Il genere della Serenata secondo Kalinnikov, Janáček ed Elgar
Tra le espressioni orchestrali maturate in seno al Romanticismo europeo quello della Serenata rappresenta uno dei momenti più emblematici e caratteristici. Se nel Rinascimento questo termine, in ambito musicale, definiva un brano da intonare, con l’ausilio di uno strumento a corde, alla persona amata, nel Barocco assunse una valenza più complessa e articolata, un’opera da eseguire all’aperto e che si poneva a metà strada tra l’opera e la cantata (con Stradella, Scarlatti, Caldara e Vivaldi, tra gli altri, che eccelsero in questo genere). Con l’avvento del Classicismo prima e del Romanticismo poi, invece, la Serenata si concentrò nell’espressione orchestrale in composizioni squisitamente melodiche e suddivise in più movimenti. E se oggi noi ricordiamo soprattutto le Serenate di Mozart e le due, stupende, di Brahms, non dobbiamo dimenticare che anche altri compositori, appartenenti al tardoromanticismo, almeno nella fase storica di quando le composero, devono essere menzionati per le loro Serenate. E questa registrazione, dall’evocativo titolo di Idyll che ben rende la dimensione trasognante espressa, presenta per l’appunto tre Serenate composte dal russo Vasilij Kalinnikov, dal moravo Leóš Janáček e dall’inglese Edward Elgar, tre autori che vissero tra la metà dell’Ottocento e i primi decenni del secolo successivo (tranne Kalinnikov che morì nel 1901).
La Serenata in sol minore per archi di Kalinnikov, composta nel 1891, già immerge l’ascoltatore in quella chiave di lirismo che rappresenta il denominatore comune di molte composizioni di questo genere con il sopraggiungere del tardoromanticismo. D’altronde, il compositore e fagottista russo, amico e ammiratore di Čajkovskij, in quest’opera esalta le trame melodiche prendendo spunto dai temi della musica popolare del suo Paese, trasformando il brano in un’esaltazione del folklore russo.
L’Idillio per orchestra d’archi è opera giovanile di quell’autentico genio musicale che è stato Leóš Janáček, composta nel 1878, ossia all’età di ventiquattro anni, all’epoca del suo sodalizio con Dvořák e questo brano, suddiviso in otto movimenti, se da una parte rappresenta un dovuto e ammirato tributo nei confronti del celebre compositore boemo, dall’altra già mette brevemente in luce quelle tinte aspre, decisamente originali e affascinanti, che caratterizzarono in seguito i suoi capolavori operistici e quell’autentico gioiello orchestrale che è la Sinfonietta.
Edward Elgar viene considerato tra i compositori inglesi più rappresentativi del periodo tardoromantico, assai sensibile alle influenze del sinfonismo di derivazione tedesca. Il suo talento musicale, contraddistinto da una fresca vena melodica dalle suadenti modulazioni, è testimoniato dalla Serenata per archi op. 20, composta nel 1892 e intrisa da un cordiale e affettuoso lirismo, rivelatore di uno stile creativo dai gusti raffinati e aristocratici, nel contesto di un discorso fluido e scorrevole, frutto di un tipo di scrittura formalmente espansiva e sentimentalmente comunicativa.
La capacità di Massimo Belli e dell’Orchestra da Camera “Ferruccio Busoni” è quella di rappresentare adeguatamente questo lirismo presente in questi tre brani, senza sovraccaricarlo di slanci, rigurgiti passionali ed edonistici, che avrebbero sfalsato inevitabilmente la corretta chiave di lettura. Chiarezza, lucidità, senso dell’equilibrio formale e una notevole tavolozza timbrica sono gli elementi che rendono oltremodo interessante tale registrazione.
Più che buona anche la presa del suono, avvenuta all’Auditorium del Collegio del Mondo Unito dell’Adriatico di Duino, contrassegnata da una dinamica adeguatamente energica e veloce, da un palcoscenico sonoro credibile nella sua riproduzione spaziale e da un dettaglio che permette di evidenziare la matericità degli strumenti ad arco.
Andrea Bedetti
Vasilij Kalinnikov-Leóš Janáček-Edward Elgar – “Idyll”
Orchestra da Camera “Ferruccio Busoni” – Massimo Belli
CD Brilliant 95199
Giudizio artistico: 4/5
Giudizio tecnico: 3-4/5