In nome dell’Immortale Amata
Tra le lettere d’amore più famose si annoverano quelle scritte da Ludwig van Beethoven alla cosiddetta Immortale Amata, una donna dall’identità ancora sconosciuta e che, nel corso del tempo, ha preso il nome di numerose possibili destinatarie, nessuna delle quali però sembra ancora corrispondere.
Proprio da queste lettere all’ignota destinataria, Marco Angius, direttore artistico e musicale dell’Orchestra di Padova e del Veneto, ha voluto proporre l’esecuzione integrale dei concerti per pianoforte del sommo compositore, dando a questa iniziativa il sintomatico titolo di “Immortali Amate”, visto che alla tastiera si sono alternate cinque pianiste di fama non solo nazionale, vale a dire Mariangela Vacatello, Leonora Armellini, Maria Perrotta, Anna D’Errico e Gloria Campaner, che hanno eseguito i cinque concerti, accompagnate al podio dallo stesso Marco Angius alla testa dell’Orchestra di Padova e del Veneto.
MusicVoice.it è stata presente a tre di questi concerti, promossi da Fazioli e RAI5, presso il Teatro Verdi di Padova. Questi “concerti non-concerti”, come li ha definiti Marco Angius, faranno parte della “maratona” televisiva dedicata al sommo compositore di Bonn in occasione del 250° anniversario della nascita assieme alle incisioni delle Sinfonie da parte dei Berliner Philharmoniker.
Il primo appuntamento della rassegna ha visto Mariangela Vacatello interpretare l'11 luglio il Concerto n. 3 Op. 37 in do minore. Eccellente l’apertura degli archi e dei timpani nel primo movimento, lodevole la coesione dei fiati. L’inizio del pianoforte ha risentito molto della mancanza del coperchio per evidenti necessità audiovisive, risultando così lo strumento a tastiera timbricamente sovrastato da parte dell’orchestra, soprattutto dai fiati e dagli ottoni (e questo vale specialmente nel dialogo con il corno). La resa sonora è inevitabilmente migliorata quando il pianoforte si è espresso da solista, con l’utilizzo del pedale di risonanza corretto e ben bilanciato, non facile da gestire in una sala dalla facile eco, data dall’obbligata riduzione del pubblico. Il finale è risultato essere giustamente maestoso. Ben calibrato l’insieme orchestrale per tutto il corso del Largo (II movimento) e nettamente migliore il suono della solista, che però è scivolata in un Rondò troppo potente e che è risultato essere eccessivamente pieno. Inoltre, è saltata subito all’orecchio la tromba leggermente calante nella prima metà del movimento; al contrario efficace è stata la tenuta del clarinetto, poche battute più tardi, nella ripresa del tema assieme ai violoncelli.
Sempre nello stesso giorno Leonora Armellini ha invece interpretato il Concerto n. 1 Op. 15 in do maggiore; anche in questo caso è stata eccellente l’introduzione degli archi e dei fiati, seguiti a ruota dal pianoforte della Armellini, che ha saputo far fronte magistralmente alla difficile acustica e alla struttura dello strumento. La stessa solista, poi, è riuscita a comunicare con i fiati creando un perfetto dialogo; mai sovrastando la solista, l’orchestra ha saputo mantenere la sua coesione, specialmente nel finale del movimento. Il Largo ha visto preparata la sezione degli archi anche se talvolta troppo potente, specialmente nel registro basso. Anche la solista ha mantenuto alto il livello dell’esecuzione con una continua e sempre più difficoltosa risonanza, caratteristica del movimento. Il Rondò finale ha visto l’inizio con i corni timbricamente troppo forti, al punto da sovrastare il resto dell’insieme; inoltre, anche la coesione della sezione fiati a tratti si è lasciata andare, mentre il resto dell’orchestra è rimasto saldo alle note positive dei movimenti precedenti, dai timpani perfettamente calibrati ai violoncelli e ai contrabbassi nelle battute pizzicate. Il flauto si è reso poi protagonista di un ottimo e sorprendente intervento, senza dimenticare che l’eccellente l’orchestra è stata coesa nelle parti d’assieme, così come nel finale, perfettamente orchestrato da Marco Angius sul podio.
Il 14 luglio vi è stata l’esecuzione del Concerto n. 4 Op. 58 in sol maggiore da parte di Anna D’Errico, una pianista preparata che ha eseguito una buona apertura, seppur discreta, nel registro alto e nelle articolazioni delle semicrome. È seguita l’orchestra con un’eccellente sezione archi, mentre di particolare precisione è stato l’accompagnamento pizzicato dei violoncelli e dei contrabbassi. Al contrario il fagotto è risultato troppo forte nella seconda introduzione del pianoforte e leggermente sporco il suono del flauto nelle precedenti battute, pecca che si è ripetuta anche nel resto dell’Allegro moderato e, a tratti, anch’esso preponderante nei confronti della solista. Lodevole l’intervento di Anna D’Errico nel finale, caratterizzato da un forte virtuosismo. Eccellente anche il tema dell’Andante con moto del pianoforte, ben accompagnato dai bassi della sezione degli archi e da un insieme orchestrale quanto più possibile deciso e preciso. Non si può dire lo stesso dell’inizio del terzo movimento (Rondò), in cui gli archi sono risultati poco coesi e scarsamente coordinati nella prima parte quanto precisi nelle semiminime in ripresa del tema, così come i timpani e i fiati. Ottimi, in questa seconda parte del Rondò, gli interventi solistici del pianoforte, ben decisi e mai banali nella loro complessità.
Puntuale, come ha sempre dimostrato negli eventi con l’OPV, Marco Angius, che ha saputo orchestrare un numero così elevato di concerti in un ristretto periodo di tempo. Lodevole, poi, il lavoro di insieme dell’orchestra, preparato in un periodo poco favorevole a prove ed esecuzioni concertistiche.
Marco Pegoraro
Ludwig van Beethoven
Concerto n.3 op.37 in do minore
Mariangela Vacatello, pianoforte
Orchestra di Padova e del Veneto
Marco Angius, direttore
Valutazione artistica: 3/5
Concerto n.1 op.15 in do maggiore
Leonora Armellini, pianoforte
Orchestra di Padova e del Veneto
Marco Angius, direttore
Valutazione artistica: 4/5
Concerto n.4 op.58 in sol maggiore
Anna D'Errico, pianoforte
Orchestra di Padova e del Veneto
Marco Angius, direttore
Valutazione artistica: 4/5