Hans-Jürgen Gerung: la “voce” degli strumenti e lo “strumento” della voce
Uno dei diversi punti che uniscono la musica antica con quella contemporanea è dato dal fatto che entrambi i generi vedono l’uso degli strumenti musicali e della voce umana in un incessante e mutuo scambio di ruoli. Questo significa che la musica contemporanea, quella tanto per intenderci che ha inizio con il post-webernismo, ha progressivamente considerato il rapporto tra musica strumentale e musica vocale come un termine di interscambio e di reciproca esplorazione/sostituzione, con gli strumenti musicali (soprattutto quelli a fiato) visti in un’ottica vocale e con la voce umana trattata e sfruttata a una stregua timbrica che la fa aderire a quella improntata dagli strumenti musicali (soprattutto quelli ad arco). Questa reciproca esplorazione/sostituzione, in chiave contemporanea, riprende il contesto e il ruolo dell’imitazione, così basilare nello sviluppo dal periodo antico a quello barocco, ma che rapportato ai nostri giorni dev’essere concepito come elemento di “trasmigrazione” tra strumento musicale e voce e viceversa.
Questa “trasmigrazione”, in alcuni ambiti della musica contemporanea attuale, non ha un valore squisitamente timbrico, ossia basato sulla resa sonora e su come uno strumento musicale può sostituirsi alla voce, così come una voce può prendere semanticamente il posto di uno strumento musicale, quanto sulla volontà di percepire e manifestare una continuità nel messaggio artistico, permettendo il passaggio di un testimone che può essere ideale, simbolico, fattivo, estensione sia a livello spaziale, sia a livello temporale, di una forma musicale in cui suono strumentale e suono vocale com-partecipano alla realizzazione, all’irruzione epifanica di ciò che il suono stesso intende evidenziare.
E tra gli attuali compositori che sono assai sensibili a questo tipo di creazione musicale vi è sicuramente il musicista tedesco Hans-Jürgen Gerung, il quale lavora ormai da diversi anni approfondendo da una parte lo studio e lo sfruttamento della chitarra in tutti i suoi possibili aspetti timbrico-acustici, dall’altra, per l’appunto, il processo di transfert “strumento musicale/voce” attraverso una serie di produzioni discografiche che pubblica per la propria casa discografica, la Gerung-Arts&Music.
In tal senso le ultime due pubblicazioni discografiche di Gerung sono a dir poco esemplari: il primo CD si intitola Gegenüber e vede tre composizioni (Bahubali, Der Wolf von Gubbio e Der Regenmacher) per voce recitante e due violoncelli, mentre il secondo CD vede la presenza del fisarmonicista tedesco Valentin Metzger che esegue un trittico di brani, racchiuso nel titolo Letzter Frost, nella versione per fisarmonica, (esiste anche una versione destinata alla chitarra).
La prima registrazione si basa sui testi scritti dalla teologa tedesca Melanie Barbato, specialista nel ramo del dialogo interreligioso, la quale ha voluto affrontare tre diverse sfaccettature religiose, espressioni di altrettante forme culturali, attraverso tre momenti riguardanti la fede e la concezione spirituale induista (Bahubali), quella cristiana (Der Wolf von Gubbio) e quella taoista (Der Regenmacher), in cui viene esaltato il principio della non violenza. Oltre ad essere stata incisa, quest’opera è stata rappresentata anche durante l’ultima edizione del “Festival Internazionale per la Nuova Musica” che si è svolto a Oberstdorf nel marzo di quest’anno presso la chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista nella stessa cittadina tedesca.
La voce recitante, quella di Oliver Mannel, è affiancata dai violoncellisti Dmitri Dichtiar & Pavel Serbin, che suonano dei violoncelli barocchi, e i tre brani sono suddivisi in sei parti ognuno, a loro volta suddivisi in tre brani in cui è presente la recitazione (Text) e altrettanti in cui il testimone o sviluppo è dato dai due violoncelli (Musik).
L’alternanza tra voce recitante e sviluppo strumentale richiama fortemente e simbolicamente la tipica espressività data da un oratorio, e questo per rimarcare la medesima forza, la stessa energia spirituale e artistica che sia la voce umana, sia il suono strumentale possono fornire. Si viene così a instaurare una sorta di impianto magico, metaverbale e metasonoro, nel quale la dimensione del testo recitato assume un valore che va al di là della semplice comprensione e comunicazione linguistiche, come se l’ascoltatore potesse essere coinvolto dall’espressione fonemica e dal ritmo della lingua tedesca ai quali rispondono i suoni dei due violoncelli barocchi, che non solo amplificano la portata timbrica della voce umana, ma la trasmutano con il dichiarato obiettivo di aumentare la portata del logos, così come la parola, la costruzione lessicale del racconto parabolico si trasforma di ritorno in un’eco in cui il verbo continua ad essere musica, quindi incarnando un valore che è squisitamente metatestuale, per essere suono cullante, pacificante, calmierante. Da qui, quindi, il significato del titolo, visto che il termine tedesco di Gegenüber può essere tradotto come “Controparte”, vale a dire che sia la recitazione testuale, sia la dimensione strumentale divengono parti distinte, ma allo stesso tempo inscindibili, due metà, due parti che formano un unico indivisibile.
Letzter Frost risale al 2017 e Gerung ha voluto crearla in due versioni autonome, una per il chitarrista finlandese Patrik Kleemola e l’altra, appunto, per il fisarmonicista tedesco Valentin Metzger. Entrambe le versioni sono state presentate in anteprima dai due artisti nel corso dell’edizione del “Festival Internazionale per la Nuova Musica” di Oberstdorf (2018). Con quest’opera il compositore tedesco ha voluto andare oltre i confini formali di una data impostazione fissata da un testo e da uno spartito, investendo su un concetto di continua creatività e inventività. Questo significa che, partendo dall’elaborazione di tre antichi brani popolari della tradizione finlandese, gli autori sono ignoti (per la precisione i tre titoli sono Aamulla varhain, Tule mun ystäväni rantahan e Kun lauttamme puomia heilutteli), Gerung ha voluto che l’interprete si rendesse più creativo e meno esecutore. E se il canovaccio di partenza è dato dalle note fissate dalla tradizione popolare nordica, è l’interprete stesso, con l’intervento della sua voce, che va ad ampliare il raggio espressivo della sua azione esecutiva. Ecco, allora, suoni, fonemi, intonazioni che Valentin Metzger assomma nel corso della sua lettura strumentale, con un duplice obiettivo: da un lato perpetuare e annullare la barriera tra passato e presente, tra ciò che è antico e contemporaneo, in quanto egli stesso diviene “strumento nello strumento”, con la voce che si trasforma in elemento che va a interagire con il timbro della fisarmonica, aggiungendo al contesto della tradizione l’irruzione dell’“adesso”, della “contemporaneità” che adatta ciò che la tradizione trasmette; dall’altro, proprio sulla falsariga della “trasmutazione” di cui si è già detto, la volontà del compositore di delegare, di fornire all’interprete la possibilità di proseguire con la propria voce ciò che Gerung ha momentaneamente fissato sullo spartito, dando così modo di creare un’opera in-finita, che non può mai dirsi conclusa, così come il suono, che sia esteriore o interiore, non può mai avere fine, nello stesso modo in cui non può avere fine la natura la quale viene esaltata da questi tre brani popolari finnici e che il compositore tedesco ha adattato per la chitarra e per la fisarmonica, dando vita a una continuità che non è più lineare, scandita in un passato/presente/futuro, bensì ciclica, in cui il concetto di tempo (e, parallelamente, di suono) non si fissa in se stesso, ma continua a fluire indistinto, passando dai timbri dello strumento musicale agli echi della voce dello stesso interprete/compositore.
In entrambe le registrazioni tutti gli artisti coinvolti sono fautori di un’interpretazione perfettamente aderente alle necessità artistiche richieste, ma è indubbio che Valentin Metzger recita la parte del leone, calandosi benissimo nel ruolo di interprete/autore, nel ruolo di artista che è anche compositore, senza cadere nella trappola di un istrionismo fine a se stesso.
Infine, anche la presa del suono di entrambe le registrazioni è buona, contraddistinte da una dinamica più che accettabile che rende la palpabilità dell’evento sonoro, così come il palcoscenico sonoro, capace di ricostruire idealmente gli esecutori e i loro strumenti.
Andrea Bedetti
Hans-Jürgen Gerung – Gegenüber
Oliver Mannel (voce recitante) – Dmitri Dichtiar & Pavel Serbin (violoncello barocco)
CD Gerung-Arts&Music
Giudizio artistico 4/5
Giudizio tecnico 4/5
Hans-Jürgen Gerung – Letzter Frost (versione per fisarmonica)
Valentin Metzger (fisarmonica & voce)
CD Gerung-Arts&Music
Giudizio artistico 5/5
Giudizio tecnico 4/5