I raggi canori del SolEnsemble

Abbiamo intervistato Silvia Paoletti, portavoce del gruppo vocale veneto, composto unicamente da donne, il quale si prefigge di far conoscere nel nostro Paese il grande repertorio antico e contemporaneo, soprattutto quello scritto dalle compositrici nel corso dei secoli per le voci femminili

Maestro Paoletti, per quale ragione avete voluto dare vita a SolEnsemble, composto esclusivamente da voci femminili e chi ha avuto l’idea di questo progetto musicale? E per quale motivo avete deciso di chiamare il vostro gruppo SolEnsemble?

Il progetto SolEnsemble è stato inizialmente concepito da tre cantanti professioniste, Grazia Abbà – che purtroppo ci ha lasciate proprio in questi giorni, una grande perdita per noi, nonché per la didattica musicale a cui si era dedicata con passione per tutta la vita -, Bianca Simone ed Elisabetta Tiso, che avevano un gran desiderio di fare musica insieme e di dedicare parte della loro attività concertistica al repertorio per voci femminili, che è molto vasto ma, almeno in Italia, non così conosciuto quanto meriterebbe. Per dare vita a quest’idea hanno coinvolto altre cantanti e amiche e hanno così fondato SolEnsemble. Il nome? È stata un’intuizione! Volevamo qualcosa che raccontasse la vera essenza del cantare insieme, ma con le caratteristiche delle voci soliste. E giocando sul doppio significato di “sole” è emersa anche la luce vitale che sentiamo tutte le volte che cantiamo insieme.

Il gruppo vocale è formato da un nucleo storico di voci fisse, ma SolEnsemble apre anche alla collaborazione di altre voci femminili. Oltre a quelle ovviamente canore e musicali, quali altre doti bisogna avere per fare parte del vostro gruppo corale?

Per come lo intendiamo noi, cantare in ensemble significa mettere la propria personalità vocale al servizio delle altre cantanti ed avere una profonda capacità di ascolto reciproco per entrare in piena sintonia, nel senso letterale del termine. Ecco, diciamo che sapersi mettere in ascolto è senz’altro un requisito fondamentale che cerchiamo in tutte le collaborazioni.

Il gruppo vocale veneto SolEnsemble. Silvia Paoletti è la seconda a partire da sinistra.

Che rapporto avete con la musica strumentale? Intendo dire, su quali strumenti vi appoggiate a livello di accompagnamento per esprimere il vostro canto?

Va detto innanzitutto che SolEnsemble annovera tra le sue componenti non solo cantanti, ma anche una pianista e un’organista; di conseguenza il repertorio per voci, organo o pianoforte fa parte del DNA di SolEnsemble. Ma abbiamo avuto anche frequenti occasioni di esibirci accompagnate da arpa, cembalo, fagotto, piccole percussioni, chitarre. Non ci poniamo limiti. E poi c’è il canto a cappella, senza accompagnamento, dove l’unico strumento sono veramente le voci, senza filtri e senza protezioni.

Parliamo adesso del vostro repertorio. Soprattutto su quali autori si basa? E come vengono scelti, sulla base di quale criterio?

La scelta del repertorio per un concerto, per un nuovo progetto, è sempre un momento creativo e di grande scambio di opinioni. Ci facciamo guidare prima di tutto da quello che ci piace, che ci può incuriosire, che ci stimola; spesso partiamo da un’idea centrale e, attorno a questa, costruiamo un percorso musicale. Senz’altro troviamo una particolare sintonia con donne che hanno scelto il difficile mestiere del comporre musica e proporre repertorio composto da donne per le donne è uno degli obbiettivi della nostra iniziativa. E poi siamo così fortunate da avere compositori che conoscono noi e le nostre voci e ci regalano pezzi composti appositamente per SolEnsemble: una grande responsabilità e un grande onore allo stesso tempo.

 

Sono ormai otto anni che SolEnsemble esiste, un lasso di tempo sufficiente per capire il tipo di domanda di musica, il tipo di pubblico, il rapporto stesso con gli altri ambienti musicali colti e popolari. Che idea vi siete fatte di tutto ciò?

Ci sono stati momenti, durante questi otto anni, in cui ci siamo interrogate e preoccupate di capire se le proposte musicali che avevamo in mente sarebbero state capite, apprezzate. Sappiamo che il nostro repertorio può non essere sempre facilissimo da ascoltare; ci siamo però rese conto che la musica comunica con un linguaggio molto più profondo del “facile” o “difficile” e che il pubblico capisce e apprezza questo linguaggio. In questo senso, parlare di musica colta o di musica popolare perde secondo noi di significato. Esiste solo musica eseguita bene o male, che arriva al pubblico o che si ferma al compiacimento di chi la esegue.

Mediamente quante ore provate insieme nel corso di una settimana? E, in linea generale, un ensemble di voci quanto tempo deve provare prima di trovare la corretta sintonia e quel necessario affiatamento che non è soltanto musicale, ma anche esistenziale e, per chi è credente, anche spirituale?

Siamo un gruppo di professioniste, che vivono in città lontane e con carriere personali diverse; provare ogni settimana non sarebbe proprio possibile! Cerchiamo comunque di dare una cadenza regolare ai nostri incontri, che ovviamente si intensificano quando dobbiamo preparare nuovi programmi di concerto. Sicuramente per raggiungere una buona intesa nel cantare insieme la consuetudine riveste un ruolo importante, ma ormai siamo convinte che molte ore di prova non siano di alcuna utilità, se non c’è di partenza una grande affinità e sintonia musicale tra le cantanti.

Un’ultima domanda. Finora avete registrato un solo disco con la Velut Luna di Marco Lincetto, dal titolo Invisibili, dedicato alle musiche di Adriano Lincetto e sulle liriche di Giorgio Erminio Fantelli. Avete già in progetto altre registrazioni discografiche in un prossimo futuro e, a livello di sogno nel cassetto, quali autori vorreste incidere?

Registrare le villotte di Adriano Lincetto è stata una bellissima esperienza per noi. E l’idea di un disco tutto nostro ovviamente c’è. Quali autori? Non è ancora deciso. Sicuramente ci piacerebbe mescolare e mettere a confronto antico e contemporaneo, un accostamento che proponiamo spesso nei nostri concerti in sestetto a cappella e che ci sta dando grandi soddisfazioni.

Andrea Bedetti

 

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