I Lieder di Richard Strauss con e senza voce
Se si volesse scrivere una biografia di Richard Strauss prendendo a prestito l’andamento e lo sviluppo del suo stile musicale applicato alla quotidianità della sua vita, come ha giustamente rilevato il musicologo tedesco Reinhold Schlötterer, basterebbe ascoltare e analizzare il suo ricco repertorio liederistico, che iniziò nel 1870, quando il genio monacense compose il suo primo Lied a soli sei anni, e terminò in Svizzera nel 1948, quando a ottantaquattro anni Strauss vergò il suo ultimo contributo per questo genere musicale, ossia un anno prima di morire, concludendo un percorso creativo ed esistenziale che sfiora gli otto decenni.
E andando a scavare nell’universo liederistico straussiano ci si rende conto di come alcuni aspetti restino fissati, quasi sempre presenti nella scelta dei testi e nella composizione musicale, a cominciare dall’importanza delle donne, sovente dedicatarie di questi Lieder in precisi momenti della vita dell’autore, così come l’amore che Strauss nutrì nei confronti della poesia e delle belle voci, naturalmente femminili.
Tenendo conto di queste peculiarità, ha indubbiamente un senso progettuale la recente registrazione discografica dell’etichetta tedesca TYXart che ha pubblicato un CD, intitolato Lieder mit und ohne Worte, con dodici Lieder straussiani, unitamente alla trascrizione di altrettanti Lieder del compositore monacense fatta per solo pianoforte da Max Reger, di cui tre presenti anche nella versione con voce, e qui incisi in prima assoluta. Artefici di questa registrazione sono il giovane soprano belga Sheva Tehoval e il pianista tedesco Georg Michael Grau, i quali concludono il loro recital con un bonus track, dato da un Lied dello stesso Reger, Waldeinsamkeit op. 76 Nr. 3. L’idea di presentare la versione regeriana di questi Lieder straussiani ohne Worte prende le mosse dalla volontà dell’editore musicale monacense Eugen Spitzweg, nipote del pittore Carl Spitzweg, paladino dello stile Biedermeier, e proprietario della casa editrice musicale Josef Aibl, di voler far arrangiare per pianoforte solo dal musicista di Brand diversi Lieder dello stesso Strauss.
I dodici Lieder registrati mit Worte fanno comprendere meglio il rapporto che Strauss ebbe con la forma poetica, poiché gli autori dei testi non rimandano tanto a illustri poeti di lingua germanica, vi sono Heinrich Heine, Friedrich von Sallet e Hermann von Gilm, rispettivamente con Schlechtes Wetter, l’ultimo dei Fünf kleine Lieder, op. 69, Die erwachte Rose Av66 e con tre Lieder tratti dalla raccolta Letzte Blätter, op. 10, quanto poeti coevi del compositore monacense, con alcuni dei quali ebbe rapporti non solo professionali, ma anche di amicizia, spingendosi al punto di commissionare loro delle poesie da musicare, fornendo spunti, immagini, dettagli, in modo da poter ottenere dei lavori “su misura” rispetto alle sue necessità compositive. Da parte loro, questi poeti-amici, qui è presente Karl Friedrich Henckell, del quale Strauss musicò nove sue poesie, fecero del loro meglio per soddisfare tali bisogni creativi, dando vita spesso a versi che avevano la loro ragion d’essere nel momento stesso in cui venivano immessi nel tessuto musicale straussiano (si ascolti, per l’appunto, Ich schwebe, secondo dei Fünf Lieder, op. 48). Questo bisogno di avere a disposizione dei versi appropriati permise, come confidò lo stesso musicista al musicologo Friedrich von Hausegger, padre del grande direttore orchestrale Siegmund von Hausegger, di poter creare in brevissimo tempo i suoi Lieder, una necessità, questa, che Strauss, a partire dai primissimi anni del Novecento, trasferì al mondo operistico, come sperimentarono spesso con insofferenza e anche con veri e propri alterchi, Hugo von Hofmannsthal e Stefan Zweig, che scrissero i libretti di capolavori come Der Rosenkavalier e Die schweigsame Frau.
In effetti, ascoltando i dodici Lieder mit Worte racchiusi in questo disco, non si può fare a meno di notare come la linea vocale, il timbro espresso dai versi, siano uno specchio a dir poco fedele della straordinaria musicalità data dal pianoforte, sprigionando un’aderenza d’intenti che raramente si può apprezzare nel repertorio liederistico: questo ci fa comprendere come il testo in Strauss dovesse non tanto sottostare alle leggi armoniche e melodiche della musica ma, come rimarcò lo stesso Strauss, che i versi fossero in grado di far sbocciare quella melodia vocale capace di calarsi idealmente nella struttura generata dai suoni strumentali e non, come accadeva in Schubert, sempre a detta del compositore monacense, nel quale la melodia si riversava sul verso senza rendere piena giustizia alla “musicalità” poetica.
Poesia come pegno d’amore per la musica e il Lied come pegno d’amore per una donna. Ecco perché buona parte dei Lieder scelti in questo disco appartengono a quel repertorio che lo stesso Strauss, in qualità di raffinato pianista, eseguì in vita con la consorte, il soprano tedesco Pauline Strauss-de Ahna. E l’aspetto erotico è presente fin dall’iniziale Die erwachte Rose, che il quindicenne Strauss compose nel 1880 al pensiero dell’amata dell’epoca, l’eterea Lotti Speyer, per poi ampliare la portata immaginativa verso la natura, che viene rappresentata da due gioielli come Die Georgine e Die Nacht, risalenti all’agosto del 1885 e facenti parte del ciclo racchiuso nei Letzte Blätter, op. 10. C’è anche lo Strauss che mostra il suo orgoglio di essere padre e lo fa attraverso uno dei suoi Lieder più belli ed emozionanti, quel Meinem Kinde, tratto dai Sechs Lieder für hohe Singstimme und Klavier op. 37, scritto nel 1897, in occasione della nascita dell’unico figlio maschio, Franz, il cui parto causò problemi non indifferenti sia al nascituro, sia alla consorte, e il cui risultato stilistico e compositivo suscitò l’ammirazione del severo Eduard Hanslick, il quale, dopo aver ascoltato quattro anni più tardi questo Lied, scrisse una lettera di ringraziamento al musicista monacense.
Ma, a parte l’intelligente scelta dei Lieder con voce e accompagnamento, questa registrazione merita anche per ciò che riguarda i dodici Lieder del monacense trascritti per solo pianoforte da Reger, il quale fu amico del compositore di Arabella e da lui aiutato, soprattutto nel trovare un editore che potesse pubblicare le sue prime composizioni. Questo tipo di trascrizioni non devono meravigliare più di tanto, poiché fino agli anni Venti dello scorso secolo i Lieder di Richard Strauss furono tra le opere più popolari nella versione per solo pianoforte, tanto è vero che versioni in tal senso non furono scritte solo da Max Reger, ma anche da un pianista raffinato come Walter Gieseking e da un insospettabile Béla Bartók. Ciò fa comprendere come nei suoi Lieder la creazione musicale in Strauss fosse particolarmente apprezzata per essere ulteriormente esaltata e sviluppata nella fase trascrittiva, un fatto questo che può essere ricondotto al medesimo tipo di operazione fatta decenni prima da Franz Liszt con le sue parafrasi dei Lieder schubertiani.
La voce di Sheva Tehoval appare del tutto convincente, in quanto la sua tessitura, improntata maggiormente su un registro medio-acuto, si presta assai bene al tipo di vocalità richiesta nei Lieder straussiani. Inoltre, la sua indubbia musicalità permette di esaltare la bellezza melodica dei versi, mostrandosi ideale con lo sviluppo pianistico (la liederistica straussiana quasi sempre intende far incontrare voce e pianoforte e non cercando elementi di contrasto o di “discussione” dialettica), quindi facendo sì che la linea espressiva risulti sempre contraddistinta da un’affascinante spontaneità del gesto canoro. La restante metà dell’opera interpretativa, quella enunciata da Georg Michael Grau, non è da meno, poiché il pianismo straussiano, oltre ad essere oltremodo articolato, ponendo continuamente le basi del costrutto di una seconda “voce” che arricchisce e ispessisce il corso di quella del soprano, necessita un impianto di sfumature, di dettagli psicologici che deve essere reso al meglio. Cosa che il pianista tedesco fa molto bene, delineando di volta in volta non solo l’arcata generale di ogni Lied (cosa che succede soprattutto nella trascrizione regeriana), ma anche cesellando i molteplici stati d’animo che la “voce” del suo strumento esige in ogni momento della composizione.
Nulla da obiettare sulla presa del suono effettuata da Andreas Ziegler; ottima la dinamica, energica e delicata allo stesso tempo, capace quindi di rendere al meglio le sfumature della voce del soprano e della tastiera del pianoforte, uno Steinway D-274. Il palcoscenico sonoro, inoltre, ricostruisce con efficacia i due interpreti, con la voce di Sheva Tehoval correttamente posta più avanti, posizionati al centro dei diffusori a una discreta profondità. Infine, se l’equilibrio tonale riesce a mantenere sempre distinti i registri della voce e del pianoforte, senza mai “impastarli”, il dettaglio mostra una piacevole matericità.
Andrea Bedetti
Richard Strauss & Max Reger – Lieder mit und ohne Worte
Sheva Tehoval (soprano) - Georg Michael Grau (pianoforte)
CD TYXart TXA19132
Giudizio artistico 4/5
Giudizio tecnico 4/5