Il giovane soprano ucraino, tra i più apprezzati del suo Paese e allieva di Natalia Yutesh, ci parla della sua passione per la musica verdiana e per quella di Čajkovskij, in attesa di poter tornare a calcare i nostri teatri

Anna, quali studi musicali ha fatto e per quale ragione ha voluto intraprendere la carriera di cantante nel mondo dell’opera lirica? Qual è la sua estensione vocale?

Potrei rispondere che nella vita, consciamente o inconsciamente, facciamo sì di indirizzarci verso ciò in cui crediamo. Da parte mia, ho sempre sognato di cantare sul palcoscenico e ho saputo fin da bambina che sarei diventata una cantante lirica. Ho cantato sempre e ovunque, con o senza motivo, in famiglia e a scuola. Ricordo ancora com’era affascinante ascoltare alla radio la musica classica! E quando ho sentito per la prima volta un’opera lirica, era l’Aida di Verdi, sono rimasta dapprima senza parole e poi ho capito che la mia vita sarebbe stata proprio questo, essere una cantante lirica! Il mio percorso professionale è iniziato prima in una scuola musicale, poi all’Università Pedagogica di Odessa intitolata a Ushinskij. E all’Accademia Nazionale di Musica di Odessa, intitolata a Nezhdanova, ho avuto la fortuna di imparare da una cantante di prima classe e un’insegnante meravigliosa: il soprano Natalia Yutesh! È stata lei a darmi un’eccellente tecnica vocale, senza la quale non avrei mai potuto essere una cantante d’opera. Infine, la mia estensione vocale è di due ottave e mezza.

Anna Litvinova nei panni di Abigaille.

Leggendo il suo repertorio, si vede soprattutto una predilezione per la musica operistica italiana dell’Ottocento e del primissimo Novecento, con Amelia di Un ballo in maschera, Aida, Leonora de Il Trovatore, Abigaille del Nabucco di Verdi, così come di Tosca, Mimi de La bohème, Cio-Cio-San di Madama Butterfly di Puccini, oltre a due capisaldi del verismo come la Santuzza della Cavalleria rusticana di Mascagni e Nedda de I pagliacci di Leoncavallo. Da dove nasce questa predilezione che l’ha portata anche ad apprendere e a parlare la nostra lingua?

Il desiderio di cantare ruoli di scuole e stili diversi è nato da preferenze personali. È davvero molto interessante per me interpretare questi ruoli e, ad ogni nuova apparizione sul palcoscenico, scoprire nuove sfaccettature in essi. Il materiale musicale di queste opere italiane è perfetto per la mia voce. A parte, vorrei sottolineare, naturalmente, Verdi: oltre al fatto che ebbe a disposizione dei librettisti geniali - ogni parola è basata su una linea musicale, come in Puccini; questo significa che mentre componeva le sue opere, il maestro di Busseto dava sempre modo di esaltare la linea melodica in modo tale che fosse molto comoda da cantare. Sicuramente, Verdi è il mio compositore preferito. È impossibile realizzare bene una parte lirica senza conoscere la lingua in cui è scritta. Per questo, è stato mio preciso dovere imparare a parlare la lingua italiana, oltre che a cantarla; trovo che sia molto bella e melodica, e non smetto mai di approfondirla con grande interesse e desiderio!

La famosa didatta Natalia Yutesh.

Al di là di questi personaggi femminili dell’opera italiana, lei ha affrontato anche Iolanta dell’opera omonima, Lisa de La dama di picche e Tatiana dell’Eugenio Onegin di Čajkovskij. In quale di questi ruoli, come donna, lei si riconosce maggiormente, che sente maggiormente suo a livello psicologico e comportamentale?

La dame de pique di Čajkovskij rappresenta l’apice del dramma operistico del compositore russo, perché in termini di profondità e forza delle emozioni dei personaggi principali, d’intensità delle passioni e potere irresistibile dell’impatto drammatico, non ha eguali nel suo lavoro. Grazie al suo contenuto mozzafiato, alla bellissima musica e all’aura mistica, quest’opera vive da oltre 130 anni sui palcoscenici dei teatri mondiali, conquistando ogni volta il pubblico. E l’immagine di Lisa è probabilmente una delle più tragiche dell’intera storia dei classici dell’opera mondiale. Questo ruolo mi è vicino nello spirito, per il temperamento scenico; inoltre, si adatta molto bene alla mia voce. E l’incarnazione scenica di questo ruolo richiede sforzi mentali, fisici ed emotivi colossali. Ma, nonostante tali difficoltà, ogni volta che interpreto questo ruolo, mi sento felice, realizzata, per via delle sue molteplici sfaccettature, per la sua profondità e per l’intensità drammatica che riesce a trasmettere sul palcoscenico!

Il Teatro Nazionale di Odessa,

Questo per ciò che riguarda il passato e per il presente. Per il futuro, invece, ha già in mente quali altri ruoli vorrà affrontare?

In questo momento sto finendo il lavoro di studio e d’interpretazione del ruolo di Elisabetta del Don Carlo. Ancora Verdi, dunque. E poi ci sono all’orizzonte altri ruoli ai quali tengo molto: ovviamente Lady Macbeth, Leonora della Forza del destino Norma, Manon… Un repertorio a dir poco esaltante!

Lei è un’artista ucraina e vive a Odessa. Al di là di quanto sta accadendo anche nel suo Paese per via della pandemia, la musica operistica e più in generale quella classica godono in Ucraina di buona salute, soprattutto tra le nuove generazioni, tra i giovani?

Sì, possiamo dire che nonostante la difficilissima situazione attuale, l’opera lirica e la musica classica in generale sono vive. È sorprendente, che anche con un basso tasso di occupazione nei teatri (con le attuali restrizioni non più del cinquanta per cento) il pubblico è formato principalmente da giovani, il che è fantastico!

Ancora il soprano ucraino Anna Litvinova.

Un’ultima domanda. Ci sarà la possibilità, in un prossimo futuro, di vederla cantare sui palcoscenici dei teatri italiani?

Ad oggi, sono solista dell’Opera Nazionale di Odessa, un teatro che adoro. Prima dell’inizio della pandemia, nel 2019 ho cantato due prime nel bellissimo Teatro Verdi di Trieste (Yaroslavna del Principe Igor di Borodin e Aida). E, sempre in chiave italiana, adesso sono in finale in prestigiosa competizione, il “Primo concorso di Canto Lirico Virtuale SOI Scuola dell’Opera Italiana Fiorenza Cedolins”. Ma sono fermamente convinta che la musica suonerà di nuovo a pieno ritmo e che le porte dei teatri si apriranno per incontrare di nuovo il pubblico! E allora canterò ancora nei teatri italiani. Promesso!

Andrea Bedetti