Per comprendere meglio il senso e il significato di questa ultima fatica discografica di Gianluigi Trovesi, intitolata Stravaganze consonanti e pubblicata dalla ECM Records, bisogna prima, soprattutto per coloro che non conoscono l’attività e le finalità artistiche del musicista bergamasco, fare un po’ di chiarezza sulla sua figura e sul tipo di approccio con il quale offre le sue interpretazioni e le sue composizioni. Allievo di Vittorio Fellegara al Conservatorio di Bergamo, Trovesi ha sempre alternato, con i suoi strumenti che vanno dal clarinetto contralto a quello basso e all’amato sax contralto, esecuzioni in ambito colto, che fossero di classica e di jazz, a quelle di orchestre da ballo, senza dimenticare la passione per la musica folkloristica bergamasca in particolare e italiana in generale (come dimostra il CD con il quale ha debuttato nel 1999 con la prestigiosa label monacense di Manfred Eicher, intitolato In cerca di cibo e registrato con il fisarmonicista Gianni Coscia).

La cover del CD ECM Records con brani di musica antica e pezzi composti da Gianluigi Trovesi.

Coerente nel proseguire il suo percorso artistico su un sentiero in cui la musica classica s’incontra soventemente con quella jazz e con quella di estrazione popolare, il musicista bergamasco però non può essere ascritto tra coloro che seguono il cosiddetto filone crossover, se si tiene conto che le sue creazioni e soprattutto le sue interpretazioni sono all’insegna di piani musicali distinti e, allo stesso tempo, congiunti, intervenendo in fase di arrangiamento o manipolando la materia sonora originale, piegandola a nuove prospettive e sottoponendola a originali letture. Come, appunto, accade in questo ultimo progetto discografico, in cui, appoggiandosi su un connotato linguistico, dato dall’incontro tra parametri consonantici e dissonantici di brani provenienti dalla musica antica (soprattutto Henry Purcell, Giovanni Maria Trabaci, Guillaume Dufay, Giovanni Battista Buonamente, Andrea Falconieri, Josquin Desprez), che vengono restituiti tramite la loro essenza originale (questo vale per pezzi come The Witches’ Dance e The Triumphing Dance da Dido and Aeneas e ancora Consonanze stravaganti di Trabaci) o mediante l’intervento “sovrastrutturale” dato dagli strumenti a fiato di Trovesi e da arrangiamenti atti a renderli musicalmente più corrispondenti alle necessità plasmanti del musicista bergamasco. Questi arrangiamenti, fatti soprattutto da Corrado Guarino, propongono, con gli interventi solistici di Trovesi e l’accompagnamento di dodici validissimi orchestrali dei quali mi soffermerò più a lungo in seguito, di “omogeneizzare”, se così si può dire, l’esecuzione di queste pagine di musica antica con quelle composte dallo stesso musicista bergamasco e che vanno a integrarsi, a livello di “convergenze”, con le prime. Questi pezzi confezionati dal musicista bergamasco anticipano o posticipano il tessuto connettivo dato dagli altri compositori chiamati in causa da tale progetto discografico; così, il brano Dissolvenze convergenti (si noti ancora il gioco lessicale/semantico) va a precedere e ad “ampliare” quanto poi enunciato con il già citato Consonanze stravaganti. E poi il Kyrie I tratto dalla celeberrima Missa L’homme armé di Dufay che è seguito dal pezzo L’ometto disarmato di Trovesi e arrangiato da Guarino, che ne può rappresentare una sorta di amplificazione temporale/spaziale, un possibile “adattamento” in chiave epocale. Andiamo avanti; se il brano conclusivo di Trovesi, Bergheim, vuole essere un chiaro rimando letterario allo Zauberberg manniano, è anche vero che le sue attinenze e convergenze musicali prendono linfa dalla Bergamasca(un omaggio alla terra natia?) che Respighi utilizza nella seconda Suite delle sue famose Antiche Arie e danze orchestrali, trascrivendo una danza di Bernardo Gianoncelli, senza dimenticare il binomio dato dai brani De vous abandonner dello stesso Trovesi che si va ironicamente (?) a unire, sempre sulla base di un calembour semantico, con il Mille regretz di Desprez.

Henry Purcell, nel ritratto fatto da John Closterman nel 1695.

Insomma, non è certo un caso che Gianluigi Trovesi, almeno in questo frangente discografico, abbia voluto riecheggiare in termini musicali e culturali l’immagine dell’Homo Ludens di Huizinga, ossia concependo un progetto musicale in cui richiami semantici, letterari, musicali riprendono regole e comportamenti squisitamente ludici, se per gioco intendiamo ovviamente un atteggiamento antropologico votato alla formulazione di concetti alti e nobili e non di uno sterile e depauperizzante passatempo fine a se stesso. Al di là di tali aspetti, ci troviamo di fronte a uno dei musicisti italiani più preparati, capace di dare vita a composizioni e a interpretazioni ricche di fascino e di indubbia originalità (il fatto che l’artista bergamasco vanti ormai una collaborazione con la ECM che va avanti da venticinque anni dirà pur qualcosa… ). Certo, anche gli altri dodici protagonisti di questa registrazione non scherzano, a cominciare dal Konzertmeister Stefano Montanari, capaci di destreggiarsi nelle pagine di musica antica così come in quelle di musica contemporanea con la massima naturalezza e capacità espressiva, depositari di una tecnica sopraffina, trasformando l’ascolto di ogni brano in un’appassionante avventura sonora.

Il musicista e compositore bergamasco Gianluigi Trovesi.

Un capitolo a parte lo merita Roberto Chinellato, che ha effettuato la presa del suono. Va bene che stiamo affrontando un prodotto ECM, quindi in tal senso una vera e propria garanzia in fatto di qualità tecnica, ma non si può non evidenziare la notevolissima grana della dinamica, un concentrato di pulizia, di energia e di velocità, che dà modo di evidenziare una timbrica strumentale ricca di sfumature e priva di colori innaturali. Anche il parametro del palcoscenico sonoro è di ottima fattura, con una ricostruzione assai buona di tutti gli interpreti e con la presenza di una tipica caratteristica delle registrazioni dell’etichetta tedesca, quella che riguarda la profondità (semmai, proprio tale profondità così pronunciata mette in risalto, e questo è l’unico piccolissimo difetto che posso riscontrare, ma può valere esclusivamente quando ci si avvale di un impianto audio di caratura esoterica, uno spazio alquanto marcato tra Trovesi e l’ensemble orchestrale dietro di lui, il che può apparire leggermente scorretto). Ugualmente ottimi l’equilibrio tonale e il dettaglio, con il primo che presenta una buonissima messa a fuoco dei registri, che non mostrano alcuna sbavatura o sovrapposizione di sorta tra acuti e medio-gravi, e con il secondo capace di sprigionare una gradevolissima matericità, tale da fornire un’immagine decisamente fisica dello spazio sonoro.

Andrea Bedetti

AA.VV. – Stravaganze consonanti

Gianluigi Trovesi (clarinetto piccolo, clarinetto contralto, sax contralto) – Stefano Montanari (Konzertmeister) – altri interpreti

CD ECM Records 2390 482 8600

Giudizio artistico 4,5/5
Giudizio tecnico 4,5/5

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