Il potere trascrittivo del sax
In un mercato discografico che diviene sempre più saturo di incisioni che riguardano il repertorio classico e votate comprensibilmente a solleticare la curiosità dell’ascoltatore, il quale si trova circondato da una miriade di titoli pubblicati da piccole e grandi etichette, negli ultimi anni si assiste sempre più frequentemente alla produzione di registrazioni che propongono trascrizioni o riduzioni di brani più o meno celebri attraverso l’esecuzione con altri strumenti rispetto a quelli pensati originalmente. Una pratica, questa, che sta diventando sempre più diffusa e che talvolta porta a un risultato finale accettabile e condivisibile, mentre in altri casi rappresenta un mezzo fallimento in termini di qualità interpretativa e di omogenea resa timbrica.
Diciamo subito che la presente registrazione rientra nel novero della prima categoria, visto che la scelta da parte dei membri del Neos Ensemble di presentare alcuni capolavori della musica cameristica di Corelli, Vivaldi, Haydn e Mendelssohn attraverso il suono di strumenti a fiato come il sax tenore, il sax soprano e il sax baritono, ha il merito di risultare non solo accattivante, ma anche in grado di evidenziare (e questo è l’aspetto più importante a cui ambire quando si attua una simile operazione musicale) quelle peculiarità armoniche e melodiche insite in una determinata opera. Questo perché la trascrizione o riduzione che sia (ultimamente ho avuto modo di leggere una tesi di laurea, scritta da Gabriele Amodio, alla quale rimando idealmente coloro che vogliono capire la differenza che separa queste due tecniche di composizione musicale) obbliga a delle accortezze stilistiche e a delle inevitabili scelte di adattamento che se da un lato lasciano un margine espressivo-compositivo alla figura del trascrittore, dall’altro gli impongono dei precisi paletti che mirano a non snaturare lo spirito stesso della trascrizione.
E in ciò i due membri del Neos Ensemble, Daniele Caporaso al sax soprano e tenore e Stefano Nanni al sax soprano (gli altri musicisti sono Armando Noce al sax baritono, Giorgio Spolverini al clavicembalo e Silvia D’Augello al pianoforte), che si sono occupati della trascrizione dei brani presenti in questo disco dell’etichetta indipendente Terre Sommerse, dal titolo Periplo, hanno il merito di aver rispettato e in un certo senso esaltato quel delicato e fragile equilibrio sul quale si regge il costrutto che contraddistingue l’arte trascrittiva, ossia l’apparente aporia tra libertà timbrica e rigore formale. Un’aporia che diviene autentica scommessa artistica nel momento stesso in cui si vuole trascrivere opere come le Sonate da Chiesa a Tre, op. 3 n. 1 & n. 11 di Arcangelo Corelli, le Sonate da Camera a Tre op. 1 n. 12 & n. 21 di Antonio Vivaldi (con quest’ultima che presenta il celeberrimo tema con variazioni “La Follia” di corelliana memoria), il Trio con pianoforte in do maggiore Hob: XV n. 21 di Franz Joseph Haydn e il primo tempo del Trio con pianoforte in do minore op. 66 di Felix Mendelssohn Bartholdy, utilizzando al posto degli archi tre strumenti apparentemente “azzardati” come il sax tenore, soprano e baritono, fermo restando l’accompagnamento dato dal clavicembalo in Corelli e Vivaldi e il pianoforte in Haydn e Mendelssohn.
L’obiettivo e la scommessa lanciati da Daniele Caporaso e Stefano Nanni, come suggerisce etimologicamente lo stesso titolo del disco, sono stati quelli di circumnavigare e di descrivere; la circumnavigazione ha coinvolto la disamina di un periodo musicale che va dal barocco corelliano e vivaldiano, ricco di tessiture “vocali” trasferite nella pratica strumentale, fino al classicismo viennese di Haydn, fissato su una rigorosa e flessibile dimensione formale dell’espressione sonora, e al romanticismo sottilmente e delicatamente inquieto di Mendelssohn, attraverso la volontà di sondarlo con strumenti “audaci”, rispetto alle scelte iniziali, come i tre tipi di sax impiegati dai due trascrittori e da Armando Noce, mentre la descrizione è data dal modello di trascrizione, rispettosa oltremodo delle partiture originali e che punta nel mettere in evidenza, nel mostrare “descrittivamente” l’evoluzione del linguaggio musicale in ambito cameristico in un lasso di tempo che va dalla fine del Seicento fino alla prima metà dell’Ottocento.
Se una trascrizione risulta efficace quando non solo riesce a “circumnavigare” a livello esplorativo una data opera o un preciso momento musicale storicamente fissato, ma anche quando è in grado di saper riproporre con “altre” timbriche ciò che quelle date opere intendono descrivere utilizzando un diverso approccio strumentale, il quale non solo non “tradisce” lo spirito originale dell’opera ma ne accresce, nella descrizione espressiva, la dimensione interpretativa, allora tali peculiarità non mancano di certo alla presente registrazione, in quanto i componenti del Neos Ensemble dimostrano con la loro esecuzione di saper trasferire e rispettare idealmente la sfera della circumnavigazione così come quella della descrizione nelle opere prese in esame. Nello specifico, la scelta di tre strumenti a fiato così moderni e così poco sfruttati dalla letteratura musicale classica si è dimostrata felicemente adeguata nella scelta trascrittiva, con il risultato di essere stimolante in chiave musicologica e coinvolgente in quella relativa all’ascolto, senza dimenticare l’apporto di Giorgio Spolverini al clavicembalo e di Silvia D’Augello al pianoforte, entrambi capaci non solo di dialogare con i sassofoni, ma anche di equilibrarne le inevitabili differenze timbriche con un senso dell’esecuzione e della “calibrazione” del suono che ne garantisce l’effetto e la dimensione interpretativa del gesto.
Discreta la resa del suono, curata da Roberto Terelle e da Simone Sciumbata; la dinamica è sufficientemente energica e veloce nei transienti, anche se a livello di palcoscenico sonoro, la ricostruzione spaziale dell’evento sonoro vede sia il clavicembalo, sia il pianoforte posti timbricamente e dimensionalmente in modo alquanto arretrato rispetto agli strumenti a fiato, con un’inevitabile, sebbene leggera, perdita nel parametro dell’equilibrio tonale.
Andrea Bedetti
AA.VV. – Periplo
Neos Ensemble
CD Terre Sommerse
Giudizio artistico 4/5
Giudizio tecnico 3/5