Il francese Étienne-Nicolas Méhul appartiene a quella schiera di compositori che vissero e operarono in un’epoca contrassegnata tra la Rivoluzione e l’Impero napoleonico (morendo nel 1817, non fece in tempo a vivere gli anni della Restaurazione), confrontandosi, nel tempo in cui operò a Parigi, con musicisti del calibro di Spontini e Cherubini. Influenzato all’inizio della sua attività da Gluck, fu uno dei musicisti prediletti dell’Imperatore dal quale ricevette la carica di maestro della cappella imperiale, anche se precedentemente si era rifiutato di seguire Bonaparte nella sua spedizione in Egitto. Autore di opere orchestrali (tra cui quattro Sinfonie), di balletti e di musica sacra, Méhul fu soprattutto un autore di teatro musicale (vanta un catalogo di trentacinque opere drammatiche), dapprima sostenitore del genere dell’opéra-comique, per poi venire influenzato dal repertorio di opere provenienti dall’Italia. Uthal, che si rifà alle gesta narrate dal ciclo di Ossian, risale al 1806 e precede di un anno quello che viene considerato il suo capolavoro operistico, Joseph. E se quest’ultima è indubbiamente un’opera riuscita, capace di godere ancora oggi di una certa fama, soprattutto in terra francese, Uthal, dopo qualche rappresentazione, è caduta ben presto nel dimenticatoio della storia musicale. Una certa pesantezza d’insieme, acuita dalla presenza dell’alternarsi tra recitativi e parti cantate (retaggio del genere comique), una certa rigidezza sia nell’impianto orchestrale (in cui si nota l’assenza dei violini, sostituiti dalle viole, per rendere più scuro il timbro), sia nello sviluppo della trama (il libretto è di Jacques-Benjamin-Maximilien Bins de Saint-Victor), non ne fanno infatti un’opera ideale sulla quale basarsi per fare conoscenza con questo autore (le quattro sinfonie e Joseph rappresentano, invece, il viatico migliore).

Fortunatamente, ci pensano gli interpreti a rendere più digeribile il tutto, a cominciare dalla direzione di Christophe Rousset, sempre più a suo agio nei panni del direttore, oltre a essere un grande clavicembalista, ben supportato dall’ensemble de Les Talens Lyriques, mentre tra le voci si distinguono Karine Desbayes nel ruolo di Malvina, Yann Beuron in quello del protagonista che dà il titolo all’opera e Jean-Sébastien Bou nei panni di Larmor.

Ottima la presa del suono, caratterizzata da una dinamica molto energica e naturale, con i cantanti molto avanzati sul palcoscenico sonoro, ma senza che si venga a creare una frattura con il coro e la compagine orchestrale. Molto buono anche il dettaglio.

Andrea Bedetti

Giudizio artistico: 3/5

Giudizio tecnico: 4/5

Étienne-Nicolas Méhul – “Uthal”

Karine Desbayes – Yann Beuron – Jean-Sébastien Bou – Sébastien Droy – Philippe-Nicolas Martin – Les Talens Lyriques – Chœur de Chambre de Namur – Christophe Rousset

CD Ediciones Singulares ES 1026