Manuel Ponce, all’ombra di Andrés Segovia
Disco del mese di Marzo 2024
Se dovessimo considerare la figura di Andrés Segovia, circoscrivendola esclusivamente al suo straordinario magistero interpretativo quale massimo chitarrista classico del Novecento, ci troveremmo limitati ad esaltare solo una delle sue molteplici qualità artistiche e umane, in quanto il musicista di Linares fu, tra l’altro, anche un grande sostenitore e committente di compositori ispanici, dei quali diffuse le loro opere, consigliandoli e sostenendoli nel loro lavoro.
Per comprendere meglio questo aspetto così fondamentale in Segovia basterà ricordare il fecondo rapporto di amicizia e di collaborazione che il sommo artista spagnolo ebbe con un celebre compositore messicano, Manuel Ponce, nato a Fresnillo nel 1882 e morto a Città del Messico nel 1948. Ponce si dedicò in massima parte durante la vita a trascrivere e a far conoscere la musica messicana e a creare opere, soprattutto per pianoforte e chitarra, sotto un’egida strettamente classicista, lontana dalle tentazioni delle avanguardie e dei nuovi linguaggi musicali (il solo interesse che ebbe nei confronti del cosiddetto “modernismo”, fu quando a Parigi, alla metà degli anni Venti, confrontandosi con Paul Dukas e con altri colleghi francesi, prese spunto dalle loro tecniche per affinare la propria concezione di musica moderna nazionalista, senza però mai abbandonare i rassicuranti confini del linguaggio tonale).
Sempre alla metà degli anni Venti risale l’inizio della sua collaborazione con Andrés Segovia, il quale ebbe il merito di far approfondire a Ponce le conoscenze riguardanti la materia compositiva chitarristica (il compositore messicano, fin dall’infanzia, aveva privilegiato lo studio del pianoforte), permettendo così al musicista centroamericano di mettere fruttuosamente sul pentagramma quell’ideale al quale rimase sempre fedele: esplorare nuove idee musicali senza mai dimenticare la grande tradizione del passato (a tale riguardo, sarà utile ricordare come il giovane Ponce, nel 1904, all’età di ventidue anni, ebbe modo di studiare al Liceo musicale di Bologna con il compositore e organista Marco Enrico Bossi, depositario di quella lezione tardoromantica che affondava le radici nelle conquiste brahmsiane).
Per conoscere l’universo chitarristico di Ponce giunge ora in aiuto una recentissima pubblicazione effettuata dall’etichetta discografica Aulicus Classics, intitolata Folías, che vede il chitarrista messicano Francisco Gil, uno dei massimi interpreti attuali dell’artista compatriota, presentare diversi brani per questo strumento. Questa silloge, come spiega Gustavo Castro Ortigoza nelle succinte note di accompagnamento, presenta tre diverse tematiche del Ponce chitarrista; attraverso la prima tematica, esemplificata dall’incisione del Preludio, Tema, Variaciones y Fuga (basate sulla Follia di Spagna), composte nel 1930, dopo che Ponce era tornato in patria, possiamo scoprire l’autore affascinato dalle tematiche di quel Neoclassicismo che aveva assimilato dal già citato Paul Dukas e da Nadia Boulanger nel corso del periodo parigino, quindi il lato più “modernista” della sua produzione musicale, mentre il Prélude, Ballet, Courante, elaborati tra il 1931 e il 1936, rappresentano lo sguardo che il compositore messicano pone sul passato, ricreando idee emanate da un classicismo più puro, che è un preciso e ineludibile punto di riferimento. Il terzo polo è rappresentato dalla rielaborazione ed esaltazione della tradizione musicale locale, fornito in questo caso dalla registrazione di pagine come Cuiden su vida, Scherzino Mexicano, Estrellita e Marchita el alma; infine, il Thème varié, del 1926, e il Preludio in mi minore sono un’ulteriore testimonianza della raffinatezza compositiva di Ponce.
La ricchezza di un tale programma discografico, fatto di molteplici aspetti esecutivi ed interpretativi, ognuno dei quali custode di un preciso afflato e denso di peculiarità tecniche e stilistiche, è stato messo in luce in modo davvero convincente da Francisco Gil, in quanto la sua lettura risulta essere sempre splendidamente aderente alle necessità e ai bisogni che la musica chitarristica di Ponce richiede (anche perché, non dimentichiamo, che dietro alle scelte del compositore messicano c’è sovente l’ingombrante influsso di Segovia, che ispessisce di conseguenza la domanda della responsabilità interpretativa). Eppure, appare sempre chiara la lucidità con la quale Gil affronta questi brani, oltre a una sicurezza tecnica che genera ammirazione in chi l’ascolta. Il suo dipanare esecutivo si svolge sempre tra la capacità espressiva del suo gesto e la dimensione poetica che suscita, evocando assai bene i mondi immaginati da Ponce e dalla chitarra, emblema, quest’ultima, di un mezzo esplorativo con il quale sondare ciò che ci circonda. Se mai vi può essere un disco capace di saper introdurre e, allo stesso tempo, racchiudere lo scorcio compositivo per chitarra di Ponce, allora quello registrato e offerto da Francisco Gil rappresenta il risultato più felice e compiuto.
Disco del mese di marzo di MusicVoice.
La presa del suono, effettuata da Javier González, va ad arricchire ulteriormente le qualità di questa incisione. Tutti i parametri sono più che validi e permettono di esaltare la chitarra utilizzata dall’artista messicano, costruita da David Rouse nel 2011 a Londra. Se la dinamica è oltremodo precisa, energica e veloce, il palcoscenico sonoro ricostruisce Gil e il suo strumento in modo assai ravvicinato rispetto all’ascoltatore, senza però risultare innaturale. Sia l’equilibrio tonale, sia il dettaglio, inoltre, sono convincenti, con il primo esente da sbavature nella proposizione dei registri, e con il secondo ricco di matericità.
Andrea Bedetti
Manuel M. Ponce – Folías
Francisco Gil (chitarra)
CD Aulicus Classics ALC 0111
Giudizio artistico 5/5
Giudizio tecnico 4,5/5