Il suono celestiale (e difficilissimo) del duo per arpe
Intervista all’Alchimia Duo, formato dalle arpiste Alice Caradente e Alessandra Ziveri, interpreti del CD “The Queen’s Harp”, dedicato al repertorio francese del XVIII secolo
Quali sono i motivi che vi hanno spinto a registrare questo particolare repertorio di musica per due arpe?
In generale il repertorio arpistico francese del diciottesimo secolo ci ha sempre affascinato, sin dal periodo di studi in Conservatorio: a partire dalle sonatine “didattiche” di François Joseph Naderman a quelle di Marie Martin Marcel vicomte de Marin e di Martin Pierre Dalvimare, che hanno un ruolo molto importante nei programmi accademici dei Conservatori italiani. Ci incuriosiva approfondire un repertorio elegante e, allo stesso tempo, mai scontato: un repertorio scritto appositamente per le due arpe e collocato nel periodo storico di massimo splendore del nostro strumento.
L’esecuzione di brani per duo di arpe che tipo di problematiche tecniche comporta?
Principalmente l’attacco del suono, molto netto e di conseguenza difficile per l’insieme: dopo tre dischi insieme, gli incipit dei brani risultano sempre complicati. Un altro problema è dato dalla quantità di armoniche presenti, per natura degli strumenti: capita spesso che restino nell’aria per diversi secondi alcune vibrazioni, nonostante siano state smorzate le corde che le producono, che “stridono” con le armonie successive. Il decadimento naturale dei suoni è inoltre molto più lungo rispetto a qualsiasi altro strumento.
Oltre al repertorio di musica francese della seconda metà del XVIII secolo, quali altre scuole e autori di ambito europeo hanno scritto per un duo d’arpe?
Ci sono varie scuole nazionali che proprio in quel periodo iniziarono a consolidarsi: basti pensare alla scuola italiana, che nacque proprio sul finire del XVIII secolo, di pari passo con l’avvento dell’arpa a pedali, grazie a Leonardo Primavera (1740-1802), personaggio citato per la prima volta da Blanda Bagatti nel suo Arpa e arpisti (Piacenza, 1932). Tra i suoi allievi si ricorda Curzio Marcucci (1775-1842), che a sua volta formò un’intera generazione di arpisti, fra i quali alcuni dei più importanti del panorama europeo, come il figlio Ferdinando (1800-1871), Angelo Bovio (1824-1865) e Filippo Scotti (1790-1868), capostipite della scuola napoletana e maestro dei fratelli Giovanni e Sebastiano Caramiello, che hanno al loro attivo svariate composizioni originali e parafrasi operistiche per duo di arpe.
Quali sono i vostri prossimi progetti discografici come Alchimia Duo?
Abbiamo iniziato questa avventura con la Da Vinci Edition, che ci ha appoggiato tantissimo nella ricerca delle composizioni che abbiamo scelto e nel progetto discografico in generale: vorremmo continuare sulla ricerca del repertorio originale per la formazione del Duo di arpe, magari addentrandoci nell’800 europeo. Ci sono tantissime composizioni che aspettano di essere ripescate dalle biblioteche e riportate a nuova vita!
Andrea Bedetti