Una spazzolina “magica” per il vinile
Alex Cereda, patron dell’azienda romana Sublima, specializzata in accessori per un ascolto esoterico della musica, ha prodotto una spazzola che, utilizzata sul cantilever della testina e sopra la superficie dei dischi, permette di sfruttare al massimo la catena audio analogica
A fronte di un funerale che era stato sciaguratamente annunciato in pompa magna, all’inizio degli anni Novanta, quando sembrava che il compact disc lo avesse ormai soppiantato, il vinile non solo non è stato seppellito, ma dopo più di tre decenni gode, per fortuna, ancora ottima salute, al punto da vivere una vera e propria “renaissance”, visto che le case produttrici continuano a sfornare nuovi e sempre più sofisticati giradischi e senza contare che il mercato dei bracci e delle testine va di pari passo. Inoltre, una parte delle fabbriche, e questo soprattutto in Germania e in Giappone, le quali producevano il cloruro di polivinile, ossia il polimero plastico di cui è fatto il vinile e che avevano frettolosamente chiuso i battenti, hanno deciso di riaprire la catena produttiva a causa delle sempre più pressanti richieste da parte delle case discografiche, le quali, fiutato l’affare, propongono i loro nuovi titoli non solo attraverso il formato digitale del CD, ma anche con quello del long-playing. Quindi, lunga vita al vinile, per la delizia di coloro che non hanno mai smesso di ascoltare la musica come si dovrebbe fare, ossia con le orecchie.
Ma l’ascolto analogico, contrariamente a quanto avviene con il digitale (anche se questo è vero fino a un certo punto), necessita non solo di una debita messa a punto della propria catena audio, quindi una corretta taratura del piatto, del braccio e della testina, ma anche di una debita pulizia del disco che si vuole ascoltare, per evitare che dai diffusori esca il nemico numero uno, fatto di scricchiolii, sfrigolii e quant’altro vada ad inficiare la piacevolezza dell’ascolto. Come ben sanno gli appassionati dell’analogico, sovente questi problemi sono generati dalla presenza non solo di polvere o sporcizia, ma anche dalla carica elettrostatica che interagisce tra la superficie del vinile e che viene catturata e letta dal cantilever, ossia la “puntina”, della testina. Ergo, più il disco è pulito (esistono macchine apposite per lavare i nostri beneamati vinili), più è possibile permettere alla testina di fare nel modo più appropriato il proprio lavoro di lettura delle informazioni contenute nel disco. Ma, malauguratamente, a volte nemmeno una debita pulizia del vinile (così come della stessa “puntina”) permette di ottenere un ascolto “fedele” del disco. Questo perché alcuni disturbi, di diversa natura, ossia meccanica, magnetica ed elettrica, causati dalla rotazione del piatto in concomitanza con la puntina che gira nel solco, vanno inevitabilmente a interferire con la corretta lettura delle informazioni sonore presenti nel vinile, in quanto la testina, volente o nolente, è costretta ad “assorbire” anche tali disturbi, alterando di fatto quanto vi è nel disco. La presenza di questa serie di disturbi può essere avvertita dal nostro orecchio solo quando interveniamo per risolverle, con l’aiuto di particolari strumenti o accessori capaci di debellarle o, quantomeno, di eliminare buona parte dei loro effetti nefasti.
Il problema, come ben sa ogni audiofilo che si rispetti, è quello di individuare quegli strumenti e quegli accessori che sono veramente validi, visto che il mercato abbonda di prodotti che promettono miracoli e un’assoluta efficacia per “restituire al vinile tutto il suo fascino”. Purtroppo, non è così, ma è altrettanto vero che esistono invece delle realtà aziendali che fanno della continua ricerca il punto di partenza per dare vita a degli accessori che, al contrario, sono veramente validi ed efficaci. Una di queste (poche) realtà si chiama Sublima ed è una ditta con sede a Roma, nata per volere di Alex Cereda, il quale da tantissimi anni ormai studia, ricerca e dà vita a una pletora di accessori (argutamente, il patron dell’azienda, a tale proposito, ha coniato il neologismo di “necessori”, ossia di accessori che risultano essere a dir poco necessari per ottenere il meglio dalla propria catena audio), oltre a cavi di alimentazione, di segnale e di potenza che, una volta usati, cambiano veramente volto al proprio impianto di ascolto, restituendo quello che la registrazione discografica, digitale o analogica che sia, trasmette a livello di informazioni sonore. Io, da appassionato audiofilo quale sono (parto sempre dal presupposto che se uno si mette in testa di recensire incisioni discografiche possa e debba farlo avendo a disposizione una catena audio all’altezza, per poter cogliere non solo le minime sfumature artistiche, ma anche quelle tecniche insite in esse), ho avuto la fortuna (a volte, bisogna anche essere fortunati) di conoscere personalmente Alex Cereda e di provare i suoi prodotti e ogni volta che l’ho fatto, l’accessorio che mi aveva dato da testare è rimasto poi al sottoscritto, perché mi sono reso conto che, grazie al beneficio che portava al suono della mia catena audio (un impianto multiamplificato con un peso complessivo che sfiora gli otto quintali e che occupa l’intera stanza di ascolto), non potevo più farne a meno. Così, per restare nel campo dell’analogico, ho già fatto tesoro in passato del suo clamp, che dev’essere posto sopra il perno centrale del piatto per “bloccare” meglio il disco durante la sua lettura, e soprattutto del favoloso Super Mat Chakra Limited Edition (leggi qui la recensione del prodotto), ossia il sottile platorello che viene adagiato sopra il piatto, in modo che quest’ultimo non venga a contatto con il disco in vinile.
Così, ogni volta che Alex Cereda mi contatta per proporre il test di un suo nuovo prodotto, confesso che sono felicissimo di fare da cavia, perché so ormai per esperienza che il suo utilizzo rappresenterà un ulteriore step di miglioramento al suono generato dall’impianto. E, puntualmente, anche stavolta è stato lo stesso, visto che ho tra le mani, dopo averlo sperimentato e provato per alcuni giorni, una speciale spazzolina che dev’essere usata sulla superficie del vinile e del cantilever prima del suo ascolto. All’apparenza è una normale spazzolina, come quelle che si usano per togliere la polvere e altra sporcizia dal vinile, ma il fatto è che questo prodotto non ha la funzione di pulire il disco, ma di eliminare quelle dannose componenti elettrostatiche che anche dopo un’accurata pulizia del long-playing perseverano nel loro nefasto compito di rovinare la lettura delle informazioni sonore trasmesse dai solchi.
Quindi, premetto, a scanso di equivoci, che questa particolare spazzolina NON serve per togliere la sporcizia dal vinile, ma fa qualcosa di molto, molto più importante e basilare: la sua funzione è di permettere al disco di restituire e trasmettere le informazioni che sono presenti nei solchi, eliminando o quantomeno diminuendo in maniera sostanziale quelle interferenze che influiscono sulla corretta trasmissione delle informazioni del suono e che neanche le più sofisticate spazzole in commercio, adibite alla pulizia dei long-playing, riescono a fare. Chiarito ciò, come funziona questa spazzolina della Sublima e quali sono, nello specifico, le sue peculiarità?
Partiamo dai materiali con cui è fatto questo accessorio; il manico è composto da legno naturale e, a seconda della partita che Sublima riceve, può essere di faggio, frassino, mogano, mentre la setola è di autentico pelo di lama, in quanto tale tipo di crine, oltre ad essere destinato a durare nel tempo, è molto delicato e soffice. Prima di essere sottoposto al trattamento che la rende unica, il pelo della spazzola viene pulito accuratamente da Alex Cereda con dei detergenti naturali e se il manico o il crine non risultano perfetti, la spazzola viene scartata. Superato questo primo passaggio, la spazzola viene a questo punto sottoposta a un trattamento di polarizzazione, con il pelo che si trova alla base, nel punto in cui è fissato al manico in legno, che viene trattato con un cocktail composto per l’esattezza da due lacche: la prima è la Black Jiva, che viene utilizzata ovunque ci sia un passaggio di elettroni o campi magnetici, e la seconda impiegata nei particolarissimi prodotti di liuteria che Alex Cereda costruisce, ossia i correlatori armonici ipertoni, di cui un giorno confido di poter parlare. Questo processo di polarizzazione serve a indirizzare una carica capace di veicolare questi disturbi dal crine di lama fino all’impugnatura del legno della spazzola in modo da annullarli. In sostanza, l’azione della spazzolina è quella di preparare elettrochimicamente il vinile in modo congruo, permettendo di conseguenza il processo di lettura corretto di quanto è riportato negli stessi solchi. Una lettura che ho potuto sancire personalmente, mettendo alla prova la spazzola per alcuni giorni nell’ascolto di quattro dischi che conosco come le mie tasche.
I primi dischi che ho messo sul piatto sono state due registrazioni audiofile dell’etichetta Hi-Q Records, vale a dire un classico dato dal Concerto n. 1 per pianoforte di Čajkovskij, con il fenomenale John Ogdon alla tastiera e Sir John Barbirolli sul podio a dirigere la Philharmonia Orchestra, mentre l’altra incisione è una raccolta di brani barocchi e romantici di Albinoni, Mendelssohn, Händel, Mozart, Bach, Pachelbel eseguiti da Neville Marriner alla testa de The Academy of St. Martin-in-the-Fields. Dopo averli puliti, e lo stesso è stato fatto con tutti gli altri dischi utilizzati in questo test, li ho ascoltati una prima volta e poi ho passato la spazzolina della Sublima sia sul cantilever, sia sui solchi del vinile, riascoltando i vinili subito dopo, in modo da avere un raffronto diretto. Cominciamo dal concerto del compositore russo; il suono di questa leggendaria incisione fu fissato nel dicembre del 1962 da Robert Gooch ed è contraddistinto da una notevole profondità che permette di apprezzare meglio la spazialità fisica del luogo della registrazione (lo Studio n. 1 di Abbey Road), oltre a una dinamica fuori dal comune, a dir poco nucleare e velocissima, senza però risultare allo stesso tempo artefatta e colorata in modo indebito. Ebbene, una volta usata la spazzolina, il secondo ascolto mi ha svelato qualcosa di completamente diverso: se prima il pianoforte, a livello di palcoscenico sonoro, era posto in modo assai avanzato rispetto alla compagine orchestrale, ora la sua ricostruzione fisica lo vedeva maggiormente retrocesso, quasi allo stesso livello dell’orchestra, anche se fisicamente si avvertiva nettamente l’aria, lo spazio vuoto posto tra il primo e la seconda, con una percezione altamente palpabile di tutto il soundstage. Non solo, ma il dettaglio risultava più vivido, con un tasso di trasparenza del suono da lasciare a bocca aperta. Questa trasparenza ha permesso di apprezzare meglio il magico tocco di John Ogdon, di esaltarne la sua proverbiale cristallinità, con una pulizia nell’equilibrio tonale tale, che l’eloquio dello strumento solista e della compagine orchestrale era sempre perfettamente ritagliato e distinguibile nei momenti d’assieme, perfino in quelli in cui la partitura prevede dei fff! Se prima l’ascolto permetteva di apprezzare un’ottima presa del suono, ora, e non esagero, era come se il pianoforte e la Philharmonia Orchestra fossero ospitati nella mia sala d’ascolto…
Forte di questa prima impressione, mi sono poi concentrato sull’album di Marriner, e ho voluto ascoltare, con le medesime modalità, il celeberrimo Canone di Pachelbel, seguito dall’altrettanto famosa Aria dalla Suite orchestrale n. 3 di Bach. Se ho scelto questi due brani è stato per ascoltare come veniva restituita la sezione degli archi, tra violini, viole e violoncelli. Registrato sempre negli Studi di Abbey Road da Stuart Eltham nell’ottobre del 1973, questa incisione eccelle nella sapiente restituzione dell’equilibrio tonale, tenuto conto che le diverse sezioni sono sempre perfettamente distinte. A me sembrava che a livello di palcoscenico sonoro questa presa del suono non fosse piatta, ossia che non mancasse di una certa profondità, così come di una ampiezza più che buona, ma dopo aver utilizzato ancora la spazzolina, mi sono dovuto ricredere, per il semplice fatto che ora la massa d’aria, di nero che scontornava gli strumenti aveva magicamente fatto la sua comparsa, permettendo di conseguenza di individuare con estrema facilità la disposizione dei vari archi, anche qui accompagnata da una nitidezza timbrica che esaltava la setosità delle corde, così come di rendere a dir poco palpabili, tattili, i momenti degli attacchi (cosa, d’altra parte, plausibile, considerata la sapiente disposizione della microfonatura).
A quel punto, ho voluto ascoltare una registrazione analogica riservata alla voce e la scelta è caduta su una prima stampa della Telefunken, della famosa serie Das alte Werk, con The First Booke of Ayres di Thomas Morley, risalente al 1970, con il tenore Nigel Rogers, Nikolaus Harnoncourt alla viola da gamba e Eugen M. Dombois al liuto. Qui, è molto importante l’equilibrio tonale tra la voce e gli strumenti che fanno da accompagnamento e anche se non si tratta di un’incisione audiofila, vanta pur tuttavia una presa del suono considerevole. Se a un primo ascolto la bellissima e corposa voce di Rogers (il tenore inglese è stato uno dei maggiori interpreti del repertorio vocale rinascimentale nel momento stesso in cui la filologia musicale ha preso piede nella seconda metà del secolo scorso) risultava preminente rispetto alla viola da gamba e al liuto, soprattutto quando la partitura prevedeva un registro più acuto, con una conseguente mancanza della presenza degli strumenti che venivano coperti dal canto, una volta utilizzata la spazzolina della Sublima, il quadro sonoro è mutato ancora una volta. Fin da subito, infatti, la voce di Nigel Rogers è stata ricostruita, all’interno del palcoscenico sonoro, in una posizione più arretrata e, soprattutto, maggiormente spostata sulla destra (come, d’altronde, si può vedere in una foto che si trova nel disco, scattata durante la registrazione); non solo, perché la palpabilità della voce e il timbro dei due strumenti si è fatta subito notare, segno di una maggiore pulizia della dinamica, molto più vivida e veloce, così come del dettaglio, in quanto la messa a fuoco di tutti gli interpreti risultava essere più precisa, scolpita nello spazio fisico. Inoltre, l’eloquio espressivo del canto di Nigel Rogers, sebbene retrocesso nel soundstage, è risultato più corretto a livello di equilibrio tonale, con una maggiore fedeltà nel registro grave e in quello acuto e una piacevole fluidità, con i due strumenti che, rispetto a quanto era avvenuto in precedenza, erano sempre presenti, anche nei momenti in cui gli acuti del tenore si facevano sentire.
Infine, ho voluto saggiare una registrazione che coinvolgesse una grande massa vocale con un’orchestra di vaste proporzioni; così, optato per un’altra prima stampa, una registrazione del 1967 effettuata dalla Deutsche Grammophon, con Charles Munch dirigere il Chor und Symphonie-Orchester des Bayerischen Rundfunks nel titanico Requiem di Hector Berlioz. Una partitura che tra orchestrali e coro coinvolge quasi duecento unità e che pone inevitabili problemi nella cattura del suono. Quella dell’etichetta gialla non è un’incisione tecnicamente ineccepibile, anzi, come spesso accade per la casa discografica tedesca il suono risulta fastidiosamente piatto e impastato, soprattutto quando il coro e l’orchestra sono impegnati nei tutti. Dopo l’intervento della spazzolina, come sempre sia sul cantilever, sia sui solchi del vinile, ho potuto notare alcuni cambiamenti sostanziali: il primo e più evidente è che la pastosità timbrica che contraddistingueva questa registrazione si era attenuata, in quanto la massa corale e quella orchestrale risultavano più scontornate, maggiormente scolpite all’interno del palcoscenico sonoro. Questo perché lo spazio fisico aveva acquistato una profondità più accentuata, permettendo così al coro di avere un maggior respiro e una realtà fisica che prima non erano presenti. Inoltre, con una piacevole correttezza, ora tale presenza corale era posta dietro la compagine orchestrale, a beneficio di una maggiore fedeltà dell’evento sonoro. A ciò si andava ad aggiungere anche la distinzione tra le varie sezioni della stessa orchestra, con i fiati che si stagliavano tra gli archi e gli ottoni e con l’intervento delle percussioni, timpani fra tutti, che presentavano un decadimento degli armonici più reale.
Alla luce di questo ascolto mirato, l’idea che mi sono fatto di questa spazzolina, il cui costo di 120 euro è a dir poco irrisorio a fronte della sua efficacia, è precisa: il beneficio del suo utilizzo rientra pienamente in quella categoria di prodotti (pochi, ma buoni) che rispettano quella che dovrebbe essere la legge ineludibile della bibbia audiofila, ossia che non deve togliere, né aggiungere nulla, ma solo restituire. Questo significa che un accessorio del genere non serve per restituire un suono artefatto, che deve migliorare necessariamente ciò che l’incisione in questione non ha in origine, ma solo quello che contiene nel bene e nel male, ossia le informazioni sonore contenute tra i solchi. Vuol dire la correttezza di quanto è contenuto nel vinile, con i suoi pregi e anche i suoi difetti (e, fino a prova contraria, il termine di “alta fedeltà”, spesso utilizzato a sproposito, significa proprio questo!).
Un’ultima cosa, Alex Cereda consiglia vivamente di non bagnare mai la spazzolina, né di immergerla in qualsiasi liquido, in modo da mantenere sempre attive le sostanze presenti nel cocktail di lacche, sostanze che il patron della Sublima considera eterne, nel senso che con il tempo non perdono le loro indubbie qualità. È sufficiente, una volta utilizzata, riporre la spazzola nella bustina con la quale è venduta, e questo è quanto. Inoltre, proprio per garantire i benefici che la contraddistinguono, questa spazzola viene venduta con la classica formula del “soddisfatti o rimborsati”, anche se dubito fermamente che chi decide di acquistarla, possa restarne deluso.
Per questo, aspetto che qualcuno venga ad affermare il contrario.
Aggiornamento: Incuriosito dalle notevolissime potenzialità di questa spazzolina, non mi sono limitato a utilizzarla per passarla sul cantilever della testina e sui vinili prima del loro ascolto, ma ho voluto sperimentarla anche su altri componenti del mio sistema audio. Dapprima, mi sono limitato a passarla sopra i telai delle meccaniche (lettore digitale, preamplificatore con relativo telaio dell’alimentazione, prephono, finali di potenza), sempre prima effettuando una prova d’ascolto e ripetendo tale ascolto, usando le medesime registrazioni, dopo aver passato la spazzolina sui suddetti telai. Ebbene, con mia grande sorpresa, mi sono reso conto che il suono di tutte le registrazioni avevano guadagnato, chi più chi meno, in trasparenza e in dettaglio, con il risultato di ottenere un miglioramento nella ricostruzione dello spazio sonoro, quindi con una maggiore presenza fisica delle voci e degli strumenti.
A quel punto, mi sono voluto spingere oltre, così ho passato delicatamente la spazzolina Sublima sui trasduttori dei diffusori, soffermandomi soprattutto sui tweeter, in quanto ho pensato che un beneficio sarebbe potuto scaturire a vantaggio della gamma alta, ossia quella che risente maggiormente in peggio quando la presa del suono non è ottimale, costringendo l’impianto audio a impastare gli acuti e provocando inevitabilmente un principio di “saturazione”, anche quando si ha a disposizione una catena Hi-End. Evidentemente, ho pensato bene, in quanto anche in questo caso il miglioramento generale, proprio sulla gamma acuta, è stato percepibile, con un incremento delle prestazioni e con un’indubbia pulizia dei timbri, oltre a un ulteriore miglioramento nella fase del dettaglio e della ricostruzione del palcoscenico sonoro.
Così, ho subito informato Alex Cereda, il patron della Sublima, il quale non ha fatto altro che confermare le mie impressioni di ascolto, poiché diversi clienti che avevano già acquistato la magica spazzolina avevano già fatto sperimenti in tal senso, ossia passando l’accessorio in questione sia sui telai delle meccaniche, sia sui trasduttori. Non solo, forte di questo riscontro positivo, Cereda sta lavorando per approntare un kit apposito che potrà essere utilizzato quindi specificatamente su tutto l’impianto. Questo perché, come mi ha spiegato lui stesso, le lacche di cui è impregnata la spazzolina sono le stesse che utilizza in liuteria, in modo da poterle fare lavorare in pieno regime proprio sui componenti della catena audio, apportando così un ulteriore e mirato beneficio. Appena sarò in possesso di questo kit, avrò modo di sperimentarlo e di aggiornare ancora questo articolo.
Andrea Bedetti
Distribuzione & prezzo
Sublima Spazzola
Distribuzione: Sublima Audio Research
tel: 347.5800299 - mail: sublima@libero.it
web: www.sublimacables.com
Prezzo: 120,00 Euro IVA inclusa