Il flauto ieri, oggi e domani
Antonella Bini è una delle più acclamate flautiste del mondo musicale italiano e la più versatile, tenuto conto che suona tutti i modelli di questa famiglia dei fiati, oltre ad essere una specialista del repertorio contemporaneo. L’abbiamo intervistata per avere un suo parere sulla musica attuale e sui progetti dell’ACHЯOME ensemble, da lei cofondato, che si dedica anche alla diffusione dei nuovi autori e di quelli ingiustamente dimenticati, come Vittorio Fellegara, al quale hanno dedicato il loro terzo disco che sta per essere pubblicato dall’etichetta Vermeer Classics
Maestro Bini, se lei fosse un medico e la musica colta contemporanea italiana fosse un paziente da visitare, quale sarebbe la sua diagnosi? Gode di buona salute, è stazionaria o versa in condizioni preoccupanti? E quale potrebbe essere, a suo avviso, la cura per preservarla o guarirla da possibili mali?
La musica contemporanea vive spesso una condizione preoccupante che possiamo però identificare nel pregiudizio di essere “inascoltabile”. Troppe volte mi sento dire “fai musica che non capisco”. Il primo problema, a mio avviso, è il connotato che si dà all’aggettivo “contemporanea” che vuol solo dire “del nostro tempo” e come tale è sottoposta agli “esperimenti” che il tempo in cui si esplica “vive”: sarà poi la storia a fare da setaccio. Secondo me una cura potrebbe essere mettere nei piani di studio accademici anche il repertorio dei nostri giorni, uscendo dai binari della consuetudine, e penso sia basilare una guida all’ascolto dei brani che vengono proposti, proprio per avvicinare e spiegare gli “esperimenti” che verranno eseguiti e ascoltati.
Lei è stata tra i fondatori dell’ACHЯOME ensemble, uno dei principali gruppi musicali del nostro Paese votato in massima parte al repertorio della musica contemporanea. Com’è nato questo progetto e che cosa si è prefissato? E quali sono le maggiori difficoltà che un gruppo destinato alla divulgazione e all’esecuzione della musica attuale incontrano in Italia? Com’è la ricezione del pubblico, soprattutto di fronte alle pagine più ardite e sperimentali?
ACHЯOME ensemble nasce dall’idea di voler unire le varie esperienze musicali di noi (sei) componenti per farsi portavoce di tutti i linguaggi della musica d’oggi: l’apertura a tutte le forme di comunicazione dell’arte a 360° fa di ACHЯOME ensemble la sua particolarità. I nostri programmi sono ideati, redatti e progettati dal nostro Direttore artistico-musicale, Marcello Parolini, che vuole creare sempre un ponte ideale tra il presente, il Novecento storico e il repertorio “più classico”: nel nostro nome appare la “R” rovesciata proprio per dire che siamo un ensemble di musica contemporanea, ma che il nostro sguardo è rivolto anche al passato. Per riallacciarmi a quanto ho detto prima, i nostri concerti sono sempre introdotti e spiegati per avvicinare il pubblico e renderlo parte integrante delle nostre performance e devo dire che fino ad oggi il pubblico ha apprezzato questo nostro modus vivendi rispondendo molto bene alle nostre proposte, sostenendoci fin da subito con entusiasmo e calore.
Ora sarete impegnati, da febbraio a maggio, nella sesta edizione della rassegna … e adesso musica! - La Stagione di musica contemporanea della Città di Bergamo. Che cosa rappresenta questo appuntamento e, al di là delle comprensibili e inevitabili problematiche legate alla pandemia ancora in atto, che cosa vi aspettate rispetto a quanto avvenuto nelle edizioni precedenti?
La nostra piccola stagione è in seno alla stagione Incontri Europei con la Musica, quest’anno giunta alla sua quarantunesima edizione, curata dal compositore bergamasco Pieralberto Cattaneo, che fin da subito ci ha supportati e sostenuti - e sono ormai sei anni! - in questo nostro progetto legato alla musica d’oggi: ogni edizione per noi di ACHЯOME ensemble è un punto di arrivo e di partenze insieme. Un traguardo perché ogni volta ci riempie di orgoglio poter dire al pubblico “eccoci!”; un nuovo inizio perché tutto sprona a fare sempre meglio: nostro grande desiderio è radicarci sempre di più sul territorio della Città di Bergamo, divenendo (perché no?) un punto di riferimento per la musica del presente.
Quali sono, a vostro avviso, senza coinvolgere i già conosciuti “mostri sacri” della musica contemporanea nazionale, quegli autori che meriterebbero una maggiore attenzione per la pregnanza e l’importanza della loro opera musicale? Mi riferisco soprattutto ai rappresentanti delle ultime generazioni, che cercano di emergere e farsi conoscere meglio.
I fondi e biblioteche musicali italiani sono pieni di bellissime pagine dimenticate o poco eseguite. La storia ha insegnato che spesso l’appartenenza o non-appartenenza a una stretta cerchia o il pregiudizio portano all’apartheid culturale: la musica e i suoi protagonisti non sono stati e non sono tutt’ora, purtroppo, scevri da questo. Per i giovani che vogliano “farsi ascoltare” spesso vivono una situazione analoga: ACHЯOME ensemble con il suo progetto ACHЯOME ensemble International Call for Scores vuole proprio aprire le porte non solo ai compositori “in carriera”, ma proprio agli studenti di oggi che saranno protagonisti del domani: quest’anno proprio l’edizione del 2021 della nostra Call for Scores ha ricevuto lavori da tutto il mondo grazie anche alla presenza del nostro progetto sulla piattaforma digitale internazionale Ulysses Platform. Inoltre, proprio per questa nostra apertura verso le nuove leve compositive, il 12 marzo p.v. – nel secondo concerto della nostra stagione – eseguiremo alcuni brani di giovani allievi della classe di composizione del maestro Orazio Sciortino del Conservatorio di Bergamo.
Lei è una delle pochissime flautiste italiane, se non l’unica, in grado di suonare tutti gli strumenti appartenenti a questa famiglia di fiati, ossia l’ottavino, il flauto sopranino in fa, il flauto in do, il flauto in sol, il flauto basso e flauto contrabbasso in do. Ora, una madre non fa preferenze tra i suoi figli, ma se proprio dovesse fare uno strappo a tale regola, quale sarebbe il suo preferito, quello che come artista ed essere umano la rappresenta meglio?
La curiosità verso l’esplorazione di nuove sonorità e nuove possibilità timbrico-compositive è da sempre il motore che anima ogni mia scelta lavorativa: ecco perché ho deciso da subito di investire nelle sei taglie della famiglia del flauto - ottavino, flauto sopranino in fa con effetto kazoo, flauto in do, flauto in sol, flauto basso e flauto contrabbasso - proprio per soddisfare questa mia idea. Su tutti in questo momento sento molto vicino alle mie corde il flauto in sol per il suo timbro sempre molto delicato e il flauto sopranino in fa con effetto kazoo per le nuove ricerche in ambito timbrico che mi ha permesso lavorando con alcuni compositori e poi anche il flauto contrabbasso, il “flautone”, come lo chiamo io, che con la sua imponenza visiva e sonora crea sempre un che di suggestivo. Queste “preferenze” a mio avviso seguono comunque le fasi della vita di un interprete: poco tempo fa avrei indicato altri strumenti e così magari accadrà tra un po’ di tempo.
Lei, così come l’ACHЯOME ensemble, non disdegna affrontare e interpretare pagine del repertorio del Novecento storico e di altre epoche passate. A livello esecutivo, come si pone, e mi perdoni il termine, tra il genere squisitamente classico e quello prettamente contemporaneo? Quali sono le maggiori difficoltà nella resa del suono e del suo approccio interpretativo? E, a proposito della musica del passato, quali sono le sue preferenze?
Per un interprete è fondamentale non “legarsi” a un solo repertorio, o meglio, a una sola epoca compositiva: il continuo confronto anche con autori del “repertorio classico” è solo arricchimento e, mi passi il termine, propedeutico per affrontare anche le pagine più ardite del presente e/o delle pagine che ancora si dovranno scrivere. Lo studio è fondamentale: la presa di coscienza della tanto famigerata “tecnica strumentale” rimane, a mio avviso, la base per poter cercare di affrontare lo studio di un brano (senza distinzione di periodo di composizione) e poi il continuo ascoltare e imparare dagli altri strumenti, non avendo una visione “mono strumentale”.
L’ACHЯOME ensemble ha finora registrato due dischi, entrambi per la Da Vinci Classics, uno dedicato alla musica cameristica di Davide Anzaghi e l’altro a opere di autori quali Federico Biscione, Alberto Cara e Paolo Coggiola. Avete in cantiere altri progetti discografici in un prossimo futuro? E, in tal senso, qual è il fatidico sogno che finora è rimasto ancora nel cassetto?
Con ACHЯOME ensemble è pronto un progetto discografico interamente dedicato alla produzione cameristica del compositore Vittorio Fellegara: pagine preziose, inspiegabilmente, a mio avviso, non eseguite spesso. Il CD - registrato per la Vermeer Classics - è stato fortemente voluto da Tiziana Moneta Fellegara, dall’Associazione MusicAperta e dal suo presidente Pieralberto Cattaneo, allievo e collaboratore dello stesso Fellegara, e dall’Associazione NoMus di Milano. Al momento abbiamo in progetto due presentazioni: un primo focus all’interno del nostro secondo concerto di sabato 12 marzo proprio nella sala Fellegara del Conservatorio Donizetti di Bergamo e dedicato ai compositori del secondo dopoguerra italiano e - come ho detto prima - agli allievi della classe di composizione del Maestro Sciortino; la presentazione vera e propria del CD avverrà martedì 24 maggio presso il Museo del Novecento di Milano per NoMus. Sogni nel cassetto ne ho personalmente e ne abbiamo come ensemble moltissimi: da scaramantica non amo svelarli, ma assicuro che lavoreremo sodo per realizzarli.
Andrea Bedetti