Disco del mese di Marzo 2025
Ci sono dischi che rappresentano il risultato di una ricerca, di uno studio, di nuovi sentieri intrapresi con passione e coraggio, debitamente armati di competenza e di lucidità intellettuale, attraverso i quali si possono ascoltare (e ammirare) nuovi scorci e sconosciute prospettive. In questi casi, è come se si osservasse un dipinto sotto una nuova luce, guidati da un inatteso punto di fuga, capace di condurci per mano alla scoperta di “altro”, quell’altro che è sempre fonte di gioia e di entusiasmo per il fatto di portarci oltre gli annosi clichés di qualcosa che crediamo erroneamente di conoscere ormai benissimo.
A questa categoria di dischi va ora iscritto di diritto il CD, pubblicato dall’etichetta La Bottega Discantica, che l’arpista e didatta bolognese Cristiana Passerini ha voluto dedicare ad alcune pagine tastieristiche di Georg Friedrich Händel, con il chiaro intento di voler dimostrare come la vena compositiva del “caro Sassone” dedicata per gli strumenti a tastiera possa essere esaltata anche attraverso uno strumento polifonico pizzicato come l’arpa. Sia ben chiaro, l’idea di trasporre la musica di Händel sull’arpa non è una novità assoluta, oltre al fatto che ovviamente esiste una discografia ben nutrita che riguarda il celeberrimo Concerto per arpa in si bemolle maggiore HWV 294, ma finora era stato fatto con un intento, per così dire trascrittivo, alquanto approssimativo e che riguardava pagine o brani che più o meno indiscriminatamente erano stati “tradotti” per questo strumento sulla base di una loro idoneità armonica e melodica, attingendo così da arie operistiche, l’immancabile Lascia che io pianga dal Rinaldo, anche se, a onor del vero, non erano mancati momenti più appropriati fissati sul disco come quelli che l’arpista comasca Floraleda Sacchi aveva dedicato alla Passacaglia dalla Suite n. 7 HWV 432 e alla Sarabanda dalla Suite n. 4 HWV 437 in un suo CD miscellaneo dedicato al periodo barocco o ancora alla Suite in re minore HWV 448 registrata dalla milanese Mara Galassi.

Ma è indubbio che l’approccio esecutivo offerto da Cristiana Passerini si muove in un ambito dettato da una scelta trascrittiva più mirata e circoscritta, basata esclusivamente sul corpus tastieristico del Sassone, per la precisione le Suite in sol minore HWV 432, in re minore HWV 437 e in mi minore HWV 438; inoltre, l’arpista bolognese ha voluto aggiungere nella tracklist anche due pagine delle quali però manca l’autografo e giunte a noi solo attraverso copie successive alla morte di Händel, vale a dire la Suite in do minore HWV 445 e l’Allegro in re minore HWV 475. Il brano finale, che conclude la registrazione, è un Tema con variazioni in sol minore, il quale, a dire il vero, non compare nel catalogo ufficiale delle composizioni händeliane, in quanto pubblicato, nella versione per arpa o per pianoforte, dall’editore viennese Artaria nel 1826 con l’attribuzione data al Sassone, anche se sussistono dubbi che sia effettivamente farina del suo sacco.
Certo, è scontato il fatto che i “puristi” potranno storcere il naso di fronte a questa trasposizione che, a prima vista, potrebbe sembrare ardita, se non addirittura azzardata. Le Suites per tastiera eseguite all’arpa? E ciò può avere un senso musicale, oltre quello puramente interpretativo? A fornire una prima risposta ci pensa il compositore, didatta e musicologo Bruno Zanolini in sede di presentazione del CD, il quale nelle note di accompagnamento fa delle considerazioni che qui meritano di essere in parte riportate. La prima è che nello spirito della musica barocca il fattore timbrico non risulta decisivo e discriminante, vale a dire che a partire dai concerti solistici uno strumento ad arco come il violino può essere sostituito da uno a fiato come l’oboe o il flauto, senza poi dimenticare, e questo soprattutto nella cultura musicale di lingua tedesca, che dietro il termine di Klavier, ossia di “tastiera”, si cela tutta una serie di strumenti quali l’organo, il clavicembalo, la spinetta e il clavicordo. Ergo, sulla base di ciò, per quale motivo non si dovrebbe coinvolgere anche l’arpa, il quale è strumento polifonico, per eseguire queste Suites senza ricorrere forzatamente a banali semplificazioni armoniche e melodiche? D’altronde, nell’universo musicale händeliano l’arpa è contemplata, coinvolta, esaltata non solo in sede concertistica, ma anche in quella dedicata al teatro musicale.
Semmai, l’operazione trascrittiva ed esecutiva effettuata dall’artista bolognese vanta un altro merito, quello che riguarda una doverosa e a dir poco necessaria mutazione di rotta rispetto a una tradizione musicale in cui alcuni eccelsi arpisti, come Luigi Magistretti, Tiny Béon, Marcel Grandjany e Hans Joachim Zingel, andarono a pescare dal repertorio del Sassone pagine che furono presentate ed esposte in modo del tutto arbitrario, poiché furono operate inutili e perniciose modifiche strumentali dal punto di vista tecnico. Da qui, l’opera di “pulizia” in questione, questa dovuta tabula rasa effettuata da Cristiana Passerini, la quale si è dapprima resa interprete di una dovuta consapevolezza filologico-stilistica attraverso la quale ha poi affrontato queste Suites in nome di una corretta prassi esecutiva, andando giustamente a sfruttare quanto offerto dallo strumento stesso, vale a dire che l’arpa che, grazie alla sua straordinaria capacità di esprimere differenti piani sonori, ineludibili nel riproporre lo stile barocco, soprattutto quello incarnato dagli strumenti a tastiera dell’epoca, è in grado di far affiorare quelle sfumature di dinamica espressiva che vengono manifestate in fase interpretativa, prerogativa quest’ultima che appartiene agli strumenti ad arco e a fiato, che porta di conseguenza ad esprimere una maggiore cantabilità dotata di una ricca paletta di inflessioni timbriche.

Chiarito ciò, non si può negare a questa scelta di prassi e di interpretazione un risultato finale, a livello di progetto discografico, pregno di profondità e di fascino. In primo luogo per la già citata cantabilità, anche per via delle pagine prese in esame, che sono state scelte proprio per esaltare questo aspetto così ineludibile nell’universo musicale ed estetico händeliano, legato alla voce umana e alla dimensione dell’opera lirica e dell’oratorio. Ma tale apporto cantabile non deve accantonare quello che, a mio avviso, è il cuore stesso della dimensione ermeneutica di questa registrazione, congiunta a una dimensione più profonda e genuina, fondamentale dell’esprit della musica antica e barocca, quella che porta ad un ascolto-riflessione fornito dall’astrazione dell’elemento sonoro. La stessa chiave di tonalità, votata al valore minore, conduce l’ascoltatore a inabissarsi in una concezione squisitamente immanente, che viene per l’appunto rafforzata dall’impiego dell’arpa, la quale in diversi casi riesce a penetrare maggiormente la materia, la struttura musicale di questi brani. E poi, naturalmente, la suprema espressività fornita da Cristiana Passerini, che dimostra una padronanza assoluta in chiave tecnica, tale da permetterle di affondare lo scavo nella paletta delle inflessioni e delle sfumature, dando modo di spostare, di alzare il livello interpretativo di queste pagine a tutto vantaggio di chi ascolta di percepire nell’esplorazione sonora una dimensione generale capace di andare oltre da quanto offerto in sede originaria, ossia l’esecuzione alla tastiera.

Da qui, Disco del mese di marzo per MusicVoice.
Nulla da eccepire, in sede tecnica, per ciò che riguarda la presa del suono effettuata da Mario Bertodo; la dinamica, veloce, energica e dotata di una piacevole naturalezza timbrica, permette di cogliere quella tavolozza di sfumature espresse in sede artistica. La ricostruzione del palcoscenico sonoro avviene correttamente, con lo strumento presentato spazialmente al centro dei diffusori senza penalizzare l’irradiazione del suono in altezza e in ampiezza, sebbene l’arpa sia posta a una più che discreta profondità. Anche l’equilibrio tonale non mostra difetti di sorta, con una chiarissima riproposizione del registro medio-grave e di quello acuto, il che evidenzia idealmente i necessari piani sonori espressi dall’arpa. Infine, il dettaglio non manca di matericità e di una dose più che ragguardevole di nero che circonda lo strumento, non rendendo faticoso il tempo di ascolto, che supera i sessanta minuti di durata.
Andrea Bedetti
Georg Friedrich Handel – Harp Music
Cristiana Passerini (arpa)
CD La Bottega Discantica 330
Giudizio artistico 5/5
Giudizio tecnico 4,5/5