Il direttore d’orchestra veneto dirigerà l’Orchestra Ritmico Sinfonico Italiana, con la presenza del celebre flautista Andrea Griminelli e con il Coro Art Voice Academy e il Coro lirico Opera House, in un concerto che si terrà il 28 agosto a Castelfranco Veneto in Piazza Giorgione ai piedi delle mura medievali nei giardini del Castello. Lo abbiamo intervistato per saperne di più sulla sua missione di divulgazione delle opere del grande compositore romano e su che cosa significa fare musica in questi mesi lacerati dal dramma della pandemia
Maestro Diego Basso, lei ha già diretto diversi concerti dedicati alle musiche da film di Ennio Morricone. Al di là delle loro inconfondibili melodie, quali sono gli ingredienti compositivi che rendono così accattivanti queste composizioni al grande pubblico?
La semplicità dei temi è l’elemento principale. Composizioni che non sono semplicemente funzionali al film, ma il film non può essere concepito senza quella musica che, se ascoltata senza le immagini, funziona comunque. Anche eseguite con il pianoforte e con uno strumento solista queste composizioni continuano ad essere straordinarie e la grande orchestra amplifica questa straordinarietà. Inoltre, alla semplicità dei temi si aggiunge il ricorrere, da parte di Morricone, anche a strumenti vocali come il fischio più famoso del mondo del compositore e direttore d’orchestra Alessandro Alessandroni con il quale ho avuto il piacere di collaborare e strumentali come gli organi a canne delle chiese, spinette, clavicembali, scacciapensieri, zufoli, cimbali di tradizione popolare, melodie cantabili come arie d’opera di Verdi e Puccini. Il loro inserimento nell’orchestra viene curato in modo quasi maniacale affinché entrino nella testa dello spettatore.
Eseguire con l’orchestra una musica che prima ancora che per il cinema è concepita in quanto musica in se stessa, per il pubblico non è solo “accattivante”: è un’esperienza per l’anima capace di commuovere e liberare emozioni uniche. C’è una dichiarazione di Ennio Morricone che trovo sia una sintesi perfetta di cosa provo quando trascrivo e interpreto la musica del grande compositore romano e che il grande musicista espresse in un’intervista, dal titolo Je n’étais pas conscient de réinventer le western, concessa a L’Express il 27 ottobre 2011: «La migliore spiegazione si trova nella forma di scrittura “popolare” che adotto. Voglio dire: uso accordi semplici. Non uso mai cose complicate per sembrare pretenzioso. Quindi le mie composizioni sono di facile ascolto ed entrano in risonanza con la musica pop». Per Morricone però, diversamente da altri compositori cinematografici, non si tratta semplicemente di scrivere qualcosa di equivalente all’aria, una musica che si giustappone alle immagini, ma di concepire temi e sviluppi la cui sonorità inglobi le immagini e il loro significato in un rapporto che non è più di semplice funzionalità ma che diventa di necessità, al punto che il film risultante non possa più essere concepito senza la relativa musica.
Eppure, si continua a presentare agli ascoltatori e agli spettatori un solo aspetto della multiforme attività compositiva del grande musicista romano, ossia quello legato alle colonne sonore, il più scontato e tra l’altro quello meno amato dallo stesso Morricone, il quale fino al giorno della sua morte ha dovuto amaramente fare i conti con la più totale indifferenza manifestata nei confronti delle sue opere più colte e musicalmente più profonde e pregnanti. Non crede che sia arrivato il momento di far conoscere al grande pubblico anche l’altra dimensione della musica di Morricone, quella inevitabilmente più ostica, non votata alla rassicurante presenza dell’elemento melodico, oppure l’artista deve continuare a piegarsi alle volontà e alle ripetitività richieste da coloro che ascoltano esclusivamente opere che già conoscono, con il rischio in tal modo di banalizzarle?
Non ritengo banale essere riuscito a far parte della storia della musica del ‘900 al pari di compositori famosi che hanno scritto melodie indimenticabili. La storia di Morricone si è intrecciata con quella del cinema e non solo. Si intreccia anche con la storia di ognuno di noi che siamo nati nel secolo scorso e abbiamo ascoltato e continueremo ad ascoltare la sua musica e sono certo che farà sognare anche le generazioni future oltre ad essere studiata dal punto di vista professionale. Allo stesso tempo, non so se Morricone lo ritenesse il suo genere “meno amato”. Quello che si percepisce è che si avvicinava con la massima professionalità e il massimo impegno a ogni genere di lavoro e di contesto, aggiungendo sempre qualcosa di personale. Anche da questo punto di vista è un esempio da seguire.
Certo le sue radici sono strettamente collegate alla musica “assoluta”. Immagino che provenendo dal Conservatorio, e quindi da una certa mentalità sia stato difficile non potersi esprimere attraverso quella che lei definisce “opere più colte e musicalmente più profonde e pregnanti”, ma ognuno di noi nella propria vita professionale deve necessariamente trovare degli equilibri. Ogni compositore ha sempre della musica che ama che poi non diventa famosa. Anche di Ludwig van Beethoven la sinfonia più ascoltata è la Nona, la Corale, ma questo non significa che lui non amasse anche le altre sinfonie. Potrebbe essere interessante raccogliere la sfida che lei pone con la sua domanda e inserire nel programma di “Omaggio a Ennio Morricone” anche una sua opera meno conosciuta.
A proposito del genere delle colonne sonore. Lei è che è abituato a dirigere musiche da film, ritiene effettivamente che tali composizioni abbiano una loro “falsa autonomia”, nel senso che svincolate, staccate dall’apporto dell’immagine filmica perdano inevitabilmente parte della loro propulsione e della loro forza di aggregazione coinvolgente? Ovviamente non mi riferisco solo alle musiche di Ennio Morricone o, per fare un esempio ancor più emblematico, a quelle che Sergej Prokof’ev ha composto per i film di Sergej Ėjzenštejn, a cominciare da quel capolavoro che è Aleksandr Nevskij. Le chiedo ciò alla luce del fatto che lei ha anche trascritto orchestralmente i brani di Morricone che dirigerà nel concerto di Castelfranco Veneto in programma il 28 agosto.
Molte musiche da film perdono la loro forza se non sono affiancate alle immagini e, come ho evidenziato prima, altre invece mantengono la loro forza e capacità di essere coinvolgenti come appunto nel caso di Ennio Morricone, così come quelle di John Towner Williams per il ciclo di Star Wars o quelle di Bill Conti per Rocky, solo per citarne alcune. Certamente anche altre musiche da film sono capolavori, ma più ostiche da recepire per il grande pubblico e che non vivono di una propria autonomia.
Ci parli della sua collaborazione con il flautista Alessandro Griminelli, presente anch’egli al concerto del 28 agosto. Com’è nata e quali sono, a suo avviso, le affinità che fanno scattare la scintilla tra due o più interpreti? Che cosa fa funzionare questa “empatia”?
Conosco Andrea Griminelli da diversi anni. Ci siamo incontrati in diverse situazioni come ad esempio al Concerto di Natale in Vaticano. Tra noi c’è sempre stata molta intesa e reciproca stima e, in diverse occasioni, abbiamo espresso il desiderio di trovare l’occasione per lavorare insieme. Entrambi estimatori della musica di Ennio Morricone, e grazie alla collaborazione con la Due Punti Eventi, è nata così una versione del progetto musicale Omaggio a Ennio Morricone con la presenza di Andrea come ospite solista. L’evento era stato inserito nel calendario del Marostica Summer Festival già ai primi di gennaio 2020. Il concerto programmato nel mese di luglio 2020 è rimasto incerto fino all’ultimo momento per l’emergenza causata dal COVID-19. Nel frattempo, il 6 luglio 2020 Ennio Morricone ci ha lasciato e il primo concerto a lui dedicato insieme con Griminelli, che si è svolto a Marostica lo scorso 23 luglio 2020, si è caricato di ulteriori significati. È stato emozionante e il pubblico continua ad apprezzare questo tipo di concerti. Oggi Morricone non c’è più ma ci sarà per sempre la sua musica. Andre Griminelli aveva fra l’altro con Morricone un legame molto forte tanto che per lui lo stesso compositore romano ha scritto opere per flauto e orchestra. È quindi un onore per me dirigere Andrea Griminelli insieme con l’Orchestra. Le sue interpretazioni e la sua tecnica sorprendente sono conosciute e amate in tutto il mondo. Tra noi, nella vita di tutti i giorni c’è molta empatia, ma la sintonia che si crea in palcoscenico è unica.
Non dobbiamo dimenticare che stiamo vivendo tuttora, e chissà per quanti altri mesi, una situazione davvero particolare e drammatica, causata dalla pandemia del COVID-19. Che cosa significa per l’artista operare e fare musica in queste condizioni? Al di là delle inevitabili misure di sicurezza da adottare e seguire, che cosa cambia nel modo di proporre musica? Nel suo caso in particolare, lei avverte un modo diverso di dirigere, così come sente che gli orchestrali propongono un suono “diverso” rispetto a quello espresso in condizioni temporali e sociali di normalità?
Certo, è diverso sia dal punto di vista tecnico sia emozionale. L’Orchestra Ritmico Sinfonica Italiana è stata la prima grande orchestra che si è esibita al termine del lockdown per l’emergenza COVID-19 e nella seconda fase abbiamo avviato un tour di concerti in tutta Italia. Eventi per i quali è stato creato un team che ha messo in atto un piano di produzione e sicurezza per orchestrali, artisti e addetti ai lavori che sono stati “formati” per la messa in pratica di tutte le misure di contenimento.
Gli orchestrali tra di loro hanno la distanza di sicurezza di un metro, non condividono più il leggio e suonare più lontano uno dall’altro crea una difficoltà. Io stesso sono molto più lontano dai musicisti e mi manca il fatto di non essere accanto a loro. In un’orchestra si devono fare due cose molto importanti: una è esprimersi con il proprio strumento e l’altra è ascoltare gli altri musicisti. “Sentirsi” è fondamentale ed essere più lontani non ci aiuta. La musica che arriva al Direttore all’inizio di un concerto non arriva compatta ma a “pezzetti”. Si amalgama con più difficoltà. Potrei usare l’esempio del suonare con la camera acustica o senza camera acustica: siamo meno avvolti dal suono. Ma è altrettanto vero che questa difficoltà ci unisce e ci stimola a lavorare di più per cercare sempre la perfezione completandoci a vicenda. Infine, alla questione tecnica si aggiunge anche l’aspetto emozionale. Dopo tanti mesi, fare di nuovo musica insieme è un fatto che ci rende immensamente felici. Una felicità che si completa quando possiamo incontrare il pubblico.
Un’ultima domanda, quali sono i suoi impegni futuri, Maestro Diego Basso?
Omaggio a Ennio Morricone a Castelfranco Veneto il 28 agosto 2020 e a Piazzola sul Brenta nel Parco di Villa Contarini il 4 settembre 2020. Inoltre, lo stesso concerto, sempre con Andrea Griminelli e l’Orchestra Ritmico Sinfonica Italiana, si svolgerà per la prima volta a oltre 2.600 metri d’altezza e precisamente a Col Margherita Passo San Pellegrino il 9 settembre 2020. Infine, in programma c’è anche il concerto Musica è alla rotonda di Badoere nel Comune di Morgano. Si tratta di un progetto musicale che attraversa vari generi, dalle arie d’opera al pop fino al rock sinfonico.
Andrea Bedetti
Omaggio a Ennio Morricone
Concerto a Castelfranco Veneto (TV) - 28 agosto 2020, ore 21.00 presso Piazza Giorgione
Andrea Griminelli - Special guest
Orchestra Ritmico Sinfonica Italiana
Coro Art Voice Academy
Coro lirico Opera House
Diego Basso Direttore
Prenotazioni: presso la biglietteria del Teatro Accademico dal giorno 18 agosto (domenica chiuso), orario dalle ore 16.00 alle ore 19.00, Via Giuseppe Garibaldi, 4 - Castelfranco Veneto - Tel. 0423 735600