossia al suono che conduce verso le profondità insondabili, nel nucleo stesso, il quale rasenta sovente una sua affascinante “incomunicabilità” e che può essere resa solo dal gesto dell’interprete, dal suo modo di porsi nei confronti della pagina che sta affrontando). La sagacia tecnica, le modalità espressive, il suo offrirsi alle pagine che affronta non si discutono minimamente (il che lo pone tra i migliori chitarristi della scena italiana, pur ricca di diversi talenti), ma ciò che colpisce è la sua capacità di immedesimarsi nel suono che esprime, la sua totale aderenza all’atto musicale, così necessario in queste opere che rappresentano la piena maturità stilistica in Gaslini. Anche Ludmila Ignatova dimostra di trovarsi a suo agio in quest’opera di “immedesimazione” vocale, dove più che la tecnica dev’essere resa la dimensione interiore, l’anima della voce stessa; allo stesso modo l’apporto di Sergio Bonetti, di François Stride e di Marco Scazzetta rappresenta un ulteriore viatico interpretativo capace di aumentare il valore artistico della registrazione.

La presa del suono effettuata da Alberto Cutolo & Francesco Coletti restituisce molto bene la timbrica degli strumenti e della voce grazie a una dinamica veloce ed esente da grossolane enfasi; la ricostruzione del palcoscenico sonoro è corretta con un adeguato posizionamento degli strumenti e della voce, anche se quest’ultima, a livello di equilibrio tonale, è talvolta troppo evidenziata rispetto alla chitarra. Degno di nota anche il dettaglio, materico e dotato di molto nero.

Andrea Bedetti

Giorgio Gaslini – Plexiglàs - Songs & Guitar Works

Andrea Monarda (chitarra) - Ludmila Ignatova (voce) - Sergio Bonetti (flauto) - François Stride (chitarra) - Marco Scazzetta (percussioni)

CD Urania Records LDV 1 4058

Giudizio artistico 4/5
Giudizio tecnico 4/5