Un “abbraccio” da sottofondo
Non sono un cultore di quelle registrazioni discografiche che sono il risultato di un pot-pourri tra diversi generi musicali, pizzicando un po’ di qui e un po’ di là, poiché il più delle volte, soprattutto nel campo della musica acustica, questo significa che rappresentano un esempio della cosiddetta musica da sottofondo, un ambito che per quanto mi riguarda considero inconcepibile in quanto dà luogo a un’aporia che non accetto: la musica la si ascolta con debita partecipazione o non la si ascolta. Siamo già invasi, in questa dannata epoca, da suoni che ci bombardano da tutte le parti, nelle stazioni ferroviarie, in metropolitana, negli aeroporti, nei supermercati, perfino negli studi medici, costretti a subire un sottofondo che non scegliamo noi, ma che siamo costretti a subire. E ciò che si subisce, non rientra nella sfera dell’espressione artistica. Quindi, una musica la cui funzione è quella di creare un’atmosfera sonora, scade inevitabilmente a fenomeno di passatempo, mentre, come ho già fatto presente più volte, la vera musica, quella che coinvolge durante e dopo l’ascolto, è il regno del tempo.
Quindi, quando ho ricevuto dall’etichetta tedesca TYXart una loro nuovissima produzione, dal titolo Umfassung (ossia “Abbraccio”) e ho dato un’occhiata alla tracklist, mi sono cadute le braccia. Questo perché l’incisione presentava un programma di arrangiamenti per contrabbasso e pianoforte, con due giovani interpreti tedeschi, Jakob Jäger e Jan Röck, che prevedeva brani di jazz e di easy-listening music, con un pizzico di classica. Così, avevamo un bel minestrone formato, tanto per fare qualche esempio tra le sedici tracce registrate, da un ‘Round Midnight di Thelonious Monk e Somewhere over the Rainbow di Harold Arles, un You are the Sunshine of My Life di Stevie Wonder e un immancabile Summertime di George Gershwin, un Caravan del duo Juan Tiozol & Duke Ellington e Smile di Charlie Chaplin, il tutto “nobilitato” da Spiegel im Spiegel di Arvo Pärt, quale pezzo conclusivo, e dalla Sonatina (Actus tragicus) che fa parte della cantata Gottes Zeit ist die allerbeste Zeit BWV 106 del sommo Kantor, il tutto per una generosa durata che andava oltre gli ottanta minuti.
Un disco che non avrei mai ascoltato se non fosse stato per il fatto che Andreas Ziegler, il patron dell’etichetta tedesca, forse a conoscenza del mio rigoroso “khomeinismo” in fatto di approccio all’arte musicale, mi aveva avvertito di prestare attenzione all’interpretazione dei due giovani musicisti. Detto fatto; così ho ascoltato gli ottanta minuti del disco e alla fine ho preso atto di due fattori: il primo è che non cambio la mia opinione relativamente ai pot-pourri discografici, alle zuppe di suoni e di stili, ai collages fissati da brani che si accavallano gli uni sugli altri e che, il più delle volte, vivono solo sulla perizia e sull’abilità degli artisti che li eseguono, come appunto, e questo è il secondo fattore, è avvenuto in questo caso specifico.
Questo perché se dobbiamo dare a Cesare quel che è di Cesare, allora si deve ammettere che Jakob Jäger e Jan Röck ci sanno davvero fare, nel senso che la loro capacità di traghettare senza alcuna difficoltà da un genere musicale all’altro è veramente notevole. E non mi riferisco alle qualità tecniche, ci mancherebbe, ma alla proprietà di sapersi immergere nel tessuto espressivo dei vari brani, a cominciare da quelli di Bach e di Pärt, resi con una trasparenza, una profondità, una purezza timbrica come raramente mi è capitato di ascoltare. Certo, come ho già fatto presente, la maggior parte dei pezzi presentati possono essere ascoltati mentre si pulisce casa o si fa il bucato (e qui mi sono sentito veramente a disagio), ma la sapienza artistica, la capacità espressiva, oltre a un notevolissimo affiatamento espressivo da parte della coppia Jäger & Röck hanno fatto sì che gli ottanta minuti non si tramutassero in otto anni luce.
Un altro motivo che mi ha spinto ad ascoltare questo disco, a dire il vero, è che le prese del suono effettuate da Andreas Ziegler rientrano a pieno diritto nel campo dell’audiofilia. E anche questa volta non si è smentito, anzi. Se siete degli audiofili e avete a disposizione un impianto d’ascolto Hi-End, questa registrazione da un punto tecnico è così valida che potete utilizzarla per settarlo al meglio. Questo perché la pulizia manifestata dalla dinamica, così come la velocità dei transienti non si ascoltano frequentemente, dando così modo a una ricostruzione del palcoscenico nel quale i due interpreti sono praticamente scolpiti al centro dei diffusori, con il contrabbasso leggermente posto in avanti rispetto al pianoforte. L’equilibrio tonale presenta una correttezza e una messa a fuoco del registro acuto e di quello medio-grave veramente ottimo (quando ho fatto presente che si può utilizzare questa registrazione per testare il proprio impianto è proprio in virtù di questo parametro), mentre il dettaglio è un concentrato assoluto di matericità. Capolavoro sfiorato.
Andrea Bedetti
AA.VV. – Umfassung - Embracement
Jakob Jäger (contrabbasso) - Jan Röck (pianoforte)
CD TYXart TXA21156
Giudizio artistico 4/5
Giudizio tecnico 4,5/5