Ludwig Schuncke, ovvero quando a volte il tempo è galantuomo
Il libretto del disco si apre con una citazione risalente al 1833, in realtà molto precisa. Il 4 dicembre a Lipsia, al pub Krause di Katharinestrasse, Schumann con alcuni suoi amici intento a divertirsi sente un vento gelido arrivare dalla porta d’entrata e con esso entrare un ragazzo molto giovane che assomiglia a un dipinto di San Giovanni. Questo ricordo potrebbe essere completamente sostituito da una citazione dalla favola della Bella Addormentata tanto Ludwig Schuncke è rimasto poco nella storia della musica. La recente discografia, in particolare grazie a etichette come Brilliant Classics e Naxos, ha saputo rinascere dalla profonda crisi che la colpì nei primi anni del 2000 grazie alla strada della continua riscoperta di nomi nuovi, di “belle addormentate” che a volte tanto belle non erano e soprattutto in alcuni casi era meglio che continuassero a giacere addormentate in attesa di un principe migliore. La corsa che ancora oggi si vede, soprattutto per la musica che va dal 1500 al 1800, nel ricercare autori mai ascoltati, mai eseguiti porta spesso alla riscoperta di vere perle in egual misura a ciarpame senza gusto che in qualche modo giustifica la “scopa della storia” che le ha spazzate via.
Esiste però un punto di mezzo, una via centrale entro cui è possibile trovare autori di indubbio livello ed interesse, spesso che hanno avuto la sfortuna di una brevissima vita come è il caso del nostro Schuncke (1810 – 1834) che per quanto sia stato dimenticato e che il segno da lui lasciato anche qual ora esso fosse rimasto nella memoria non avrebbe cambiato di nulla la percezione che abbiamo di un’epoca, permette di comprendere in maniera più ampia un mondo musicale tanto ricco e variegato come fu quello del primo ‘800 in Germania. Ancor più interesse se a citarlo è una figura della statura di Robert Schumann che certo non era avvezzo all’odierno politically correct e non facile al complimento.
Ecco che quindi ci si appresta ad ascoltare un disco di cui sappiamo non saremo sconvolti, che non ci dirà più di quanto già sappiamo, che forse dopo un paio di ascolti nemmeno ascolteremo più, ma che sicuramente va ad arricchire la nostra personale conoscenza di un ulteriore tassello, di un punto di vista aumentato ulteriormente e che, chissà, in futuro potrebbe rivelarsi fondamentale per una comprensione più profonda di un quadro d’insieme ben più ampio. In questo il presente disco fa centro.
Per quanto l’attenzione si concentri sin dalla prima traccia sulla Grande Sonata in sol minore op.3, dedicata proprio a Schumann, lavoro di pregevolissima fattura anche se non di grandi dimensioni, che introduce all’idea di pianismo e gusto dell’autore, sono in realtà i brani successivi a rappresentare a nostro avviso il maggiore interesse. I “Divertissement brillant sur des motifs allemands” op.22 e l’“Air suisse varié”, ad esempio, sono due piccoli gioielli pianistici completamente intrisi di un dolce nazionalismo che fa di Schuncke un figlio del suo tempo più che un profeta del futuro, così come i due “Caprice”, dedicati rispettivamente a Clara Schumann e a Chopin, sono un perfetto esempio di musica per i salotti e i circoli artistici dell’epoca, intesi come uno scambio di opinioni, idee e pettegolezzi.
Eseguite su un pianoforte contemporaneo dalla pianista russa Tatiana Larionova, queste opere sono ben messe in risalto da solida tecnica e gusto musicale che la guidano all’interno di un territorio inesplorato. La lettura di ogni pagina è corretta e per quanto sia difficile scorgere la personalità dell’interprete, va sicuramente lodata l’intenzione di non mettersi al centro del disco con lo sfoggio di tempi particolarmente veloci e virtuosismi che sarebbe stati fuori luogo.
Meno felice la scelta del suono che a tratti restituisce l’impressione di monotonia per uno strano appiattimento del medesimo, tendenza che si riscontra in molte registrazioni italiane contemporanee. La profondità di uno strumento come il pianoforte è infatti sacrificata in favore di suoni squillanti e in alcuni momenti troppo brillanti, relegando i bassi a per lo più momenti isolati durante l’ascolto. Ottime invece le note di copertina di Renato Principe che qui più che in altri casi risultano fondamentali per l’acquisizione di informazioni sull’autore e sulle singole opere ascoltate.
Edmondo Filippini
Ludwig Schuncke – Piano Music
Tatiana Larionova (pianoforte)
CD Brilliant Classics 94807
Giudizio artistico 4/5
Giudizio tecnico 3/5