Incontro con Marco Sollini: alla ricerca di affinità musicali, artistiche e naturali
Il pianista e compositore marchigiano, ideatore e direttore artistico del festival Armonie della sera, è un convinto assertore della necessità di unire l’arte dei suoni con quella di monumenti e luoghi magici, come solo l’Italia sa offrire. Ne abbiamo parlato con lui in questa intervista
Maestro Sollini, dopo l’annus horribilis 2020 a causa degli effetti del COVID-19, torna quest’anno il Festival Armonie della Sera, giunto ormai alla diciassettesima edizione. Da quando il Festival ha mosso i primi passi nel 2005, a diciassette anni di distanza e con alle spalle la tragedia della recente pandemia, che cosa ha portato alla sua vita di uomo e di artista questa manifestazione? In che cosa si sente arricchito?
Dopo tanti anni di gioie e dolori legati a questa iniziativa molti sono i ricordi, alcuni bellissimi, altri meno. Ci sono concerti che si sono legati nella memoria ai luoghi che li hanno ospitati ed artisti che hanno lasciato un segno a volte, oltre che per la loro bravura, anche per una umanità rara. Ma talvolta è accaduto anche il contrario! Questo festival, dopo quasi venti anni, ha certamente segnato la mia vita e di chi mi sta accanto ed è stato accudito come un figlio, richiedendo cure costanti, dedizione, sacrifici, forza di volontà. Grazie ad Armonie della sera ho scoperto siti magnifici che non conoscevo o avevo visto solo in fotografie e portato molti artisti amici ad esibirsi, altri ne sono arrivati strada facendo. Ma penso anche alle persone che non ci sono più e che nei primi anni del festival erano accanto a noi… in questo ultimo terribile anno di pandemia abbiamo perso tutti qualche conoscente, amico, familiare… e il mondo non è diventato affatto migliore, invaso da egoismo e superficialità. Cerchiamo di “purificarlo” con un po’ di Musica di cui davvero e più che mai ne abbiamo bisogno!
L’edizione di quest’anno toccherà, nei mesi estivi e autunnali, dieci regioni per un totale di ventotto date, durante le quali avrà modo di confrontarsi con diversi artisti e con interessanti realtà musicali italiane. Un vero e proprio festival itinerante che va a toccare luoghi e scorci incantevoli del Bel Paese. Ormai, la ricetta che unisce l’arte dei suoni alle bellezze paesaggistiche, storiche e culturali dello Stivale è quella che si può definire vincente? E questo accade perché la musica non basta più da sola a richiamare il pubblico?
Quando iniziai questa avventura era il 2005, eravamo nelle Marche e tutto prese spunto dalla suggestiva Chiesa di San Marco a Ponzano di Fermo che io vedevo ogni volta illuminata in tutto il suo splendore, tra gli ulivi, ogni volta che andavo a posteggiare la mia auto, nel piazzale non lontano dalla casa che mi accoglieva nei week-end o nei periodi più tranquilli. C’erano altre iniziative ma nessuna aveva la formula che intuii potesse essere vincente: il Bello nel Bello! Per creare una miscela di bellissime armonie serviva creare l’ambiente giusto, la giusta atmosfera, alla costante ricerca della Bellezza, da quella puramente estetica a quella dei colori e dei sapori, per dare forza a un’Arte che nel bello trova suo pieno sviluppo, per arrivare più direttamente al cuore della gente che si lasciava incantare dalla magia della miscela di Musica e paesaggi, Arte e incanto, sogno e profondità. Nel tempo, dopo aver esplorato le Marche un po’ in lungo e in largo, dopo averne apprezzato meraviglie e subìto le ancestrali chiusure, ho sentito il bisogno di legarle alla bellezza delle altre regioni, di quello che, come nessun altro Paese al mondo, può offrire l’Italia. Privilegio e impegno, sfida e follia al tempo stesso gli ingredienti per mettere assieme un cartellone come quello del 2021 che vede ben dieci diverse regioni coinvolte spaziando dall’evocativo Colle dell’Infinito di Recanati al poetico Castello della Rancia di Tolentino, dal borgo di Moresco alla Pinacoteca Civica di Jesi ma anche dalla Venaria Reale di Torino alla Reggia di Caserta, dal Teatro Greco di Tindari al Palazzo della Meridiana di Genova e in altri tanti luoghi d’incanto. La Musica va vissuta in profondità e dal vivo soprattutto, se poi il contorno è anche un luogo di bellezza il pubblico non può che esserne sedotto.
Lei, oltre ad essere un affermato pianista, è anche un compositore che presenta volentieri al pubblico le sue opere (non per nulla il concerto inaugurale del 15 luglio e quello finale del 18 dicembre del festival saranno dedicati a sue composizioni, oltre a quello del 3 agosto). Quanto è diverso il Sollini autore dal Sollini interprete? Intendo dire, l’approccio alla musica quanto differisce, anche se in entrambi i casi vi è sempre l’atto creativo?
Per la verità ho deciso di presentarmi come “compositore” al pubblico dopo alcune esperienze che mi hanno incoraggiato, tra queste gli apprezzamenti di alcuni amici stimati e affermati musicisti che hanno anche gradito alcune mie dediche musicali. Ma più che mai la svolta è arrivata grazie alla Da Vinci Publishing che ringrazio di vero cuore per aver creduto in me e che da luglio inizierà una bella serie di pubblicazioni editoriali distribuite nel mondo da Hal Leonard. Primo titolo saranno i miei 24 Piano Works, brani pianistici composti tra il 2001 e il 2007. Devo dire anche che la mia vena creativa ha avuto una svolta durante quest’ultimo anno di pandemia che mi ha dato modo di dedicarmi alla composizione come non mai. Non avendo concerti da preparare, sono stato assorbito per molte ore dalla composizione e pure, mi verrebbe da dire, con una sorprendente facilità creativa che non so neppure come sia arrivata. Così ho scritto un nuovo album pianistico di 24 brani, il melologo Divoc e Ned, che verrà eseguito al festival, una suite per pianoforte a 4 mani e molte altre composizioni cameristiche che andremo a pubblicare e anche a eseguire prossimamente. Per quanto concerne la parte del Sollini interprete poi devo dire che la lunga militanza sul più importante repertorio pianistico come pure su tante rarità mi ha dato modo di mettere alla prova la mia curiosità e continua ricerca di miglioramento. Mettersi al pianoforte e suonare i propri brani è certamente un atto di verità assoluta, ma anche ascoltare le proprie musiche eseguite da altri è un’esperienza viva ed emozionante, non da meno.
Quali sono i concerti e le date dell’edizione di quest’anno che la stimolano maggiormente, vuoi per il programma, vuoi per il luogo in cui si terranno?
In realtà, il programma del 2021 è talmente ricco che rimane quasi impossibile dare una panoramica completa, ma certamente non posso non citare l’evento del 26 agosto al Teatro Greco di Tindari con Sheherazade che andremo a condividere come Duo Sollini-Barbatano assieme a Pamela Villoresi, voce recitante, e alla pianista Gilda Buttà o anche il concerto del virtuoso percussionista Simone Rubino al Castello della Rancia di Tolentino, come pure il concerto che andremo a fare alla Venaria Reale con la Dante Symphonie di Franz Liszt e quello conclusivo di dicembre che mi vedrà accanto ad amici, nomi illustri del mondo della musica, nel “Sollini & Friends” che faremo al Teatro di Villa Torlonia a Roma, interamente dedicato alle mie musiche, solo per citarne alcuni.
Andrea Bedetti