Bach e la viola da gamba

Una recentissima registrazione dell’etichetta discografica tedesca TYXart contenente le tre Sonate per viola da gamba e basso continuo di Johann Sebastian Bach, in sol maggiore BWV 1027, in re maggiore BWV 1028 e in sol minore BWV 1029, ci permette di ricordare queste composizioni che non vengono considerate frequentemente nell’universo sonoro e spirituale del sommo Kantor. Queste pagine cameristiche furono probabilmente composte all’inizio degli anni Quaranta del Settecento, anche se non sappiamo se Bach intendesse creare un ciclo completo, di solito formato da sei opere racchiuse in una raccolta, o se queste singole sonate siano sopravvissute semplicemente per caso e non formino quindi di fatto un’unità. Si è anche discusso a lungo se il Kantor sia stato realmente il loro autore, un’ipotesi questa che è stata avvalorata dal fatto che la Sonata in sol minore è giunta fino a noi grazie all’autografo di Bach. È anche vero, però, che le altre due sonate, sono state tramandate solo attraverso copie postume, realizzate nella cerchia dei figli di Bach, di un manoscritto che doveva essere stato creato dallo stesso Bach, manoscritto che, grosso modo, può essere datato all’inizio dell’ultimo decennio di vita del genio di Eisenach sulla base di alcuni tratti peculiari della sua calligrafia dell’epoca.

La cover del CD della TYXart dedicato alle tre Sonate per viola da gamba e clavicembalo di Johann Sebastian Bach.

Una caratteristica che accomuna queste tre opere è che risultano essere delle versioni ridotte di precedenti sonate in trio; ciò è evidente nel caso della Sonata in sol maggiore di cui esiste una versione alternativa per due flauti traversi e basso continuo che, sebbene non realizzata dallo stesso Bach, risale allo stesso originale vergato dal Kantor nella versione con la viola da gamba, mentre la Sonata in re maggiore è presumibilmente basata su una sonata a tre con le parti superiori scritte per due strumenti diversi, forse un flauto traverso e un violino, e con  la Sonata in sol minore su una sonata a tre per due violini e basso continuo. A tale proposito, è interessante notare come ormai quasi alla metà del Settecento in Germania la viola da gamba fosse già considerato uno strumento piuttosto démodé, in quanto quando Bach decise di arrangiare le tre sonate in trio per la viola da gamba, il suo periodo di massimo splendore era ormai alle spalle, senza contare, inoltre, che in contrasto con la pratica francese dello stesso periodo, la viola da gamba era ancora caratterizzata dall’esecuzione di accordi su più corde, mentre la musica tedesca per viola era limitata all’esecuzione monofonica, principalmente sulle tre corde superiori.

Questa differente visione espressiva dello strumento dev’essere ascritta a Carl Friedrich Abel, figlio del virtuoso Christian Ferdinand Abel, che aveva già lavorato proprio con Bach a Köthen. La storia ci insegna che Carl Friedrich Abel raggiunse Lipsia dopo la morte del padre e prese lezioni, tra gli altri, anche da Bach. Nel 1743, Abel lasciò la città tedesca per trasferirsi infine a Londra nel 1759, dove tenne concerti insieme con l’ultimogenito del Kantor, Johann Christian. Sulla base di tali informazioni, non c’è nulla che possa controindicare che Bach avesse in mente proprio Carl Friedrich Abel quando decise di arrangiare le tre sonate per clavicembalo e viola da gamba, così come sia alquanto logico immaginare che lo stesso Abel abbia preso parte ai concerti del Collegium musicum di Lipsia sotto la direzione di Bach, visto che qualsiasi virtuoso che faceva parte della cerchia del Kantor era sempre il benvenuto nei concerti settimanali del Collegium, che richiedevano, per via della loro frequenza, un gran numero di opere per ensemble.

Il virtuoso di viola da gamba Carl Friedrich Abel in un ritratto dell'epoca.

A differenza dei cicli di opere che Bach dedicò alla musica cameristica, le tre sonate differiscono notevolmente nella loro struttura; difatti, le sonate in sol maggiore e in re maggiore seguono il tipico modello della “sonata da chiesa” italiana in quattro movimenti. Inoltre, nella Sonata in sol maggiore i due tempi veloci sono rappresentati da fughe, mentre il terzo tempo, l’Andante, è basato quasi interamente sulla ripetizione di un’unica figura. Nella Sonata in re maggiore, invece, il lento tempo di apertura diviene più espansivo man mano che si procede verso il primo Allegro, oltre alla particolare enfasi che contraddistingue sia l’Andante del terzo tempo, sia la fuga finale.

Un’ultima considerazione: se nella sua fase del tramonto la viola da gamba fu considerata, soprattutto nei Paesi di lingua tedesca, uno strumento per esprimere soprattutto peculiarità malinconiche, al contrario Bach volle esplorarne una gamma espressiva molto più ricca e variegata, eliminando gli aspetti mesti e restituendo una sorta di senso di fiducia, perfino uno stato d’animo allegro e un carattere vivace, come si può evincere nei passaggi estesi delle tre sonate.

La clavicembalista Yvonne Ritter e il violista da gamba Thomas Goetschel durante una pausa della registrazione.

A interpretare queste tre pagine cameristiche nella registrazione della TYXart sono stati due artisti svizzeri, il violista da gamba Thomas Goetschel e la clavicembalista Yvonne Ritter; la loro lettura filologica (Goetschel suona una viola da gamba a sette corde, attribuita a Johann Christian Hoffmann e datata intorno al 1720, mentre la Ritter suona un clavicembalo a due manuali, concepito per la musica barocca tedesca del XVIII secolo, uno strumento che si basa principalmente su un modello costruito a Dresda nel 1774 da Johann Heinrich Gräbner il Giovane), oltre a risultare stilisticamente impeccabile, riesce a coinvolgere l’ascolto grazie a un pronunciato senso ritmico che non va ad inficiare le sfumature espressive, soprattutto quelle dello strumento ad arco, oltre a sprigionare quell’afflato di allegria e di fiducia di cui si è già detto. Chi voglia quindi puntare ad un’incisione storicamente informata, può fare quindi riferimento su quella dei due interpreti elvetici.

Altrettanto di alti livelli la presa del suono effettuata da Michaela Wiesbeck, che si distingue per una dinamica piacevolissima e precisa, frutto di energia, velocità e naturalezza. Ne consegue un palcoscenico sonoro in cui i due strumenti vengono ricostruiti in modo alquanto ravvicinato, ma senza connotazioni di scorrettezza spaziale, con una pregevole altezza e ampiezza dell’emissione sonora. Anche l’equilibrio tonale e il dettaglio sono di prim’ordine: il primo non mostra sbavature di sorta nei registri dei due strumenti e il secondo è un concentrato di matericità.

Andrea Bedetti

Johann Sebastian Bach – Sonatas for Viola da Gamba and Harpsichord

Thomas Goetschel (viola da gamba) - Yvonne Ritter (clavicembalo)

CD TYXart TXA23181

Giudizio artistico 4,5/5
Giudizio tecnico 4,5/5