Parlare di Franco Margola significa ripercorrere idealmente un sentiero già battuto e condiviso da molti altri compositori italiani del Novecento che, al di là di una cerchia più o meno ristretta di allievi, ammiratori e seguaci, sono e rimangono sostanzialmente ancora sconosciuti ai più. Per ciò che riguarda il nostro musicista, nato a Orzinuovi nel 1908 e morto a Nave, sempre nel Bresciano, nel 1992, bisogna però anche aggiungere che la sua attività fu sempre riconosciuta, almeno in ambito accademico, e non solo per ciò che riguarda il connotato didattico, anche se solo negli ultimi tempi il mondo discografico ha cominciato a rendersi conto della sua importanza.

Un esempio di tale attenzione viene da un recentissimo progetto discografico della Brilliant Classics che vede i componenti dell’Ensemble Counterpoint, formato da Piergiacomo Buso, Marco Longhi, Andrea Rinaudo e Alberto Lauro alla chitarra, da Tommaso Maria Maggiolini al flauto e da Marcella Mammone al violino, presentare un programma cameristico del compositore bresciano incentrato per l’appunto sulla chitarra dal titolo Chamber Sonatas with Guitar. Come viene evidenziato nelle note di accompagnamento al disco, Margola ebbe modo di affrontare questo tipo di repertorio soprattutto negli anni in cui insegnò composizione al Conservatorio Arrigo Boito di Parma, per la precisione tra il 1963 e il 1975, quando grazie alla collaborazione con l’insegnante di chitarra Renzo Cabassi, compose numerose opere per la chitarra.
Sebbene negli anni giovanili Margola sia stato tentato dai nuovi linguaggi delle avanguardie, con il passare del tempo le sue posizioni compositive si attestarono invece su un recupero progressivo e sempre più marcato della tradizione, concentrando la sua creatività sonora su forme espressive asciutte ed essenziali e il cui richiamo armonico porta la sua musica ad essere definita tout court neoclassica se non addirittura “neobarocca”. Con tali prerogative, appare scontato che la figura del compositore bresciano possa essere considerata alquanto atipica, al punto da farlo considerare giustamente più un artigiano della musica, nel senso che la sua attività creativa era pressoché quotidiana, votata a un esercizio di stile e di perfezionamento della scrittura musicale e che lo portò a dare vita a un catalogo con più di ottocento numeri d’opera.

Le sonate scelte dall’Ensemble Counterpoint appartengono all’ultima fase della sua produzione, la quale rappresenta una ideale sintesi di quelle precedenti. Sono nove le pagine cameristiche in cui la chitarra dialoga e si confronta con altre chitarre o con il flauto o con il violino. È interessante notare come la scrittura compositiva del musicista bresciano permetta di non privilegiare mai uno strumento rispetto agli altri, ma dando modo di distribuire equamente sia i compiti di svolgimento tematico, sia quelli di accompagnamento. Inoltre, a livello strutturale, spesso i primi tempi risultano essere diatonici, se non perfino atonali, mentre quelli centrali sono cantabili e lirici e quelli finali capaci di far scaturire melodie brillanti, con sentori medioevali e barocchi.
Per quanto riguarda la cantabilità offerta dai tempi centrali, la conferma di ciò avviene con la pagina cameristica che apre la playlist, ossia la Sonata per tre chitarre dC 281, il cui tempo Tranquillo assai permette di apprezzare la linea di canto affidata al basso. Nella Sonata dC 228 che segue si presenta invece un tipico momento atonale con una struttura a canone, mentre la Sonata II per tre chitarre dC 234 è l’unica, in questo programma, a presentare quattro tempi ed è caratterizzata da diversi aspetti, a cominciare da un raffinato lirismo che contraddistingue il secondo tempo, mentre il terzo tempo, squisitamente ritmico, anticipa il finale, che continua a esprimere un ritmo maestoso e coinvolgente.

Il corpus delle Sonate dedicate al duo violino e chitarra inizia con la Sonatina dC 259, il cui ascolto ci fa comprendere come Margola avesse raggiunto una esemplare maturità nel plasmare la voce dello strumento solista adeguatamente sorretta e stimolata dall’accompagnamento, alquanto originale in questo caso, visto che la chitarra elabora un tema di valzer. L’Allegretto affettuoso che segue evidenzia ancora il lirismo del violino, condito da spunti ironici, quasi beffardi, mentre il tempo finale ci fa tornare in mente il fascino provato da Margola per la musica barocca. Il brano che subentra, la Sonata dC 754 in un solo tempo, qui registrata in prima assoluta, mostra delle indubbie affinità che la collegano con la pagina precedente, il che ha portato i componenti dell’Ensemble Counterpoint a ipotizzare che questo brano possa essere un lavoro preliminare alla Sonata dC 259.
Margola volle instaurare un dialogo anche tra la chitarra e uno strumento a fiato, ossia il flauto; così nel programma in questione sono state aggiunte due Sonate per questo tipo di duo cameristico, la Sonata IV dC 191 e la Sonata II dC 197, con la prima che vide l’inizio dell’interesse da parte del compositore bresciano a uno strumento come la chitarra e che, di conseguenza, ne vede l’utilizzo in funzione del flauto. Al contrario, la Sonata II risulta essere opera di differente maturità stilistica, con la chitarra capace di assumere un ruolo maggiormente dialogante con lo strumento a fiato. Le ultime due pagine, con le quali si conclude il disco in questione, vedono la presenza del duo di chitarre che esegue la Sonata dC 661 e la Sonata dC 662; si tratta di due brani assai peculiari nella produzione margoliana, in quanto vantano due soli tempi, con il primo atonale e il secondo lirico. Come si evince dal booklet, per quanto riguarda il lavoro di ricerca della Sonata dC 661, lo sforzo di elaborazione è stato assai problematico, in quanto la partitura è stata recuperata da una vecchia copia di un manoscritto nella quale alcune parti risultavano pressoché illeggibili. Queste due pagine, la cui complessità e ricchezza di spunti strutturali le pone al vertice della ricerca cameristica di Margola con l’utilizzo dello strumento a sei corde, pongono in rilievo il desiderio del compositore bresciano di compendiare stili e linguaggi differenti, cercando un punto di unione o, quantomeno, di dialogo fattivo.
Al di là delle tematiche e degli scopi di questo progetto discografico, è indubbio il fatto che i componenti dell’Ensemble Counterpoint siano riusciti a rendere vivido, palpabile, fedele l’impianto compositivo ed espressivo dell’universo cameristico di Franco Margola, naturalmente soprattutto sotto l’angolazione fornita dall’apporto della chitarra. Questo perché Piergiacomo Buso, Marco Longhi, Andrea Rinaudo e Alberto Lauro sono stati in grado di restituire non solo la mirabile struttura armonica, ma anche le molteplici sfumature espressive e timbriche disseminate in queste pagine cameristiche, offrendo una lettura avvincente e convincente. Valutazione, questa, che dev’essere allargata anche per il flauto di Tommaso Maria Maggiolini e il violino di Marcella Mammone, il cui preciso e appassionato dialogo con le chitarre ha permesso di comprendere appieno la ricca vena compositiva del musicista bresciano.

Anche il lavoro di presa del suono effettuato da Mauro Loggia è di buona fattura, tenuto conto che la dinamica, pur non essendo corroborata da una sostanziosa energia, si fa apprezzare per la velocità e per la naturalezza dell’emissione sonora. Valido il parametro del palcoscenico sonoro, con i vari strumenti che di volta in volta si sono alternati, sempre ricostruiti al centro dei diffusori e posizionati a una discreta profondità, senza per questo perdere in fatto di messa a fuoco e per ciò che riguarda l’ampiezza e l’altezza del suono irradiato. Il delicato parametro dell’equilibrio tonale non ha mostrato pecche di sorta, con una riproposizione attendibile dei registri, soprattutto quando a esprimersi erano soltanto gli strumenti a sei corde e, infine, il dettaglio è risultato piacevolmente materico.
Andrea Bedetti
Franco Margola – Chamber Sonatas with Guitar
Ensemble Counterpoint
CD Brilliant Classics 97148
Giudizio artistico 4,5/5
Giudizio tecnico 4/5