La musica da camera brahmsiana attraverso la lente del pianoforte a quattro mani
Una parte considerevole dell’intero catalogo delle composizioni di Johannes Brahms è permeato da una precisione tale, in ambito armonico e strutturale, che è stato trascritta, altro termine magico nell’universo estetico del sommo amburghese, nel corso del tempo dallo stesso autore per il pianoforte a quattro mani. E se si dovessero nutrire ancora dei dubbi sulla mirabile scrittura brahmsiana, basterà notare come il suo dipanarsi su un pianoforte a quattro mani non solo ripresenti in modo ideale quanto enunciato nella versione originale, ma anche e soprattutto come possa mettere in ulteriore luce la filigrana del tessuto sonoro, le sue conquiste armoniche e strutturali (ossia ciò che, decenni dopo, ammalierà un micidiale sacerdote dell’armonia quale fu Arnold Schönberg), così come il fascino dato dalla sua decodificazione in ambito melodico. E che si trattasse del repertorio sinfonico, sacro, corale o cameristico, poco importa, poiché il risultato di tale opera di trascrizione sul pianoforte a quattro mani è sempre di suprema fattura.
Ce lo ricorda il duo pianistico formato da Stefania Redaelli e Gabriele Dal Santo che in doppio CD pubblicato dalla Aulicus Classics ha registrato la trascrizione per pianoforte a quattro mani che Brahms fece dei due Quartetti per archi op. 51, del Quartetto per archi op. 67 e del Quartetto per pianoforte e archi op. 25, ossia quattro capolavori assoluti della musica cameristica del secondo Ottocento.
Il primo quartetto per archi, in do minore, dell’op. 51, fu scritto tra il 1868 e il 1873, ed è più o meno contemporaneo a quello in la minore, completato nello stesso anno. Come gran parte dei suoi lavori, questi due quartetti rappresentano il risultato di alcuni anni di esperimenti precedenti. Brahms stesso affermò di aver distrutto una ventina di tentativi, cercando di raggiungere quella forma per lui ideale di ciò che si sarebbe dovuto concretizzare sul pentagramma. Stabilitosi definitivamente a Vienna, Brahms prese l’abitudine di trascorrere le vacanze estive in campagna, periodi in cui poteva finalmente dedicarsi alla composizione con poche interruzioni. Così, nel 1873 trascorse l’estate a Tutzing, vicino a Monaco, dove completò i primi due quartetti per archi che ritenne all’altezza per la pubblicazione, per l’appunto le due pagine dell’op. 51, dedicandoli all'illustre chirurgo e valente dilettante musicale Theodor Billroth, che aveva conosciuto durante una vacanza estiva nei pressi di Zurigo nel 1866. C’è da notare che quando il genio di Amburgo era particolarmente soddisfatto della versione originale di una sua opera, il suo desiderio era di instillarla, fissarla, sistematizzarla anche nella versione per pianoforte a quattro mani, in una sorta di fecondo backup a favore di competenti del linguaggio musicale. Cosa che fece proprio con questi due quartetti e con quello dell’op. 67, creato durante la vacanza estiva del 1875 trascorsa a Ziegelhausen, vicino a Heidelberg e pubblicato l’anno successivo, con una dedica al professor Th. Wilhelm Engelmann, suo ospite a Utrecht durante una tournée di concerti effettuata in Olanda nel gennaio 1876.
Clara Schumann ebbe l’onore di essere la pianista alla prima esecuzione del Quartetto per pianoforte in sol minore op. 25, data ad Amburgo nel novembre 1861, in occasione del terzo di una serie di concerti organizzati nella città anseatica e che videro la partecipazione di un coro femminile, l’Hamburger Frauenchor, fondato due anni prima, e diretto dallo stesso Brahms. Anche in questo caso, l’op. 25 non rappresentò il primo tentativo con questo genere cameristico; c’era stato infatti un precedente quartetto per pianoforte, successivamente trasposto, rivisto e pubblicato nel 1875 come Quartetto n. 3 op. 60. Da parte sua, il Quartetto in sol minore rimase in gestazione per alcuni anni per via di una concezione generale dell’opera che rasentava una costruzione di stampo orchestrale, tanto è vero che lo stesso Brahms si rese perfettamente conto dei possibili problemi di equilibrio tra la parte impegnativa del pianoforte e gli archi e realizzò per questo una trascrizione per due pianoforti in modo da poterli risolvere. Brahms eseguì il quartetto con i membri dell’Hellmesberger Quartett alla sua prima apparizione in un concerto a Vienna nel 1862. Una curiosità: il critico Eduard Hanslick fu inizialmente deluso dall’opera, mentre considerò il modo di suonare di Brahms più simile a quello di un compositore che di un interprete, un giudizio che non doveva essere considerato denigratorio ma, sotto il punto di vista del severo teorico viennese, alla stregua di un plauso. Allo stesso tempo, però, criticò i temi del quartetto, definendoli insignificanti, aridi e prosaici, anche se poi, quasi per correggere il tiro, suggerì che, come sempre con Brahms, un ulteriore studio dell’opera ne avrebbe potuto rivelare le numerose virtù celate ad un primo ascolto.
Considero la lettura di queste pagine da parte del duo Stefania Redaelli e Gabriele Dal Santo molto valida; al di là di una convincente tecnica esecutiva e a un ottimo affiatamento, i due artisti sono riusciti a trovare la giusta quadra per esaltare sia la bellezza di queste pagine, sia lo scopo primario di queste trascrizioni per pianoforte a quattro mani, vale a dire l’affioramento di quelle caratteristiche insite nella scrittura brahmsiana nelle versioni originali dei tre quartetti per archi e nell’op. 25. Ne consegue una resa melodica, un grado di espressività capaci di coinvolgere l’ascoltatore, ponendolo di fronte a una ricchezza di sfumature, di equilibrio nei pesi timbrici, di rimandi psicologici.
Altrettanto buona la presa del suono da parte di Simone Sciumbata, contrassegnata da un’adeguata risposta da parte dei quattro parametri, con una dinamica corposa, ma naturale allo stesso tempo, che permette al palcoscenico sonoro di ricostruire il pianoforte al centro dei diffusori con una discreta profondità. Allo stesso tempo, l’equilibrio tonale non difetta nella messa a fuoco del registro acuto e di quello medio-grave e il dettaglio presenta una più che valida matericità.
Andrea Bedetti
Johannes Brahms – Original Transcriptions for piano four hands- Op. 51 Nos. 1 & 2-Op. 67-Op.25
Stefania Redaelli & Gabriele Dal Santo (pianoforte)
2CD Aulicus Classics ALC 0036
Giudizio artistico 4,5/5
Giudizio tecnico 4/5