In nome della polifonia rinascimentale
Alessandro Scarlatti rappresenta un classico caso di autore che viene citato e ricordato tantissimo e, allo stesso tempo, ascoltato pochissimo, nonostante il suo catalogo, a dir poco vasto, abbia toccato ed esplorato praticamente ogni genere musicale. Quindi, ogni volta che si ha occasione di affrontare ed esaminare nell’ascolto una sua composizione non si può fare a meno di constatare come il grande esponente della scuola musicale napoletana sia riuscito a instillare in essa un supremo equilibrio stilistico, che appartenga al contesto vocale o strumentale. Tale constatazione non può che essere confermata alla luce di una recentissima registrazione della Urania Records dedicata a due opere del repertorio sacro del compositore partenopeo, vale a dire il Salve Regina per soprano, contralto, tenore e basso e il Magnificat a cinque voci e basso continuo, oltre a una composizione del figlio Domenico, il Te Deum a otto voci e basso continuo, e ad una del musicista contemporaneo inglese Herbert Howells (1892-1983), il Requiem per quattro/otto voci a cappella e soli, nella lettura fatta dall’Intende Voci Ensemble diretto da Mirko Guadagnini.
Come ricorda lo stesso Guadagnini nelle note di accompagnamento al CD, la volontà di questo progetto discografico è nato dal desiderio di far conoscere meglio il repertorio sacro, affrontato saltuariamente dall’autore, oltre a offrire una lettura particolare del Magnificat (il musicista napoletano ne scrisse tre), il quale, sebbene sia stato composto per cinque voci, qui viene esaltato da un approccio votato all’alternanza tra soli e coralità. Quest’opera, della quale non si conosce la data esatta di composizione (la versione sulla quale si è basata la registrazione è quella curata da Luca Della Libera) rappresenta un tipico esempio della capacità creativa di Alessandro Scarlatti, frutto di una mirabile sintesi tra una tipologia di canto che trae linfa dalla grande lezione di Palestrina calata nel tipico linguaggio della prima metà del Settecento (due esempi su tutti, il Deposuit potentes, prodigioso nel saper sfruttare al meglio la polifonia, con il tenue, delicato accompagnamento dell’organo, e il conclusivo Amen, in cui la verticalità del canto si insegue tra le pieghe della vocalità corale, sulla base di una potenza ritmica della quale il musicista partenopeo non perde mai il controllo e la padronanza).
Allo stesso modo, il Salve Regina, scritto a Roma nel 1703, offre altrettanti spunti di riflessione, visto che si tratta dell’ennesimo esempio di come Alessandro Scarlatti abbia desunto dalla tradizione del passato concetti, visioni, spinte emotive, come dimostra il fatto che la scrittura in questo brano è stata concepita su quattro voci senza la presenza del “barocco” basso continuo, in modo da porre in evidenza il costrutto contrappuntistico, in nome di un supremo equilibrio formale. E da questo filo rosso sotterraneo, come ci fa capire il tipo di programma voluto da Mirko Guadagnini e dai componenti dell’Intende Voci Ensemble, che si dipanano le altri due composizioni presenti nella registrazione, il Te Deum di Domenico Scarlatti e il più recente Requiem dell’inglese Howells, entrambe espressioni di una polifonia che nel primo caso si stempera in una brillante policoralità basata sulla presenza di un primo e di un secondo coro omofonici che creano un continuo rapporto di pesi e contrappesi e, nel secondo caso (il Requiem fu composto dal musicista di Lydney nel 1936 per ricordare la moglie prematura del figlio) in una serie di sei segmenti che, di volta in volta, traendo spunto dalla tradizione antica, mettono in risalto un uso accorto ed elegante dell’elemento contrappuntistico, in cui passato e presente confluiscono spontaneamente, in un’affascinante armonia di intenti e di espressività.
La bontà della lettura effettuata da Mirko Guadagnini, nel duplice ruolo di tenore e maestro concertatore, e dei membri dell’Intende Voci Ensemble risiede nel aver saputo evidenziare le finalità del loro progetto, ossia di esaltare la visione contrappuntistica delle opere scarlattiane senza però snaturarne il senso generale, la concezione d’insieme, fornendo adeguatamente un denominatore comune che si estende anche al pezzo di Domenico Scarlatti e di Herbert Howells, i quali intendono confortare e rafforzare tale fine progettuale. C’è coinvolgimento, vi è debita espressività emotiva (in tal senso il Requiem è la fatidica cartina al tornasole in cui l’ascoltatore è pregno del dolore manifestato pudicamente dal musicista inglese), vi è una lucidità interpretativa che sempre offre un equilibrio in cui trovano posto ricerca vocale e tradizione del testo.
La presa del suono effettuata da Fabio Gionfrida nella Canonica Lateranense di S. Giorgio Martire a Bernate Ticino, nei pressi di Milano, aiuta l’ascolto a immergersi in un coinvolgimento emotivo, ricostruendo in modo corretto, a livello di palcoscenico sonoro, sia la massa vocale, sia l’organo e la tiorba. Il rispetto dell’equilibrio tonale permette per l’appunto di seguire facilmente i registri di quest’ultimo strumento, così come l’accompagnamento dell’organo. La bontà della dinamica, energica e naturale, dà modo al dettaglio di materializzare meglio sia le voci, sia gli strumenti.
Andrea Bedetti
Alessandro Scarlatti-Herbert Howells – Magnificat-Requiem
Intende Voci Ensemble – Mirko Guadagnini (tenore & maestro concertatore)
CD Urania Records LDV 14071
Giudizio artistico 4/5
Giudizio tecnico 4/5