Brundibár di Hans Krása, un capolavoro per non dimenticare
Durante la Seconda guerra mondiale, i nazisti costruirono nei pressi della cittadina ceca di Terezín, all’interno di una grande fortezza, il campo di concentramento di Theresienstadt, dove furono rinchiuse decine di migliaia di ebrei, diversi dei quali vi morirono, anche se la maggior parte fu poi smistata negli altri Lager, soprattutto ad Auschwitz. In questo luogo transitarono anche alcuni artisti e musicisti di origine ebraica, tra cui anche il geniale compositore ceco Hans Krása, che vi fu rinchiuso nel 1942. Musicista straordinario e dotato di un talento precocissimo (al punto che sue composizioni scritte a soli undici anni entrarono fin da subito a far parte del repertorio internazionale), Krása, dopo aver studiato con un altro grande compositore dell’epoca, Alexander von Zemlinsky, si formò sulle opere di Mahler e di Schönberg. La sua fama, oltre che sulle mirabili composizioni da camera (come il quartetto per archi op. 2 e la struggente Passacaglia e Fuga per trio d’archi del 1944), si basa soprattutto sull’opera lirica per bambini Brundibár da lui iniziata nel 1938 e rappresentata in prima assoluta nell’orfanotrofio di Praga nel 1942, quando ormai era stato già deportato a Terezín. Il caso volle che pochi mesi dopo nello stesso Lager di Theresienstadt ritrovò quasi al completo il cast originario dell’opera. Nonostante gli stenti e le enormi difficoltà, Krása volle riproporre Brundibár in quel luogo di morte e riuscì a ricostruire l’intera partitura basandosi esclusivamente sulla propria memoria e su alcune parti dello spartito del pianoforte che ancora possedeva, adattandola a quei pochi e malandati strumenti musicali che riuscì a reperire nel campo, ossia un flauto, un clarinetto, una chitarra, una fisarmonica, un pianoforte, alcune percussioni, quattro violini, un violoncello e un contrabbasso.
Grazie ai suoi sforzi e all’entusiasmo dei piccoli interpreti, il 23 settembre 1943 Brundibár fu rappresentata a Terezín e replicata per ben cinquantacinque volte fino all’autunno dell’anno successivo. Nei primi giorni di ottobre del 1944, però, sia Krása, sia tutti gli altri interpreti furono mandati ad Auschwitz, dove trovarono la morte nelle camere a gas il 17 di quello stesso mese, insieme con due altri grandi compositori ebrei, Viktor Ullmann e Pavel Haas. La trama dell’opera, fortemente simbolista, narra di due poveri fratellini, Aninka e Pepicek, che hanno la madre malata e bisognosa di latte per guarire. Per raccogliere il denaro necessario sono costretti quindi a cantare nella piazza del mercato, ma qui un insensibile suonatore d’organetto, Brundibár (che rappresenta Hitler), li caccia con l’aiuto di alcuni venditori ambulanti e di un poliziotto. Però, grazie a un passero, a un gatto, a un cane e ai bambini del paese, Aninka e Pepicek riescono a cacciare Brundibár e a rimediare i soldi per comprare alla mamma il latte. Questa registrazione, che presenta l’opera in lingua italiana e nella versione orchestrale di Theresienstadt, è il frutto, come avvenne per i piccoli protagonisti di Terezín, di tanta passione e di tanto entusiasmo, sapientemente guidati da Lucia De Caro; buona anche l’esecuzione orchestrale.
Abbastanza buona anche la presa del suono con una discreta dinamica e una più che sufficiente riproposizione spaziale del palcoscenico sonoro.
Andrea Bedetti
Giudizio artistico: 3/5
Giudizio tecnico: 3/5
Hans Krása – “Brundibár”
Solisti e coro di Voci Bianche Accademia Musicale di Firenze – Scuola di Musica di Scandicci – Lucia De Caro – Orchestra GAMS Ensemble – Volfgango Dami
CD EMA Records 70024