La straordinaria fluidità espressiva, la proverbiale ricchezza delle sfumature e dei colori orchestrali, l’impareggiabile capacità di coniugare il fraseggio con l’inventiva melodica: di fronte a queste caratteristiche risulta essere oltremodo scontato che la musica orchestrale di Čajkovskij sia sempre risultata a dir poco appetibile per essere trascritta per altre formazioni strumentali, a cominciare da quella per pianoforte a quattro mani. Questo perché il processo di liofilizzazione attraverso la trascrizione, proprio per via dell’eccezionalità e della limpidezza compositive, non solo non permetteva il formarsi di scorie o imperfezioni timbriche, ma dava modo di mantenerne e di esaltarne la lucidità della scrittura, trasformando di fatto la tastiera pianistica in una formidabile tavolozza con la quale “dipingere” la musica del compositore russo. Certo, a patto che l’opera di trascrizione fosse altrettanto efficace in termini di brillantezza e di sagacia inventiva.
Una prerogativa, questa, che si presenta in modo ideale in una recente produzione discografica dell’etichetta italiana On Classical che ha pubblicato recentemente un disco con la trascrizione per pianoforte a quattro mani, interpretata dal Duo Degas (formato da Gala Chistiakova e Diego Benocci), del celeberrimo trittico delle Suites dei balletti, ossia La bella addormentata op. 66a, Lo schiaccianoci op. 71a e Il lago dei cigni op. 20a. Trascrizioni che furono fatte anche da nomi celebri della storia musicale, a cominciare da Sergej Rachmaninov, autore della riduzione della partitura de La bella addormentata, continuando con Claude Debussy, che si prese la briga, ancora giovanissimo, su incarico dell’immancabile mecenate Nadezhda Filaretovna von Meck, di trascrivere da Il Lago dei cigni la Danza russa, la Danza spagnola e la Danza napoletana, mentre il resto della riduzione fu fatta da Eduard Langer, insegnante, tra gli altri, di Sergej Taneev, e da Yurj Komalkov. Della trascrizione de Lo schiaccianoci, oltre che lo stesso Langer, se ne è occupato in tempi più recenti un altro notevole musicista, il giovane Nikolaj Kuznetsov, specialista proprio in trascrizioni e arrangiamenti di pagine famose della musica classica.
Tanto per comprendere la caratura del Duo Degas basterà ricordare che proprio nelle scorse settimane si è aggiudicato il primo premio assoluto alla trentunesima edizione del prestigioso Concorso pianistico internazionale “Roma” per la sezione duo a quattro mani. Premesso ciò, resta la caratura della lettura fatta dalla pianista moscovita e dal collega grossetano di questi tre capolavori. I motivi della pregevolezza di questa interpretazione sono presto detti: al di là di un affiatamento esecutivo tale da rasentare la perfezione, per via di una naturalezza che lascia stupefatti (si ascolti il segmento Panorama da La bella addormentata, che per essere proposto al meglio abbisogna di un bilanciamento timbrico a dir poco meticoloso, certosino, così come l’enunciazione che sboccia come un fiore della Valse sempre dalla medesima suite, con un mantenimento ideale del tempo), ciò che coinvolge in fase di ascolto è lo spessore dei piani sonori proposti sempre dai due interpreti, vale a dire la capacità di amalgamare alla perfezione la volumetria orchestrale originaria in quella pianistica, dando così modo di scoprire nuovi ambiti, nuovi reconditi, nuove angolazioni di queste opere attraverso lo sfruttamento dello strumento pianistico.
Ciò significa prima di tutto non esasperare la linea esecutiva, cercando di proporre effetti timbrici, soprattutto nei ff e fff, con effetti conseguentemente snaturanti, ma mantenendo un equilibrio che è sempre supremo (la resa de La danza della fata confetto da Lo schiaccianoci, in tal senso, è semplicemente esemplare, con i piani sonori che vengono evidenziati e scansionati in modo tale che l’effetto dato originariamente dal Glockenspiel orchestrale non venga mai perso!), anche quando la dimensione ritmica assorbe completamente la dimensione espressiva (a tale proposito, si ascolti la Danza araba, sempre dalla stessa suite, con un’evocazione impeccabile della struttura giocata sul ribattuto del registro acuto, che non viene enunciato, ma solo sfumato delicatamente, così come avviene, sempre tenendo presenti le medesime modalità, per il registro grave nella successiva Danza cinese). E poi, la capacità di restituire il finissimo merletto melodico che caratterizza la scrittura del compositore russo, solleticando i piani timbrici nella loro repentina mutevolezza (la Danza dei Mirlitons!), oltre a saper decodificare i momenti più lirici senza dover nuotare in un mare di sdolcinata melassa, ma restando avvinti a una linea invisibile di sottilissima tensione emotiva, con l’Andante maestoso, sempre della stessa suite, che può essere considerato la cartina al tornasole. Proprio questo rapporto tra lirismo e tensione drammatica viene reso con esiti strepitosi nella trascrizione de Il lago dei cigni, ovvero in un’opera nella quale si rischia sempre di precipitare nel più bieco patetismo tout court. Qui no, poiché il Duo Degas riesce in ogni nota a immettere il giusto e dovuto dosaggio di pathos drammatico (chi avrà visto il film Il cigno nero di Darren Aronofsky capirà come la dimensione gotica sia sempre in agguato in quest’opera… ). Di questa trascrizione continuo sempre a ripensare come il duo in questione sia riuscito a dipanare l’apparente semplicità concettuale della Danza dei cigni, perché non mi era mai capitato di ascoltare una lettura così complessa nella sua architettura resa attraverso un’incantevole trasparenza timbrica. Rivelazione.
Sempre restando nel campo della musica per pianoforte a quattro mani, estendendolo anche a quello per due pianoforti, nell’ambito della tradizione musicale russa, recentemente la Brilliant Classics ha pubblicato un doppio CD con brani di Alexander Glazunov, eseguiti dal Duo formato dai coniugi Fabrizio Datteri e Nadia Lencioni. Strano il destino di questo formidabile autore, fautore di un considerevole catalogo, cresciuto all’ombra del suo maestro Nikolaj Rimskij-Korsakov, geniale nella sua precocità compositiva e al quale la madrepatria prima e l’Occidente poi non gli hanno perdonato due peccati veniali: la prima lo ha misconosciuto all’indomani della sua fuga dall’Unione Sovietica, avvenuta nel 1928 per rifugiarsi a Parigi; il secondo, nelle sue manifestazioni biecamente moralistiche e bacchettone, lo ha in un certo senso emarginato per via del suo alcolismo cronico (basterà ricordare che quando diresse, in prima assoluta, il 15 marzo 1897 a San Pietroburgo, la Prima sinfonia di Rachmaninov, decretandone il clamoroso fiasco, Glazunov fu letteralmente trascinato sul podio a causa di un’abbondante libagione a base di vodka, non ancora smaltita). E, ancora oggi, la sua produzione viene solo parzialmente apprezzata: tre o quattro delle sue otto sinfonie, l’immancabile concerto per sax, quello per violino, il balletto Le stagioni e la Suite medioevale per orchestra. Per il resto, è quasi una tabula rasa. Ed è un peccato, come dimostra la registrazione fatta dal Duo Datteri & Lencioni, che presenta, per quanto riguarda il genere a quattro mani, l’ouverture Carnaval op. 45, le due Serenate op. 7 & 11, la versione trascritta della Suite medievale op. 79, così come quella del Valzer da concerto n. 1 op. 47, Aus Kalewala dai due Pezzi finnici op. 89, del Cortège Solennel op. 50 e del poema sinfonico Stenka Razin op. 13, mentre per due pianoforti abbiamo la Fantasia russa op. 86, concepita originariamente per complesso di balalaike, e la Fantasia op. 104. Quindi, opere della giovinezza abbinate a quelle della maturità, per dare un quadro d’insieme della capacità, da parte del compositore di San Pietroburgo, di saper rendere originariamente e di restituire attraverso il pianoforte a quattro mani e i due pianoforti. Come ho fatto presente più volte, l’importanza delle opere trascritte per pianoforte a quattro mani o per due pianoforti è determinante per apprezzare quei dettagli, quelle sfumature che sovente nella versione originale orchestrale possono perdersi o annullarsi; così l’ascolto comparato tra l’una e l’altra versione rappresenta il passaggio da una visione generale ad una effettuata con l’aiuto di una lente d’ingrandimento: con la prima si afferra il generale, con la seconda si entra nel particolare.
Anche per le opere in questione presentate nel doppio disco della Brilliant avviene lo stesso: basta ascoltare la trascrizione della Suite medievale e, ancor di più, Stenka Razin, per rendersi conto del capillare lavoro di cesellatura armonica e timbrica portato avanti da Glazunov, il quale alle spalle ha sempre e idealmente la figura di Rimskij-Korsakov, il che permette di ottenere un bilanciamento ottimale tra i due segmenti del singolo pianoforte e tra i due pianoforti. È un’applicazione certosina di pesi e contrappesi, tali da far affiorare quelle peculiarità che la massa orchestrale tende a occultare. Ecco perché per comprendere appieno un’opera orchestrale o sinfonica, soprattutto quelle che appartengono alla grande tradizione russa, è sempre consigliabile accostare l’ascolto della pagina originale con quella ottenuta tramite la possibile trascrizione pianistica, ancora meglio se nella versione a quattro mani o in quella per due pianoforti.
Alla validità di questo progetto discografico si unisce la lettura fatta da Fabrizio Datteri e Nadia Lencioni; la loro interpretazione ha il merito di mettere in luce, per l’appunto, quanto richiesto dal compito di chi si appresta non solo a restituire, ma soprattutto a far affiorare ciò che è celato. Si prenda come esempio la già citata Suite medievale, che viene da loro dipanata sapientemente con un senso sempre attento delle proporzioni, dei volumi timbrici, il che permette di ottenere quel senso figurativo di “lente d’ingrandimento” con la quale osservare le molteplici sfaccettature che si rifanno a una dimensione squisitamente classica della scrittura e che cerca di far immaginare un’aura storica e temporale basata su strutture del tutto fittizie, risultato di una finzione che tende a rispettare esclusivamente un canone “esotico”. O ancora la loro capacità di ammantare l’andamento ritmico che innerva il Cortège Solennel mediante una raffinata espressività, microscopicamente mutevole, dando così vita a un quadro sonoro che è anche visivo.
Da un punto di vista tecnico, entrambe le prese del suono sono valide, con una preferenza, in fatto di grana e di dettaglio, a favore di quella della On Classical, effettuata da Alessandro Simonetto. La dinamica, anche qui, è più veloce nella presa di Simonetto, il che permette una maggiore trasparenza e una punta in più di naturalezza del timbro. Entrambi i palcoscenici sonori sono ricostruiti validamente, sebbene il Duo Degas risulti fisicamente presente in modo più ravvicinato, senza però essere innaturale. Per ciò che riguarda il parametro dell’equilibrio tonale, nella presa della On Classical si avverte una maggiore pulizia nello scontorno del registro medio-grave e di quello acuto, mentre è nel dettaglio che si può notare una maggiore discrepanza tra le due registrazioni, in quanto in quella della Brilliant viene a mancare quella nettezza di tridimensionalità presente in quella della On Classical, tale da offrire un’indubbia matericità dello strumento.
Andrea Bedetti
Pëtr Il'ič Čajkovskij – Sleeping Beauty-Nutcracker-Swan Lake. Piano 4-Hands Transcriptions
Duo Degas (Gala Chistiakova & Diego Benocci) – pianoforte a quattro mani
CD On Classical OC21052B
Giudizio artistico 5/5 Alexander Glazunov – Music for Piano 4-Hands and 2 Pianos Duo Datteri Lencioni (Fabrizio Datteri & Nadia Lencioni) - pianoforte a quattro mani e due pianoforti 2CD Brilliant Classics 96069 Giudizio artistico 4/5
Giudizio tecnico 5/5
Giudizio tecnico 4/5