Il titolo di questa recensione è presto svelato, visto che l’ultimissima produzione discografica dell’etichetta tedesca TYXart, Folio. Lessons from the master, che presenta brani di Johann Sebastian Bach, Tomaso Albinoni, Alex Nante e Johann Ernst di Sassonia-Weimar per flauto diritto e clavicembalo, con la flautista tedesca Tabea Debus e il clavicembalista inglese Tom Foster, prende in esame la figura del sommo Kantor in qualità di didatta, la cui musica diviene quindi elemento di studio e di applicazione. Non per nulla, nelle note di accompagnamento a questo CD, stilate dalla stessa Debus, come incipit appare una famosa affermazione dello stesso Bach, ossia «Tutto quello che bisogna fare è suonare le note giuste al momento giusto e lo strumento suonerà da solo».

La cover del CD della TYXart con brani di autori diversi per flauto diritto e clavicembalo.

Partendo da tale affermazione, che può apparire a prima vista banale, ma che cela in sé al contrario una grande verità, lo scopo di questa registrazione va a braccetto con la scelta della sua tracklist, che può essere considerata una sorta di “quaderno di esercizi”, ma che di didattico ha ben poco, nel senso che il valore dei brani qui registrati è di altissima qualità, compresi quelli che non appartengono al Kantor. Semmai, i nove pezzi presentati hanno soprattutto il compito di far comprendere al lettore e all’ascoltatore le varie sfaccettature della creazione e dell’apprendimento musicale che va dalla copiatura e dall’arrangiamento, passando per l’accompagnamento e l’ornamentazione, fino alle esplorazioni contemplate dallo stile e dalla tecnica. Come ben sappiamo, Johann Sebastian Bach raccolse diversi gruppi di pezzi che ebbero lo scopo di rappresentare delle vere e proprie lezioni musicali; tra questi troviamo il cosiddetto Orgelbüchlein, vale a dire il “Piccolo libro organistico”, iniziato mentre lavorava a Weimar nel 1708, e le Inventionen und Sinfoniae, composte negli anni Venti del XVIII secolo a Cöthen per suo figlio Wilhelm Friedemann e per «gli amanti della tastiera, e in particolare per coloro che desiderano apprendere».

Così, questo simbolico “quaderno didattico” applicato in sede di registrazione discografica prende avvio da una sorta di “preludio”, ossia l’inno Das alte Jahr vergangen ist, il cui testo risale al 1568 ad opera, compresa la melodia, di Johannes Steuerlein (1546-1613), sebbene l’abbinamento tra musica e testo non sia documentato fino al 1608. Bach utilizzò questo inno per ben quattro volte: nel suo Orgelbüchlein (BWV 614), che qui ascoltiamo nella trascrizione per flauto diritto e clavicembalo, come preludio per organo (BWV 1091) e nei suoi corali (BWV 288 e 289).

Il compositore veneziano Tomaso Albinoni.

Segue la “Sonata a Cembalo obligato e Traverso” (BWV 1030) di Bach che ci offre uno spaccato su come il Kantor potesse accompagnare al clavicembalo un altro strumento. A tale proposito, Tabea Debus ricorda come Bach avesse spiegato alla sua seconda moglie, Anna Magdalena, come affrontare la pratica del basso continuo, sottolineando come la maggior parte delle conoscenze e delle abilità dovevano essere trasmesse dall’insegnante presumibilmente attraverso una concreta dimostrazione pratica, come per l’appunto avviene in questa Sonata BWV 1030, che vede l’Andante d’apertura tra i tempi di sonata barocca più lunghi mai scritti con i suoi oltre otto minuti di durata. Si tratta di un tempo che presenta una vasta gamma di idee musicali differenti che vengono sapientemente distribuite tra lo strumento a fiato e il basso continuo. Se il tempo centrale, un Largo e dolce, assume le valenze di una Siciliana in stile italiano, con una parte per flauto riccamente ornata, da parte sua il clavicembalista colma le lacune nella fraseggiatura della linea melodica del flautista. Il Finale comprende due diversi momenti: dapprima una fuga Presto, caratterizzata da un tempo quasi continuo di semicrome, in un passaggio che alterna il flauto e il clavicembalo; poi, un Allegro finale in 12/16 con una sorprendente svolta giocosa.

Il rapporto docente/discente nell’universo bachiano si concretizza anche attraverso le sue Sinfoniae, compresa quella presentata in questo disco, la numero sette (BWV 793), che furono originariamente denominate Fantasiae e che sono giunte fino a noi in diverse copie manoscritte redatte dal Kantor, oltre che dallo stesso Wilhelm Friedemann (per il quale i pezzi furono scritti) e da numerosi altri allievi di Bach. È interessante notare come in queste copie siano presenti segni ornamentali aggiunti, per i quali c’è una tavola esplicativa di Bach all’interno del Clavierbüchlein di Wilhelm Friedemann. Questi ornamenti sono preziosi, perché danno un’idea dello stile esecutivo con cui le Sinfoniae e i pezzi analoghi furono interpretati all’epoca e potrebbero aver contribuito a raggiungere lo stile cantabile di esecuzione che lo stesso Kantor richiese esplicitamente nella sua prefazione alla raccolta.

Anche le sei Suites francesi (BWV 812-817) hanno un chiaro scopo educativo. Sappiamo perfettamente che Bach non denominò queste suites come “francesi”, ma i tipi di danze, lo stile compositivo e l’ornamentazione richiamano indubbiamente al gusto francese che, unitamente alla tecnica tastieristica, costituivano parte delle conoscenze che i suoi allievi erano tenuti ad acquisire studiando questo genere di composizione. La Suite n. 2 (BWV 813), inclusa nella tracklist nella trascrizione per flauto diritto e clavicembalo, è la sola ad essere stata inclusa nel Clavierbüchlein für Anna Magdalena del 1722, così come una seconda versione riveduta è presente nella raccolta in questione risalente al 1725, senza contare che esistono anche copie realizzate da due allievi di Bach, Johann Christoph Altnikol e Bernhard Christian Kayser.

Il principe Johann Ernst di Sassonia-Weimar, valente compositore di concerti violinistici.

Una lezione, però, può anche essere fonte di creazione a posteriori, per questo Tabea Debus ha voluto includere subito dopo l’esecuzione della Suite n. 2 bachiana un brano di musica contemporanea composto dal musicista spagnolo Alex Nante dal titolo Luz de otoño (Luce d’autunno, 2022) e liberamente ispirato dalla versione per flauto diritto proprio della seconda Suite francese. Il compositore afferma che l’ascolto di questa trascrizione gli ha suscitato una «sensazione nobile e ispirante d’autunno» e spiega come Luz de otoño sia divenuta parte di un ciclo di pezzi ispirati dalla luce. Questo ciclo contiene un sottociclo, il quale esplora l’elemento luce così come viene percepito nelle diverse stagioni dell’anno. Proprio Luz de otoño per flauto diritto, suddiviso in due tempi, è inserito in tale sottociclo. Composto durante l’autunno a Buenos Aires, il brano rende omaggio alla sottile luminosità, ai colori e all’atmosfera ispirante della capitale argentina.

Un altro esempio di come la musica di Bach sia stata un supremo modello didattico è dato dal brano successivo, la Sinfonia n. 13 (BWV 799), copiata da uno dei suoi studenti, Heinrich Nicolaus Gerber, la quale presenta ornamenti nella mano destra e in quella sinistra del clavicembalo e in questa trascrizione divisi tra il flauto diritto e il clavicembalo. Sempre lo stesso Gerber mise mano a una copia manoscritta della Sonata in la minore op. 6 n. 6 di Tomaso Albinoni, in cui vi è la sua parte aggiunta per il basso continuo. Su questa stessa copia, Bach apportò correzioni e aggiunte con una penna diversa. Sebbene questa Sonata sia stata originariamente pensata per violino e basso continuo, esiste un arrangiamento anonimo del XVIII secolo per flauto diritto, pubblicato in una collezione attualmente conservata presso la Biblioteca Nazionale Palatina di Parma, sulla quale Tabea Debus e Tom Foster hanno fatto affidamento per la loro registrazione.

Un altro lavoro di trascrizione è stato fatto dal duo su un inno della Riforma, Wenn wir in höchsten Nöthen sein, risalente alla metà del XVI secolo. Bach lo impiegò per la prima volta nel suo Orgelbüchlein (BWV 641), per poi utilizzarlo in un preludio corale per organo (BWV 668/668a) e in due corali (BWV 431 e BWV 432).

La flautista tedesca Tabea Debus.

Che Bach potesse apprezzare il lavoro creativo dei suoi colleghi non è certo un mistero, basti ricordare la sconfinata ammirazione che ebbe nei confronti dei musicisti italiani della sua epoca, a cominciare da Vivaldi. Per far affiorare meglio questo aspetto il duo Debus & Foster ha voluto concludere il suo programma con un concerto del Kantor, quello in si bemolle maggiore BWV 982, che fu originariamente composto dal principe Johann Ernst di Sassonia-Weimar, del quale, dopo la sua prematura morte, Telemann si interessò per dare alle stampe la sua intera raccolta di concerti per violino. Bach, che aveva già iniziato a trascrivere concerti di vari compositori per clavicembalo e organo durante il suo periodo a Weimar, volle arrangiare anche tre dei concerti del principe. Così, confrontando la trascrizione di Bach del Concerto BWV 982 con l’originale di Johann Ernst di Sassonia-Weimar, si possono notare dei piccoli mutamenti nella struttura compositiva dei due movimenti veloci, accompagnati da un’elaborata ornamentazione nel movimento centrale lento, che ci fanno comprendere come, ancora una volta, Bach sia stato un maestro capace di migliorare il lavoro dei suoi allievi e anche dei suoi colleghi. Il lavoro fatto dal nostro duo cameristico è stato quello di attingere da entrambe le versioni - il concerto per violino originale del principe Johann Ernst e la relativa trascrizione di Bach - e trasporle in una Sonata per flauto diritto e basso continuo.

Il clavicembalista inglese Tom Foster.

A livello di lettura e di resa interpretativa la flautista tedesca e il clavicembalista inglese sono stati pienamente convincenti a cominciare dal loro affiatamento, così fondamentale per restituire le linee melodiche a loro preposte, e questo vale soprattutto per quei brani che sono stati appositamente trascritti. Da parte sua, Tabea Debus riesce a trasformare il suo strumento in un sismografo dell’anima, con il pennino del suono che va a scandagliare emozioni e sfumature senza mai trasmettere una stilla di noia, sebbene la musica qui proposta non sia di facile assimilazione. Tom Foster che, oltre al clavicembalo, si esprime anche con l’organo da camera non è stato da meno, riuscendo non solo ad assecondare esemplarmente la collega flautista, ma facendo in modo che la sua linea venisse esplorata con passione e con quel “sentimento” così fondamentale in un’espressione musicale così legata ancora all’Affektenlehre.

Come da tradizione di questa etichetta discografica, anche la presa del suono, effettuata da Adam Binks, prodotta da Andreas Ziegler, è di ottima fattura. La dinamica è oltremodo naturale, senza mostrare enfasi di sorta, e si fa apprezzare per la velocità e l’energia, con quest’ultima che si manifesta anche nella microdinamica. Il palcoscenico sonoro mostra i due strumenti scolpiti all’interno dello spazio fisico, con una discreta profondità che non pregiudica l’impatto in fatto di altezza e di ampiezza del suono propagato dai diffusori. L’equilibrio tonale risulta essere sempre rispettoso dei registri proposti dagli strumenti, i quali sono distinti e scontornati, favorendo l’emissione delle due linee melodiche. Infine, il dettaglio rende a dir poco palpabile non solo il suono, ma anche il senso tattile, fisico degli strumenti chiamati in causa, i quali sono scontornati da una dose più che considerevole di nero.

Andrea Bedetti

 

AA.VV. - Folio. Lessons from the master

Tabea Debus (flauto diritto) – Tom Foster (clavicembalo)

CD TYXart TXA24191

Giudizio artistico 5/5
Giudizio tecnico 4,5/5