Das Wohltemperierte Klavier, ovvero il trionfo dello “studio”
Quando affrontiamo l’ascolto dei due libri che compongono Das Wohltemperierte Klavier di Johann Sebastian Bach, soprattutto nella versione pianistica, il pensiero viene sovente dissociato dal contesto originario che presiede alla nascita e alla funzione, oltre che fruizione, di questo meraviglioso capolavoro del repertorio tastieristico, quello che riguarda il fatto di essere un Übung, ossia un “esercizio”, un modello di studio (da notare come il termine italiano sia stato usato dallo stesso Kantor nel frontespizio del Libro Primo, nel manoscritto autografo conservato attualmente nella Staatsbibliothek di Berlino).
Uno studio che divenne ben presto punto di riferimento presso la comunità dei musicisti tedeschi appartenenti alla generazione successiva a Bach, anche se le copie giravano a livello di manoscritto, non essendo stato all’epoca ancora stampato (tanto per intenderci, tra coloro che si applicarono a tale “studio” ci fu anche il dodicenne Ludwig van Beethoven, ben consigliato a tale proposito dal suo primo insegnante, Christian Gottlob Neefe, il quale ammirava profondamente quest’opera, basilare a suo dire per approfondire meglio la conoscenza dell’impiego e della tenuta del basso continuo).
Questo richiamo al concetto o, per meglio dire, all’essenza dello studio, alla filosofia propedeutica dell’Übung, è ben spiegato dalla giovane musicologa Myriam Guglielmo nelle note di accompagnamento a una registrazione dell’etichetta Velut Luna dedicata proprio al Libro Primo de Das Wohltemperierte Klavier eseguito al clavicembalo (uno splendido modello Silbermann costruito a Verona da Romain Legros) dall’altrettanto giovane Nicola Lamon, attualmente secondo organista presso la Basilica di San Marco a Venezia. In effetti, la lettura che l’organista e clavicembalista veneto fa del Libro Primo si discosta alquanto da quelle riservate solitamente al clavicembalo, anche da quelle che rientrano di diritto nella categoria delle storicamente informate.
Questo perché l’interpretazione in questione affronta e dirime l’opera secondo l’angolazione propriamente di uno studio la cui funzione è di insegnare; Lamon, quindi, non insegue un suono esteticamente fine a se stesso, né si perita di dare vita a una determinata architettura la quale deve realizzare un edificio da ammirare per la sua bellezza, ma punta ad evidenziare gli sviluppi, l’articolazione del basso continuo rispetto i temi proposti e, soprattutto, cerca di darne una visione maggiormente prossima a un’identificazione organistica del suono, facendo leva su quell’approccio che doveva essere tangibile e ipotizzabile ai tempi del Kantor, quando l’uso del clavicembalo e dell’organo potevano vantare un medesimo respiro esecutivo, con il secondo visto anche come un’ideale “amplificazione” timbrica del primo.
Una lettura squisitamente “didattica”, dunque, ma non per questo meno efficace sul piano della realizzazione, anche se è fuor di dubbio che il suo ascolto costringa un ascoltatore ad essere già “allenato”, ossia che chi si avvicina a questo progetto discografico abbia già acquisito una conoscenza de Das Wohltemperierte Klavier, sia attraverso altre versioni clavicembalistiche, sia di quelle pianistiche. Insomma, è come se da un ascolto “derivato” si passasse ad uno “primigenio”, fondamentale nella sua essenzialità stilistica, oggettivo, formativo, capace di mostrare idealmente l’intelaiatura, lo scheletro che sorregge tutta l’esposizione e la dinamica dell’opera. Attenzione, però, perché affermare che quella di Nicola Lamon è una lettura “didattica”, non significa automaticamente doverla incasellare in un’esecuzione scevra da quelle emozioni e da quelle sensazioni che danno modo di coinvolgere l’ascoltatore; vuol dire soltanto che un ascolto attento e partecipe impone l’andare incontro alla composizione e non viceversa, quando l’interprete punta ad evidenziare un’esecuzione che deve comunicare il concetto estetico insito in essa. Lamon richiede, con quanto ha voluto esprimere, una ricezione atta a comprendere perché Das Wohltemperierte Klavier diventò uno “studio” basilare per quei musicisti di fine Settecento e della prima metà dell’Ottocento (Beethoven, Chopin e Schumann su tutti) che seppero trarre da esso una lezione ineludibile per imparare a costruire un’opera al pianoforte, a saperla concretizzare compiutamente attraverso lo sviluppo dei vari generi, dalla sonata alla fantasia.
Come sempre, quando si ascolta la presa del suono effettuata dal “mago” Marco Lincetto, chi pone attenzione anche al contesto tecnico, audiofilo di una registrazione, non può che apprezzare il lavoro fatto in tal senso. Il clavicembalo costruito da Legros esprime una splendida “cristallinità” nel registro acuto che Lincetto riesce a salvaguardare nella riproposizione del timbro attraverso una dinamica che è equilibrio di energia, di velocità (quest’ultima va ad investire anche la sfera della microdinamica, incastonando tutte le sfumature espresse dallo strumento) e di naturalezza. Ebbene, questo equilibrio dinamico apporta un enorme beneficio nella ricostruzione del clavicembalo all’interno del palcoscenico sonoro, in quanto oltre ad essere riproposto graniticamente al centro dei diffusori, viene percepito in ampiezza e in altezza a una profondità perfettamente calibrata, in quanto non si perde una sola oncia della sua fisicità e dell’irradiazione del suono nello spazio che lo circonda. Ora, la graniticità in questione permette di influire debitamente a tutto vantaggio dell’equilibrio tonale, poiché il registro grave (non dimentichiamo l’importanza della linea data dal basso continuo) e quello medio-acuto sono delle entità sempre perfettamente conchiuse, idealmente scontornate, a tutto vantaggio della ricezione del linguaggio polifonico (esercizio nell’esercizio!). Da ultimo, il dettaglio è una manna dal cielo per chi possiede un impianto audio all’altezza della situazione, in quanto l’equilibrio della dinamica e la graniticità del soundstage vengono ulteriormente esaltati da una matericità che dovrebbe essere ascoltata da tutti coloro che vorrebbero diventare ingegneri del suono: chiudete gli occhi e toccate il clavicembalo. Ho detto tutto. Altro capolavoro tecnico (in 24bit/88.2kHz garantiti!) della premiata ditta Marco Lincetto & Velut Luna.
Andrea Bedetti
Johann Sebastian Bach - Das Wohltemperierte Klavier Buch I
Nicola Lamon (clavicembalo Silbermann)
2CD Velut Luna CVLD334
Giudizio artistico 4/5 Sito web Velut Luna per l'acquisto: https://www.velutluna.it/product/22689082/the-well-tempered-clavier-book-1
Giudizio tecnico 5/5