Pagine inedite di Castelnuovo-Tedesco

A volte il tempo sa essere veramente galantuomo e riesce a restituire ciò che il passato ha negato. E in questo caso a beneficiarne è il compositore fiorentino Mario Castelnuovo-Tedesco, il quale ha dovuto attendere mezzo secolo dalla sua morte (ricordiamo che morì a Beverly Hills nel 1968), per vedere riconosciute una fama e un’attualità che in precedenza erano state riservate quasi esclusivamente al suo repertorio chitarristico, ma relegando di fatto il resto del suo catalogo (che vanta più di duecento lavori) ai margini della storiografia e dell’establishment musicali. E a confermare che la sua rivalutazione sia tuttora un work in progress ce lo ricorda questa interessante registrazione effettuata da due giovani artisti, il pianista Angelo Arciglione e la violinista Eleonora Turtur, i quali hanno voluto omaggiare il musicista toscano, obbligato dalle leggi razziali a lasciare nel 1939 l’Italia per rifugiarsi in America, incidendo alcuni brani per pianoforte solo e per duo cameristico, tutti rigorosamente inediti. Ecco, proprio il fatto che a cinquant’anni dalla morte di Castelnuovo-Tedesco ci sia ancora la possibilità di registrare sue pagine inedite ci fa capire quanto, a livello di ricerca musicologica e anche interpretativa, ci sia ancora da fare per inquadrare al meglio la sua personalità di artista, il ruolo che rivestì nella musica del tempo, prima in Italia e poi negli Stati Uniti, e il rapporto che ebbe con altri colleghi e interpreti.

E in un certo senso i brani presentati in questo disco permettono di vagliare, sebbene in minima parte, la dimensione da Giano bifronte incarnata dal compositore fiorentino nel corso della sua vita, in cui la frattura traumatica causata dall’esilio spezza risolutamente in due in un prima e in un dopo, con il prima concretizzato da una dimensione squisitamente europea, con chiari richiami provenienti da Debussy e da Ravel, e con il poi, manifestato dalla presa di coscienza di una nuova realtà, di una nuova dimensione esistenziale, oltre che artistica, data dal Nuovo Mondo, nel quale Castelnuovo-Tedesco trovò fonte di lavoro e di guadagno nello stretto rapporto che ebbe con Hollywood e il mondo del cinema, per il quale compose più di duecento musiche da film, andando così a infoltire quella pattuglia di grandi compositori che misero a frutto la loro creatività a favore della settima arte (da Kurt Weill a Erich Korngold, da Hanns Eisler fino a Franz Waxman).

Questo microscopico viaggio attraverso opere inedite del musicista toscano parte da due brevi pagine infantili per pianoforte, Ninna-Nanna (Berceuse) e Calma (a Giramonte), composte rispettivamente a dieci e a quindici anni, agli albori del Novecento, seguite da Scampanio (dalle Nozze di Lisa Ricasoli e di Boccaccio Adimari), che risale al 1911 e da Terrazze, quest’ultima opera decisamente matura, è datata 1936, in cui la lezione della scuola francese si allinea a una visione artisticamente più personale e ricercata, connotata da una ricerca timbrica maggiormente articolata, anche se traspare, evidentissima, una matrice indubbiamente debussyana.

Sempre dedicati al pianoforte sono i due cicli de Stars: 4 Sketches op. 104 ed El encanto: Three California Sketches op. 165, composti entrambi in America. Il primo è un tributo, come si evince dal titolo, al mondo del cinema e più precisamente a quattro dive con le quali Castelnuovo-Tedesco ebbe modo di lavorare o di conoscere, ossia Greta Garbo, Deanna Durbin, Marlene Dietrich e Shirley Temple. L’ascolto di queste brevi pagine è prezioso in quanto ci fa comprendere come il compositore fiorentino, per ciò che riguarda la creazione delle musiche da film, lavorasse moltissimo sul piano psicologico, tratteggiando a tutto tondo le peculiarità comportamentali degli interpreti non solo inseriti all’interno delle sceneggiature, ma anche attraverso il loro modo di essere e di proporsi nella loro realtà. L’altro ciclo è un tributo paesaggistico, alla collina di El encanto, situata nei pressi di Santa Barbara, in California, dove Castelnuovo-Tedesco fu spesso ospite della cantante inglese Judith Litante, in cui la materia pianistica, a differenza di quanto avveniva prima di prendere la via dell’esilio, tende a diluirsi maggiormente in una linea melodica più suadente e articolata, esente quasi del tutto da quel “simbolismo” francese che aveva affascinato il primo Castelnuovo-Tedesco.

Ma è indubbio che il nucleo essenziale di questa registrazione risiede nelle tre pagine per violino e pianoforte, e in particolar modo al brano che dà il titolo al disco, Exotica. A Rhapsody of the South Seas (qui presentata nella seconda versione), cui si aggiungono Serenatella on the name of Jascha Heifetz op. 170 n. 2 (dedicata come Exotica al sommo violinista americano di origine lituana) e Humoresque on the name of Tossy Spivakovsky op. 170 n. 2, dedicata al violinista americano di origine russa. Qui, l’eloquio creativo di Castelnuovo-Tedesco si fa più serrato, più ricco, più variegato, facendo sì che queste opere possano essere poste allo stesso livello di quelle di Prokof’ev, Stravinskij, Ravel, Debussy, Šostakovič, dotate di un vasto respiro, frutto di un’effervescenza timbrica che non viene mai meno alle regole cadenzate di una forma raffinata e mutevole (in tal senso Exotica è un pezzo che riassume splendidamente le luci e le ombre di una modernità con la quale Castelnuovo-Tedesco dovette sempre confrontarsi, visto che il musicista fiorentino fu sempre in bilico tra i richiami di un classicismo mai sopito e le tentazioni di un linguaggio che non poteva fare a meno di instillare ineludibili dissonanze).

Il duo Angelo Arciglione-Eleonora Turtur rende piena giustizia a queste pagine con una lettura non solo sentita e partecipe, ma soprattutto contraddistinta da una passionalità e da una lucidità dalle quali, come una cartina al tornasole, si comprende come abbiano sentito sulla loro pelle lo spessore e la dimensione creativa che colmano questi lavori (a tale proposito le difficoltà violinistiche non sono da poco e la giovane violinista, beata gioventù, le affronta con un piglio e un senso di sfida che testimoniano come abbia già intrapreso il sentiero della maturità espressiva). Da parte sua, Angelo Arciglione, oltre a spalleggiare, a sostenere (ma sarebbe più corretto dire a condividere) la sfera esplorativa del violino, è protagonista di una esecuzione delle pagine per solo pianoforte in cui, oltre a evidenziare il trascorrere del tempo in chiave compositiva, ne esalta anche la dimensione narrativa, descrittiva, senza mai rendere l’esecuzione un mero esercizio di stile.

Anche la presa del suono è più che valida. Se il timbro del pianoforte viene reso con precisione grazie a una dinamica energica e poco enfatica, l’equilibrio tonale che si viene a creare tra i due strumenti è corretto e permette di ascoltarli senza che uno abbia la preminenza sull’altro. Accurato e a fuoco anche il dettaglio.

Andrea Bedetti

 

Mario Castelnuovo-Tedesco – Exotica

Angelo Arciglione (pianoforte) – Eleonora Turtur (violino)

CD Digressione Music DCTT83

 

Giudizio artistico 4/5

Giudizio tecnico 4/5