Anche chi non conosce l’esatta denominazione della Sonata per pianoforte n. 11 K. 331 di Mozart, sa quantomeno fischiettare il motivo principale del suo celeberrimo Rondo finale, detto “Alla Turca”, vuoi perché tale musica è stata spesso e volentieri usata come jingle per gli immancabili spot pubblicitari, vuoi per il fatto che risulta irresistibile per via della sua innegabile “orecchiabilità”. Ma ciò che conta, soprattutto per gli scopi che ci siamo prefissati con questa rubrica, è di capire il motivo per il quale il genio di Salisburgo decise di concludere questa sonata, la prima con le “sorelle” K. 330 e K. 332 a essere composta da Mozart al suo arrivo a Vienna nel 1784, anche se il trittico fu probabilmente abbozzato già l’anno precedente proprio nella città natale del compositore.

Perché Mozart chiamò quel Rondo proprio “Alla Turca” e non “All’Indiana” o “Alla Persiana”? La domanda, a pensarci bene, è meno stupida di quanto si possa credere d’acchito e ci rimanda a una moda, a una pratica culturale di quell’epoca, la cosiddetta turquerie, che furoreggiò in buona parte d’Europa nel corso del XVIII secolo. Di che cosa si trattò esattamente? Questo appassionarsi alle cose, alla cultura, alla moda “turchesca”, derivò da quella pruderie squisitamente esotica che riguardava le culture lontane, sconosciute, misteriose, a cominciare, appunto, da quella dell’Impero Ottomano, di cui si mormorava molto e si sapeva, in realtà, per ovvi motivi geografici, assai poco. Ecco, allora, fiorire leggende, dicerie, libri nei quali si raccontava di mirabolanti fatti e personaggi che vivevano in quelle terre lontane e di cui la “Turchia” divenne ben presto l’emblema geografico e immaginario che racchiudeva e concentrava in esso tutto questo desiderio di esotismo. Da qui, la nascita del termine francese di turquerie, con il quale nell’Europa di quel tempo si volle definire le lontane terre e le culture esotiche, alle quali si associarono leggende e storie misteriose e incredibili.

Lo stesso Mozart, d’altronde, fu affascinato dalla moda della turquerie, visto che nel 1782 compose l’opera lirica Die Entführung aus dem Serail (Il ratto dal serraglio) con la quale colse un clamoroso e straordinario successo presso il pubblico viennese. Così come con l’irresistibile melodia ritmata del Rondo della Sonata K. 331, che fece immaginare, fin da subito, a chi l’ascoltava il suono esotico, misterioso e “selvaggio” delle truppe militari turche che si avvalevano di tamburi, triangoli e campanelli. Questa soluzione musicale si dimostrò tanto più efficace non solo per il fatto che i fortepiani dell’epoca erano caratterizzati da un timbro più aspro rispetto a quelli che seguirono nel corso del primo Ottocento, ma anche per un altro particolare non molto conosciuto, ossia che agli strumenti a tastiera dell’epoca, proprio per evocare meglio i suoni tipici della turquerie, venivano fissati sotto la cassa armonica, in corrispondenza della tastiera, dei piccoli strumenti a percussione, come dei minuscoli piatti, che l’esecutore poteva azionare e suonare alzando ritmicamente le ginocchia. Non è azzardato o puramente illusorio il fatto, quindi, di poter immaginare lo stesso Mozart che, per rendere ancora più credibile l’immagine delle bande musicali turche in movimento, abbia potuto accompagnare l’esecuzione del Rondo finale della Sonata K. 331 azionando anche questi strumenti a percussione, per stupire ed entusiasmare coloro che ebbero la fortuna di ascoltarlo.

Andrea Bedetti

 

 Discografia essenziale consigliata

  • Klien – Piano Sonatas Vol. 2 VOX CDX-5046 (2 CD) (questo pianista austriaco non è molto conosciuto dal grande pubblico, ma è a lui che dobbiamo la migliore registrazione integrale delle sonate mozartiane)

Cover Mozart Klien

  • Perahia – Sonatas for Piano K.310, 331 & 533/494 Sony SK 48233
  • Cover Mozart Perahia

  • Perlemuter – Mozart Piano Sonatas (The Vox 1956 Masters) 2L 141 (4 CD) (allievo di Ravel, Perlemuter è autore di un’esecuzione di riferimento delle sonate mozartiane)
  • Cover Mozart Perlemuter