Valentina Ciardelli: il futuro è del contrabbasso
La contrabbassista e compositrice toscana è la protagonista, con il pianista Alessandro Viale, del disco Music from the Sphinx. L'abbiamo intervistata per conoscere i motivi che l'hanno spinta ad abbracciare, in tutti i sensi, questo strumento e che cosa può ancora riservare in avvenire
Maestro Ciardelli, dal pianoforte, strumento con il quale si è avvicinato alla musica, è passata poi al contrabbasso. Come dire, dal maneggiare una pistola calibro nove per poi passare a un fucile a pompa… Perché questa scelta?
Non essendo avvezza al maneggiare armi fatico un po’ ad allinearmi con questo paragone, direi piuttosto, quindi, come passare da una tecnica pittorica ad acquarello a quella ad olio. Sono facce della stessa medaglia solo che la tecnica e la concezione della pennellata sono molto differenti. In ugual modo premere i tasti di un pianoforte o le corde di un contrabbasso hanno la stessa funzione ma il meccanismo di produzione del suono è molto diverso. Sono stata avviata allo studio del pianoforte da mia madre, pianista e organista, quando avevo circa sette anni, poi ho continuato a studiare privatamente con un’insegnante nella provincia di Lucca. A vent'anni sono stata folgorata dal suono del contrabbasso con l’arco, che non avevo mai sentito e ho deciso di cominciare a suonare questo affascinante strumento. Stavo studiando composizione e musica jazz al conservatorio di La Spezia e per i miei genitori fu sicuramente una notizia abbastanza strana e mi lasciarono provare, credendo che sarebbe stata una parentesi… Ho invece lasciato il pianoforte come mio primo strumento (che ancora suono per comporre) per focalizzarmi totalmente con il contrabbasso. Il perché è ancora un mistero per me, credo semplicemente che il contrabbasso sia lo strumento con cui riesco a essere libera di esprimermi e di sentire ed esprimere al meglio delle mie capacità il linguaggio musicale e performativo e mi sento estremamente fortunata ad aver capito questa cosa.
Il suo rapporto professionale e artistico con il pianista Alessandro Viale appare decisamente fecondo, visto che ha composto appositamente per lei una composizione, Notturno a Lerici, che è presente nel vostro disco Music from the Sphinx. In termini compositivi, quando un musicista compone per lei, che cosa gli chiede? Fornisce suggerimenti, consigli, indicazioni o accetta il brano “a scatola chiusa”?
Sì, il rapporto con l’amico e collega Alessandro Viale è molto fecondo ed è stato assolutamente peculiare per la concezione e la realizzazione del disco Music from the Sphinx. Viale è un musicista estremamente eclettico e di un’intelligenza musicale fuori dal comune e sono stata (e sono) più volte ispirata dalle sue intuizioni interpretative e compositive. Per quanto riguarda il rapporto con i compositori io non chiedo mai cose specifiche, ma mi diverto e mi sento stimolata ad affrontare e interpretare quello che ogni individuo scrive per me e come interpreta il mio modo di suonare il contrabbasso creando e cucendomi addosso un nuovo brano. Il lavoro poi vero, oltre che imparare il brano, è il lavorare assieme ai compositori e suggerire soluzioni prettamente tecniche ed espressive ottimali sullo strumento per poter rendere al meglio la loro scrittura.
A proposito di Music from the Sphinx, com’è nato questo progetto discografico? E, sempre a livello contrabbassistico, tenuto conto che il repertorio per questo strumento non è sconfinato, ha già in mente, in chiave solistica o di ensemble, future, possibili incisioni?
Music from the Sphinx è concepito come una reazione ironica e provocatoria alla celebre frase pronunciata da Arturo Toscanini: “Morirò senza aver capito le donne e l’intonazione dei contrabbassi”. Da donna e contrabbassista, sarei sicuramente risultata enigmatica agli occhi del celebre direttore d’orchestra. Ecco quindi il riferimento alla Sfinge. La scelta del repertorio in questo disco è una risposta musicale mirata a chiarificare e rendere approcciabili le potenzialità del contrabbasso che ancora oggi costituiscono un enigma da decodificare, non solo per Toscanini, ma per la maggior parte degli ascoltatori. Il progetto ha un messaggio e un peso culturale unici nel suo genere: equità nel mondo musicale tra gli strumenti ed emancipazione del contrabbasso, una necessità inevitabile in un contesto moderno. Per fare un piccolo esempio, se in un contesto di un concorso pubblico sentissimo pronunciare la frase “sei una donna, non possiamo ammetterti a questo concorso!” al giorno d’oggi farebbe inorridire la maggior parte delle persone (fortunatamente), ma di egual gravità la frase “sei un contrabbassista, non possiamo ammetterti a questo concorso” non farebbe batter ciglio a quasi nessuno. L’arte è parte integrante della vita di ogni individuo e ne caratterizza la personalità, il carattere e la sensibilità, quindi la diseguaglianza nel campo musicale è a tutti gli effetti un problema sociale che include ogni individuo, e il messaggio e l’idea di fondo del disco è questa. Il repertorio per contrabbasso è sicuramente disomogeneo a livello storico ma, mi creda, sono moltissimi i brani che nessuno conosce e il repertorio si sta arricchendo sempre di più. Io stessa ho scritto e composto più di venti ore di musica nuova per questo strumento solista, camerista e in orchestra… La letteratura è cresciuta e se fosse per me potrei incidere svariati dischi all’anno… ma un passo alla volta; adesso ho inciso il secondo disco Ruutsu, in collaborazione con la mia collega Anna Astesano, arpista, e sono in programma altri dischi e singoli per contrabbasso solo e in formazioni cameristiche.
Proprio partendo da una conclamata marginalità rispetto ad altri strumenti, almeno muovendoci sul piano storico e musicale, come vede il futuro del contrabbasso? A livello di esplorazione, di espressività, di capacità di adattamento da quanto richiesto dalle ultimissime frontiere della musica contemporanea, questo futuro con quali tinte può essere raffigurato?
Il contrabbasso, essendo uno strumento “giovane” per come lo conosciamo nella sua forma moderna, ha secondo me tutto un potenziale sonoro e virtuosistico ancora da scoprire e da espandere. Partendo dalla lezione di uno dei grandissimi compositori e virtuosi di questo strumento, ovvero Giovanni Bottesini, possiamo continuare a dare una propria dignità e personalità allo strumento senza dover “rubare” repertorio da altri strumenti, ma imparando a trascrivere e adattare contrabbassisticamente la musica, proprio come ha fatto Bottesini. Per rispondere a questa domanda dovrei probabilmente scrivere un libro a riguardo, ma intanto posso sicuramente affermare che il contrabbasso è presente in qualsiasi genere musicale, dal jazz al barocco, passando per il rock’n’roll e il romanticismo, a dimostrazione della sua vasta flessibilità e adattabilità di suono. Il futuro del contrabbasso è in qualsiasi genere e da qualsiasi genere nella composizione moderna possiamo attingere per espandere il repertorio di questo fantastico strumento che amo definire il sintetizzatore degli strumenti ad arco.
Andrea Bedetti