Le Fantasie per liuto nel Rinascimento
Quello registrato da Francesca Torelli per l’etichetta discografica Da Vinci Classics è un album realmente prezioso, sia per l’argomento scelto, quello della musica rinascimentale per liuto, sia per gli autori e le composizioni che vi fanno parte, tenuto conto che vi sono anche tre brani incisi in prima assoluta mondiale. La liutista e tiorbista emiliana ha voluto dedicare questo suo ultimo sforzo discografico al genere della Fantasia attraverso il contributo di dodici compositori, quattro italiani (Vincenzo Capirola, Francesco da Milano, Lorenzo Tracetti e Simone Molinaro), due inglesi (John Dowland e Daniel Bacheler), due spagnoli (Alonso Mudarra e Luís de Milan), uno francese naturalizzato olandese (Nicolas Vallet), un olandese (Gregory Huwet), un tedesco (Elias Mertel) e un polacco (Wojciech Długoraj).
Come giustamente spiega la stessa Francesca Torelli nelle note di accompagnamento al disco, la scelta di dedicare un programma esclusivamente alla Fantasia tramite musicisti che operarono nel XVI secolo dipende dal fatto che questo genere fu tra tutti quelli affrontati dal liuto in quell’epoca il più realmente creativo e “autonomo” rispetto soprattutto a quello della forma di danza, la quale rappresentava per lo strumento a corde un banco di prova basato sull’apporto dato dalle diminuzioni e dalle variazioni nell’impianto del brano originale scaturito dalla tradizione popolare, senza contare che la presenza del liuto nelle tantissimi pagine vocali aveva il mero ed esclusivo compito di accompagnare il canto. Solo la Fantasia e il Ricercare, che nel Cinquecento risultano essere sinonimi del medesimo genere, unitamente al Preludio, furono in grado di incarnare la capacità totalmente creativa dei compositori dell’epoca per il liuto, soprattutto in Italia, Francia, Germania, Spagna, Inghilterra, Paesi Bassi e Polonia.
La pratica creativa di alcuni strumenti, tra i quali appunto il liuto, permise ai compositori del Rinascimento non solo di affrancarsi dall’invadenza monopolizzante della voce umana, ma anche di acquisire una nuova consapevolezza sganciata dall’annosa immagine di un artigiano e non di artista, vale a dire confinato nel ristretto e per certi versi umiliante compito di cantore da una parte e strumentista dall’altra, di semplice ed ignorante esecutore di brani musicali (la celebre e sprezzante sentenza di Guido d’Arezzo a tale riguardo, Musicorum et cantorum magna est distantia, isti dicunt, illi sciunt quae componit musica. Nam qui facit, quod non sapit, diffinitur bestia, la dice lunga sulla differenziazione in atto nel corso del Medioevo, in cui si esaltò la figura del musico teorico a discapito del musicista tout court). Inoltre, proprio il genere della Fantasia apre scenari compositivi a dir poco compositi e variegati nel vecchio continente al sorgere del XVI secolo, a cominciare dall’utilizzo che ne fa Ottaviano Petrucci nel 1507, pubblicando i due libri delle Intabolature de lauto di Francesco Spinacino in cui compaiono diciassette Ricercari nel primo e dieci nel secondo, oppure una forma fugata come la escogita nel 1536 Francesco da Milano, e ancora allargandone ulteriori possibilità in fatto di licenza compositiva, come suggerisce l’inglese Thomas Morley nel suo A plaine and easie Introduction to practicall Musicke, datato 1597.
Proprio sulla base di questa affascinante apertura di idee e di visioni (il lemma “fantasia” etimologicamente deriva dal greco φαντασία, che significa proprio “apparizione”, “rappresentazione”), Francesca Torelli ha voluto approntare questo programma liutistico basato su questo genere nell’Europa rinascimentale, che vede la presenza di autori celeberrimi, come nel caso di John Dowland e del già citato Francesco da Milano, ad altri noti praticamente solo agli addetti ai lavori e agli appassionati, come Lorenzo Tracetti e il tedesco Elias Mertel, ma la cui importanza non dev’essere sottovalutata grazie al loro lavoro innovativo. Un’innovazione che l’artista emiliana mette in risalto fin dal brano che apre la tracklist, il Ricercare Quinto del lombardo Vincenzo Capirola, nato nel 1473 e morto dopo il 1548, brano presente nel celebre manoscritto elaborato dal musicista intorno al 1515 e conservato attualmente alla Newberry Library a Chicago. La durata di questo brano, superiore ai cinque minuti, e la sua complessità, data dall’esplorare l’intera gamma della tastiera del liuto, possono sorprendere per via di una visione compositiva già così matura e compiuta.
Il processo di esplorazione, però, verte anche su aspetti più arditi, come dimostra il brano successivo, la Fantasia que contrahaze la harpa di Alonso Mudarra, il quale pur avendo prestato più attenzione al repertorio per la vihuela, in questa pagina dimostra di sfruttare appieno anche territori decisamente “dissonantici” in un’epoca durante la quale non erano di certo abituali. Sempre per restare in ambito spagnolo, di Luís de Milan (1500 c. - 1561) Francesca Torelli esegue le Fantasie X e XI, le quali sebbene provenienti da un volume a stampa di musica per la vihuela, per la precisione il Libro de musica de vihuela de mano, intitulado El Maestro pubblicato nel 1536 a Valencia, si adattano perfettamente al liuto, tenuto conto che lo strumento a corde spagnolo veniva accordato allo stesso modo del liuto (come fa giustamente notare la stessa interprete, nel testo in questione si cita per la prima volta nella storia musicale il termine “rubato”).
Certo, anche a un primo ascolto, il fascino della musica del monzese Francesco da Milano (1497 - 1543) colpisce fin da subito, soprattutto quando la sua genialità compositiva può essere sfruttata al massimo, come nel genere della Fantasia; ecco perché Francesca Torelli ha voluto registrarne tre, quelle contrassegnate nn. 81, 84 e 40 che, pur essendo brevi, la più articolata supera di poco i cinque minuti, fanno comprendere bene la padronanza espositiva dell’eloquio creativo del grande musicista. Proprio la Fantasia più lunga, definita “divina” nello stesso titolo, pone delle problematiche a livello di errori e di incongruenze: per questo motivo, l’artista emiliana ha voluto utilizzare le due copie manoscritte grazie alle quali è giunta fino a noi (per l’esattezza, il manoscritto di Giovanni Pacalono conservato nella Chiesa Madre di Castelfranco Veneto e il manoscritto Donaueschingen ms. G14, conservato nella Fürstlich Fürstenbergische Hofbibliothek) per elaborare la sua versione.
Ammirato dagli specialisti, ma pochissimo conosciuto dal pubblico, il romano Lorenzo Tracetti (1552 c. - 1590) è da annoverare fra coloro che hanno condizionato la letteratura liutistica italiana e straniera del Cinquecento e l’ascolto del brano scelto dalla Torelli, che porta il titolo di Due Fantasie (in prima registrazione assoluta), ci fa capire come l’arte compositiva di questo autore vanti una difficoltà tecnica che, pur raggiungendo i limiti fisiologici del liuto, non è mai fine a se stessa, ma viene sempre messa al servizio delle esigenze espressive, andando a impreziosire di volta in volta l’eleganza delle frasi e del pensiero musicale.
La sua fede calvinista costrinse il francese Nicolas Vallet (1583 c. - 1642 c.) a rifugiarsi ad Amsterdam, dove tenne corsi di liuto, con la possibilità di pubblicare raccolte fondamentali per questo strumento, come il Secretum Musarum (1615) e Le second livre de tablature de luth (1616). Il brano scelto dalla liutista emiliana, La Mendiante Fantasye, appartiene alla seconda opera e si basa su un motivo cromatico che permette, nella prima parte, di manifestarsi contemporaneamente in due voci, in modo da evocare armonie insolite, per poi diventare sempre più rarefatto ed evanescente.
Il genovese Simone Molinaro (1565 - 1634), oltre ad essere uno dei massimi liutisti del suo tempo, fu anche un notevole organista; la scelta di Francesca Torelli di presentare la sua Fantasia V risiede proprio nell’evidenziare quanto la tipica densità della scrittura organistica possa aver influenzato nel musicista genovese anche quella liutistica, contrassegnata da un’indubbia eleganza e da una raffinatezza d’eloquio che raramente si riscontra in autori coevi. A tutt’oggi, invece, la vita e la produzione dell’olandese Gregory Huwet (1550 c. - 1617 c.) rimangono avvolte nel mistero; tutto ciò che sappiamo è che svolse la sua attività di liutista alla corte di Wolfenbüttel, dove nel 1594 ebbe modo di conoscere il grande John Dowland, il quale indubbiamente influenzò in modo decisivo la musica del suo collega olandese. L’interprete emiliana ha voluto includere nel disco una Fantasia del liutista rinascimentale che la dice lunga sull’arte compositiva di Huwet, visto che il brano si basa su un enigmatico motivo cromatico che persiste a lungo, aleggiando insistentemente in modo da prefigurare un inevitabile senso di attesa da parte dell’ascoltatore e che viene risolto solo nella parte conclusiva.
Il liutista tedesco Elias Mertel (1561 c. - 1626) è conosciuto dagli appassionati della musica liutistica per essere l’autore di una delle più importanti antologie della fine del Rinascimento, l’Hortus Musicalis Novus stampato nel 1615. Qui, in prima assoluta mondiale, Francesca Torelli esegue tre brani di questa raccolta, la Phantasia 25 e il Preludium 197-Phantasia 108, dei quali però non conosciamo gli autori, in quanto i singoli compositori non sono menzionati nell’Hortus Musicalis Novus. Sempre a proposito di questa raccolta, la liutista emiliana ha voluto aggiungere il breve Finale del compositore polacco Wojciech Długoraj (1557 c. - dopo il 1619), brano delicatissimo e venato da una sottile malinconia che, nonostante sia presente a livello di manoscritto, è stato catalogato anche come preludio dell’Hortus Musicalis Novus. Un altro autore scelto da Francesca Torelli è l’inglese Daniel Bacheler (1572 - 1618), il cui nome, accostato ad alcune decine di brani per liuto, è presente in diverse fonti manoscritte di altri compositori inglesi. L’unica Fantasia da lui composta è stata abbinata dalla nostra interprete con un affascinante Preludio in do minore.
A proposito di inglesi, non poteva mancare ovviamente John Dowland (1563 - 1626), di cui è puramente superfluo parlare in termini di importanza e di grandezza per ciò che riguarda il liuto. La profondità, la complessità, la capacità di evidenziare un’espressività compiuta e densa nella ricchezza dei particolari timbrici della sua opera sono qui enunciati da tre pezzi, la Fantasia P5, la Fantasia P1 e la A Fancy P7, che fanno capire quanto la sua produzione possa assurgere alla dimensione di una testimonianza ineludibile della concezione culturale e non solo artistica della sua epoca.
La lettura che Francesca Torelli, la quale è docente di liuto al Conservatorio di Milano, fa di questo florilegio di Fantasie è a dir poco appassionata; ciò non vuol dire che la passione con la quale tratteggia questi brani risulti essere esagerata, fuorviante, ma la debita lente d’ingrandimento con cui fissare la ricchezza e la ferrea logica che la musica astratta rinascimentale dona attraverso il liuto. La differenza sta proprio qui, la capacità di restituire una concezione di suono, così lontana dalla nostra ricezione contemporanea, in un modo che possa essere ammirata nella sua stupefacente astrazione formale. Rendere la preziosità inventiva, la bellezza di un suono articolato nella sua suprema essenza fine a se stessa, un universo sonoro che si ripiega su se stesso, semenza di una creatività capace di contrastare la predominanza di una musica vocale il cui dominio incontrastato comincia a mostrare le prime sottilissime crepe. Per eseguire i brani del disco, l’interprete emiliana ha utilizzato tre strumenti, un liuto a sei cori in la di Pascal Goldschmidt, un liuto a otto cori in sol di Stephen Barber e un liuto a dieci cori in fa sempre di Stephen Barber.
Pulizia tecnica, proprietà nel delineare le varie voci, senso agogico sempre appropriato, intensità timbrica ideale per un disco che sarebbe indubbiamente piaciuto a Paul O’Dette, non solo per le finalità esecutive, ma anche per la sua progettualità, visto che lo scopo di Francesca Torelli è stato anche quello di indicare all’ascoltatore attento e sensibile scenari musicali poco battuti e poco conosciuti.
Stefano Albarello si è occupato della presa del suono ottenendo un ottimo risultato complessivo. La dinamica è oltremodo corposa, energica, ma anche naturale, capace di restituire la piacevolezza e la morbidezza timbrica dei tre liuti utilizzati. Il parametro del palcoscenico sonoro ricostruisce l’interprete al centro dei diffusori a una discreta profondità spaziale; molto buono anche l’equilibrio tonale capace di evidenziare il gioco dei registri senza sbavature di sorta e il dettaglio è ricco di matericità.
Andrea Bedetti
AA.VV. – Renaissance Fantasias – 16th Century Lute Music Across Europe
Francesca Torelli (liuto)
CD Da Vinci Classics C00609