Carlo Lenzi, un eccelso musicista in attesa di essere sdoganato

Questo compositore bergamasco, che operò nel Settecento, rappresenta uno dei tanti artisti, le cui opere e manoscritti sono conservati nelle biblioteche italiane, che attende di essere conosciuto come merita. Ne abbiamo parlato con il violoncellista Antonio Papetti, dell’Ensemble Autarena, che ha dedicato proprio un CD alle sue musiche sacre, insieme con altre di Mozart

Maestro Papetti, la registrazione che avete dedicato alle composizioni sacre di Mozart e di Carlo Lenzi hanno permesso agli ascoltatori e appassionati di scoprire o, quantomeno, di conoscere meglio la figura di quest’ultimo. Per quali ragioni, il nome e l’opera di Lenzi, al di fuori dell’ambiente musicale bergamasco, sono ancora poco conosciuti?

Perché la sua musica non è stata praticamente mai eseguita altrove già alla sua epoca. A confronto con le oltre quattrocento composizioni (tutte manoscritte: anche questo va considerato, poiché la musica da chiesa non veniva pubblicata com’era tipico dell’epoca) custodite a Bergamo, solo una dozzina si trovano nelle biblioteche svizzere, una manciata in Germania e una sola in Inghilterra. Poche sono le cronache di alcuni cantanti divi (per lo più castrati) che avevano in repertorio arie di Carlo Lenzi veicolandole in forma ridotta. In epoca moderna non c’è poi stata ancora alcuna riscoperta: anzi, la riscoperta inizia qui con noi!

La storia, anche quella musicale, non si fa ovviamente né con i “ma” né con i “se”, però mettiamo il caso che se Mozart fosse riuscito ad avere il tanto desiderato posto di maestro di cappella della Corte arciducale di Milano, la musica di Carlo Lenzi e di altri compositori lombardi avrebbe potuto subire possibili influenze, tenuto conto che la formazione dello stesso Lenzi avvenne sotto l’influsso della scuola napoletana?

La Basilica di Santa Maria Maggiore a Bergamo, dove Carlo Lenzi fu maestro di cappella per quarant’anni.

Sicuramente a Milano la produzione di Mozart non sarebbe passata inosservata e dunque forse anche Lenzi avrebbe potuto entrarvi in contatto. Non solo la musica da chiesa naturalmente, ma anche l’opera e la musica strumentale (specialmente la sinfonia): due altri campi di cui Milano era uno dei centri principali d’Italia e d’Europa e dove Mozart non si sarebbe certo lasciato pregare per entrare nella competizione con i colleghi italiani, che furono sua fonte di ispirazione proprio nel viaggio a cavallo degli anni delle composizioni inserite in questo CD.

Altro capitolo assai importante per quell’epoca è il rapporto tra musica e massoneria, com’è nel caso di Mozart e anche di Johann Simon Mayr, che tra l’altro fu per breve tempo allievo di Lenzi. Da ciò che si è potuto appurare, anche quest’ultimo fu affiliato a una loggia massonica e se così fosse dalla sua musica si può evincere tale affiliazione attraverso l’uso di determinati strumenti musicali e accordi?

Dalle ricerche effettuate finora, ad esempio dal M° Giuliano Todeschini (primo in Italia ad interessarsi a Carlo Lenzi negli anni ‘80 con una tesi di laurea da cui è partito il lavoro del nostro musicologo), non risulta un’affiliazione alla massoneria. I rapporti con Mayr furono davvero minimi, infatti si suppone che il nome di Lenzi in qualità di maestro di cappella di Santa Maria Maggiore fosse conosciuto negli ambienti musicali come lo era quello dell’istituzione presso cui lavorava, ragion per cui Mayr venne in Italia per poter studiare con lui anche se rimase per poco, proseguendo poi per Venezia, causa la progressiva cecità del Lenzi, tornando successivamente a sostituirlo nella sua carica a Santa Maria Maggiore nel 1802.

L’Ensemble Autarena.

Maestro Papetti, quali sono i prossimi programmi dell’Ensemble Autarena e tra questi sono previste altre registrazioni che riguardano il repertorio di Carlo Lenzi, oppure mirate a far conoscere meglio opere di altri autori ancora poco visitati ed eseguiti?

La nostra idea sarebbe quella di continuare in questa missione di rivalutazione del ritrovato Lenzi. Grazie al meritevole lavoro musicologico del professor Raffaele Mellace, che ci ha grandemente aiutati, stiamo impostando un progetto volto a individuare le composizioni più adatte all’esecuzione di fronte a un pubblico moderno, preparare il materiale per l’esecuzione, accompagnare la riscoperta di questi lavori col corredo d’un commento musicologico che ne metta in risalto l’interesse e li contestualizzi nel panorama musicale coevo, insomma vorremmo dar vita nel nostro piccolo ad una Lenzi Renaissance, e vista la qualità e la quantità delle composizioni sarebbe davvero un peccato non farlo. Oltre a questo progetto, comunque, ne abbiamo altri sempre volti alla riscoperta di musiche dimenticate per cui ci stiamo attivando, ma scaramanticamente non le dirò altro, anzi spero di sentirla presto per poterne parlare quando saranno presentati. Le idee sarebbero molte, visto che in Italia abbiamo le biblioteche piene di “Lenzi” da riscoprire, ma solo cambiando le scelte politico-culturali si può davvero dare una svolta all’Italia del “bel Canto” che, a mio parere, pare culturalmente assopita.

Andrea Bedetti