L’umbratile fascino del violone
Nella variegata famiglia degli strumenti ad arco appartenuti al periodo barocco vi è anche il violone, conosciuto anche con il termine di arciviola contrabbassa (appartenente al gruppo di strumenti legati alla viola da gamba, dalla quale si differenzia per il suono grave, che lo identifica come l’antesignano del moderno contrabbasso). Uno strumento che per via del suo timbro è stato usato spesso e volentieri, dai compositori e musicisti del Seicento, per accompagnare e per svolgere il ruolo del basso continuo.
A tale proposito, è bene ricordare che nel XVII secolo in Italia gli strumenti nel registro grave furono alquanto rari e cominciarono a essere impiegati, nelle grandi orchestre che operavano nelle città, solo a partire dalla seconda metà del secolo. Negli altri Paesi musicalmente evoluti, invece, gli strumenti nel registro grave ebbero altra sorte; in Francia, dominata dalla grande influenza esercitata dalla Petite Band di Jean-Baptiste Lully, lo strumento con il timbro più grave in uso fu il cosiddetto basse de violon o violino basso, leggermente più grande del violoncello, ma intonato un tono intero più basso. In Germania, invece, l’influenza italiana e quella francese si scontrarono con le innumerevoli e radicate tradizioni locali. Da quello che si è potuto accertare dalle fonti del tempo, nel territorio germanico all’epoca di Bach ci furono tre tipi di strumento che vennero denominati indifferentemente con il termine di violone: il piccolo violone a sei corde, accordato in sol; il grande violone contrabbasso in re a sei corde; il violone grosso a quattro corde che scendeva fino al do grave.
Ma è anche vero che in alcuni casi il violone, e questo soprattutto presso i musicisti italiani, fu impiegato come strumento capace di manifestare una compiuta autonomia espressiva e il disco preso in esame in questa disamina ce lo presenta per l’appunto in tale veste. Disco che vede Matteo Cicchitti al violone e alla direzione e Luca Pollastri al clavicembalo, con brani di Giovanni Battista Vitali, Girolamo Frescobaldi, Domenico Gabrielli e Willem de Fesch, oltre a un brano celeberrimo di autore anonimo (anche se una leggenda dura a morire lo identifica in re Enrico VIII), ossia Greenleeves To A Ground.
Di Giovanni Battista Vitali, del quale conosciamo tutti la Ciaccona in sol minore resa immortale dal violino di Jascha Heifetz, il duo Cicchitti & Pollastri esegue la Partita sopra diverse Sonate per il Violone, strumento del quale il compositore bolognese fu un virtuoso (per l’esattezza del “violone da brazzo”). È sufficiente ascoltare la “Toccata” iniziale di questa composizione per rendersi conto di come Vitali seppe sfruttare le potenzialità timbriche dello strumento per staccarlo da una posizione subalterna rispetto agli altri strumenti ad arco dell’epoca (si noti la linea melodica che riesce a far esprimere al violone nel “Capritio sopra otto figure” e gli abbellimenti presenti nel “Passa Galli”).
Per sincerarsi del fatto che il violone fu impiegato per esaltare le tesi e le istanze programmatiche della cosiddetta seconda prattica di monteverdiana memoria basta fare riferimento sull’uso che ne fece Girolamo Frescobaldi con le Canzoni per basso solo e basso continuo, di cui vengono eseguite la Quinta e la Sesta, in cui il musicista ferrarese spinge l’esplorazione dello strumento su un piano che anticipa in un certo senso l’avvento filosofico e musicale dell’Affektenlehre.
Non poteva di certo mancare un virtuoso del violoncello quale fu il bolognese Domenico Gabrielli, del quale Cicchitti presenta il Terzo Ricercare dai Sette ricercari per il violoncello solo risalenti al 1688 e che trova nel timbro del violone un motivo di fascino in quanto anche con questo strumento il dipanarsi squisitamente virtuosistico del brano non perde assolutamente nulla in termini di efficacia.
Ma la vera sorpresa di questa registrazione risiede sicuramente nella Sonata in fa maggiore per violone 16” e Clavicembalo a opera del violinista olandese Willem de Fesch (1687-1761), con il quale il violone affronta le impervie scritture del cuore del Barocco che ne esaltano una capacità di tessitura e di sviluppo tematico ancorati a un senso ritmico (“Allemande”) e che riporta paradossalmente lo strumento ai suoi albori espressivi (la “Sarabande” e il “Menuett con grazia” della Sonata fanno sì che il violone scopra un’innegabile “cantabilità”). Infine, il brano folkloristico inglese non fa altro che confermare la versatilità timbrica del violone, il cui registro ispessisce lo sfondo malinconico del brano.
Non c’è bisogno di sapere che il violone è particolarmente ostico da suonare, per sapere che tecnicamente è uno strumento che dev’essere intonato alla perfezione per offrire un ascolto coinvolgente e interessato. E Matteo Cicchitti ha tutte le carte in regola per entrare in piena empatia con esso; se da un punto di vista dell’impostazione e della tecnica risulta essere impeccabile, il suo punto di forza sta nella capacità espressiva con la quale affronta queste impervie pagine, restituendo ai brani una dimensione propria, articolata, capace di ricostruire sfumature e colori che rendono oltremodo interessante l’ascolto e, implicitamente, la comprensione di uno stile e di una data rappresentazione artistica e culturale come quella a cavallo tra il Seicento e il Settecento. Preciso ed efficace l’accompagnamento di Luca Pollastri, in grado di dialogare con il violone, incidendo positivamente sull’eloquio del costrutto interpretativo.
La presa del suono è stata effettuata dal vivo in un concerto che si è tenuto a Roma, al Teatro Keiros, nel marzo del 2014. La ricostruzione spaziale dell’evento sonoro pone i due strumenti, con il violone leggermente avanzato rispetto al clavicembalo, in maniera corretta, sostenuta da una dinamica capace di restituire la possanza timbrica dello strumento ad arco e la cristallinità di quello a tastiera. Anche il dettaglio e l’equilibrio tonale sono di ottima fattura.
Andrea Bedetti
AA.VV. Peregrinare nei suoni gravi e soavi
Matteo Cicchitti (violone e direzione) – Luca Pollastri (clavicembalo)
CD Musica Elegentia (www.musicaelegentia.com)
Giudizio artistico 4/5
Giudizio tecnico 4/5