Lutero, Bach, il liuto e la contemporaneità
È stato giustamente affermato che la musica di Johann Sebastian Bach rappresenta un’immensa costruzione teologica sonora, e questo non riguarda solo la sua produzione sacra, ma anche quella profana, la quale fu concepita, dalla prima fino all’ultima nota, sotto l’egida di una presenza superiore, di un Dio al quale il sommo genio di Eisenach volse sempre lo sguardo, mostrandogli un’infinita gratitudine per avergli permesso di esprimere con l’arte dei suoni ciò che sentiva nel suo cuore e nella sua mente. Non per nulla, al termine di ogni partitura, il Kantor era solito aggiungere l’espressione latina Soli Deo Gloria, ossia “Solo a Dio la gloria”, come a dire che tutto ciò che Bach creava era un semplice strumento attraverso il quale cantare la potenza del Signore, considerando, con una suprema umiltà, le sue composizioni soltanto degli Übungen, degli “esercizi”, da considerare non tanto o solo in chiave didattica, quanto dei mezzi con i quali cercare di ri-creare, in modo del tutto relativo, l’idea e l’essenza manifestate dal Supremo.
Altrettanto ineludibile, per comprendere la grandezza e la profondità della “teologia sonora” bachiana, è la figura sulla quale il Kantor fece sempre riferimento, quella di Martin Lutero, il riformatore della cristianità, colui che diede avvio al cosiddetto “cristianesimo evangelico”, passato alla storia come la Riforma protestante, iniziato ufficialmente il 31 ottobre 1517 con l’affissione sulla porta della chiesa del castello di Wittenberg delle celeberrime novantacinque tesi contro il potere delle indulgenze accettate e diffuse dalla chiesa di Roma, anche se poi storicamente è assai più verosimile che questo documento sia stato inviato, quello stesso giorno, a molti vescovi e poi affisso solo in un secondo momento per rispondere alla cortina di silenzio eretta dalle autorità ecclesiastiche. Da buon agostiniano, Lutero aveva imparato da Agostino di Ippona che qui cantat, bis orat, vale dire “chi canta, prega due volte”, evidenziando la potenza della musica e del canto nella vita spirituale comunitaria. Un credo al quale Bach si consacrò con tutte le sue forze, continuando idealmente ciò che Martin Lutero aveva iniziato a fare più di un secolo prima.
Quindi, quando si ascoltano i capolavori dell’immenso edificio bachiano, non si deve mai dimenticare che la musica è concepita dal Kantor come lo strumento ideale per diffondere la grandezza di Dio e che la musica stessa è un formidabile mastice con il quale compattare l’individuo nella comunità alla quale appartiene grazie anche al canto che si trasforma mirabilmente in un atto spirituale, partendo dall’insegnamento di Agostino e perpetuato da Lutero nei suoi scritti e nella sua Riforma.
Il 2017 è stato dunque l’anno in cui si è commemorato l’inizio della Riforma protestante, a cinque secoli dalla nascita di questo movimento, il quale non ha una valenza esclusivamente spirituale e religiosa, ma anche e soprattutto esistenziale e antropologica. Ed è proprio da questi presupposti che il musicista tedesco Hans-Jürgen Gerung (che ricopre il ruolo di insegnante e compositore alla scuola di musica municipale a Oberstdorf) ha voluto registrare per la propria etichetta discografica, la Gerung-Arts&Music, un disco dal titolo evocativo di Bach & Luther – Music and Lyrics – Reformation 2017, in cui ha voluto eseguire e trascrivere alcune pagine bachiane (tra cui il Preludio BWV 999 e la Loure, dal nome dell’antica cornamusa normanna, BWV 1006a-2 per liuto, il Corale Christ lag in Todesbanden BWV 4/8, scritto dallo stesso Lutero), e di altri autori, come il canto pasquale Victimae pascali laudes di Wippone di Borgogna, vissuto nell’undicesimo secolo, e l’inno di Pentecoste Veni Creator Spiritus (riscritto dallo stesso Martin Lutero), che il musicista tedesco ha voluto eseguire con un liuto forte (un tipo di strumento a corde concepito alla fine dello scorso millennio dai liutai André Burguete e Günter Mark), con un liuto rinascimentale e con una chitarra a dieci corde.
La scelta, da parte di Hans-Jürgen Gerung, di usare questi strumenti a corde per eseguire non solo brani per liuto, ma anche grandi corali nella riduzione (il termine tedesco di Einrichtung rende meglio il concetto di “facilitazione”), non rappresenta una scelta arbitraria, ma si rifà storicamente alla volontà dello stesso Kantor di predisporre e scrivere questi brani, aiutandosi con un liuto o con una spinetta. Da qui, l’idea e la volontà di voler riproporre pagine eminentemente appartenenti alla tradizione luterana, alternandole con la recitazione di alcuni passaggi di uno degli scritti teologici più importanti di Martin Lutero, ossia la lettera Von der Freiheit eines Christenmenschen (“La libertà del cristiano”) redatta nel 1520 come risposta alla bolla Exsurge Domine di Leone X, con la quale il pontefice minacciò di scomunicare l’ex agostiniano.
L’alternarsi di questa duplice modalità espressiva, suono/voce, dà quindi modo di comprendere meglio proprio quanto si è detto all’inizio, ossia di come la declamazione del canto (e in questo caso della musica) abbia un valore eguale a quello della preghiera, rappresentata dalle parole con le quali Martin Lutero invoca, come “uomo di Cristo” (Christenmensch), di manifestare compiutamente e liberamente la propria fede. Ed è come, ci fa capire lo stesso Gerung, se la parola diventasse suono musicale (l’uso del tedesco da parte di Lutero è pari a quello poetico di Goethe e a quello filosofico di Nietzsche), così come se il timbro del liuto e della chitarra si tramutasse in una sorta di verbo, da intendere nel senso dato da Giovanni evangelista, ossia di un “linguaggio forte” che è emanazione stessa del divino.
E, a proposito di “linguaggio”, in un altro disco, sempre prodotto per la sua casa discografica, Hans-Jürgen Gerung ha voluto portare il suo strumento per eccellenza, il liuto, a confrontarsi con un tipo di scrittura che partendo da modalità tonali giunge a forme di espressione squisitamente contemporanee (non per nulla il disco in questione s’intitola Music for liuto forte – Contemporary music for modern lute). In questa registrazione, il compositore e interprete tedesco presenta due “modi” diversi di intendere questo strumento attraverso altrettanti approcci stilistici, con la prima parte, intitolata Suite im alten Stil (Suite in stile antico), in cui Gerung presenta un brano, suddiviso nelle canoniche sezioni/tempi di danza barocche (Preludio-Allemanda-Corrente-Sarabanda-Minuetto I & II-Giga), in cui il trattamento del liuto forte, un modello a dieci corde costruito nel 1998 dal professor Günter Mark, ricalca la dimensione armonica e melodica del Settecento, e con la seconda parte del disco, dal titolo Sechs Modi, ossia “Sei modi”, in cui Gerung riprende il linguaggio modale, quello che precede l’avvento del linguaggio tonale, attraverso il quale, congiungendo istanze squisitamente rinascimentali con quelle prettamente scaturite dal tipo di linguaggio postweberniano, coniuga una dimensione creativa che porta a esplorare il liuto in ogni sua componente, coinvolgendo anche la cassa armonica e la tastiera in chiave percussiva, che ricorda in parte il tipo di esplorazione timbrica così cara a Helmut Lachenmann.
Il risultato è un mirabile e affascinante viaggio nel tempo, attraverso il quale Hans-Jürgen Gerung riesce a mettere in evidenza, quale denominatore comune tra il prima e il dopo, una sorta di “verbo sonoro” che ci fa comprendere come la forza della musica in sè, e non il suo linguaggio, rappresenti un elemento ineludibile con il quale l’uomo, antico o contemporaneo che sia, deve fare necessariamente i conti per conoscere meglio se stesso. La musica è immanenza che si fa trascendenza, sembra volerci dire il compositore e interprete tedesco, così come prima Lutero e poi Bach hanno insegnato attraverso la propria dottrina e la propria arte creativa. Ecco perché questi due dischi possono e devono essere ascoltati come una sorta di ideale prosecutio, sul solco di una ricerca, di un’espressione, di una visione nelle quali Gerung crede fortemente, convinto giustamente che la nostra contemporaneità, e non solo quella che riguarda la sfera dell’arte dei suoni, debba attingere dal tempo antico, dalle sue regole, dai suoi “modi”, dai suoi concetti.
Le due prese del suono, effettuate rispettivamente dallo stesso Hans-Jürgen Gerung e da Udo Keinert, presentano una dinamica e microdinamica assai buona e naturale, adeguatamente veloce, che permette di ricostruire il suono dei vari strumenti usati in un veritiero spazio sonoro. Anche l’equilibrio tonale e il dettaglio non sono da meno.
Andrea Bedetti
AA.VV. Bach & Luther – Music and Lyrics – Reformation 2017
Hans-Jürgen Gerung (chitarra & liuto)
CD Gerung-Arts&Music EDG017aL
Giudizio artistico 4/5
Giudizio tecnico 4/5
Hans-Jürgen Gerung – Music for liuto forte – Contemporary music for modern lute
Hans-Jürgen Gerung (liuto forte)
CD Gerung-Arts&Music EDG003L
Giudizio artistico 4/5
Giudizio tecnico 4/5