Disco del mese di Ottobre 2024
Progetto discografico della Da Vinci Classics alquanto particolare e votato al “politicamente corretto” quello imbastito dall’arpista svizzero-russo Alexander Boldachev, nel quale presenta quindici tracce, di cui una di sua composizione e che il cui titolo, War and Peace, è lo stesso dato a tutto il disco. Questo perché, come si può ben intuire dal concetto della guerra e di quello della pace chiamati in causa dall’arpista slavo, il presupposto di questo album solistico è di essere un simbolo non solo artistico, ma anche e soprattutto etico, verso quanto sta avvenendo tra la Russia e l’Ucraina, un simbolo che rientra in un progetto più vasto e importante, quello rappresentato dall’organismo umanitario Cultural Solidarity, il quale sostiene i rifugiati di entrambe le parti in conflitto e nel quale Boldachev è attivamente impegnato.
Ma considero, e questo viene parzialmente confermato da quanto scrive lo stesso artista svizzero-russo nelle note di accompagnamento, che la sfera della pace e quella della guerra chiamate in causa dal titolo del disco riguardi anche un aspetto più generale e “globale”, nel senso che in fondo la vita stessa, con le sue tribolazioni e le sue difficoltà, con i suoi drammi e i suoi dolori, così come con le sue gioie e le sue speranze, rappresenti di per sé la dimensione totalizzante del perenne conflitto tra guerra e pace (d’altronde, basta leggere quel meraviglioso e omonimo capolavoro letterario di Lev Tolstoj per potersene rendere conto).
Al di là di tali aspetti metamusicali, in questo disco Alexander Boldachev (che appare nel booklet in una foto che sembra la trasposizione pittorica di un quadro di Ilya Repin) ha voluto esaltare il cuore pulsante della grande musica russa, incarnata da compositori quali Čajkovskij, Musorgskij, Glinka, Rachmaninov, Šostakovič, Slonimskij, Sviridov, Stravinskij e di quella ucraina data da un autore come Prokof’ev, oltre a presentare la trascrizione di una celebre canzone popolare ucraina, Ščedryk, e il già citato proprio brano War and Peace. Ora, andando a leggere i titoli della tracklist appare chiaro che Boldachev ha voluto inserire brani che appartengono abbondantemente all’immaginario collettivo, a cominciare da tre brani “ad effetto” di Musorgskij tratti da Quadri di un’esposizione, ossia Promenade, Baba Yaga e La grande porta di Kiev, continuando con il Preludio in do diesis minore op. 3 n. 2 di Rachmaninov e con l’immancabile Danza della fata dei confetti dallo Schiaccianoci di Čajkovskij, il Valzer n. 2 dalla Suite per orchestra di varietà di Šostakovič, oltre alla Danza dei cavalieri dal primo atto del balletto Romeo e Giulietta di Prokof’ev e alla Danza russa dal primo atto del balletto Petruška di Stravinskij, stemperandoli con pagine decisamente meno note, come la Rapsodia cecena di Slonimskij e il tema conduttore dalla colonna sonora di Georgij Sviridov del film È ora, vai! diretto nel 1965 da Sof’ja Mil’kina e Michail Švejcer.
Chi conosce già le pagine più celebri inserite nel programma dell’arpista svizzero-russo, potrà facilmente intuire che il denominatore comune, a livello interpretativo, che contraddistingue questa registrazione è dato da uno sfrenato virtuosismo, come personalmente mi è capitato raramente di ascoltare con l’arpa. Ma prima di affrontare la disamina interpretativa, vorrei evidenziare un altro punto che mi ha particolarmente colpito di questo disco, vale a dire l’indubbia capacità di Alexander Boldachev di elaborare la trascrizione di questi brani con una rara efficacia, e questo vale soprattutto per i pezzi di due straordinari orchestratori come Čajkovskij e Musorgskij. Ciò dimostra che il giovane arpista è davvero un signor musicista, in quanto il suo (visionario) virtuosismo si unisce a una competenza assoluta nel trattare la materia musicale piegandola alle necessità del suo strumento.
Questa capacità si estrinseca in un dominio dell’arpa come non mi è mai capitato di ascoltare e ciò, si badi bene, non prende in oggetto solo la tecnica dimostrata, ma il modo in cui Boldachev spinge il proprio strumento ad andare oltre, materializzando prima di tutto un fraseggio che è un prodigio di sfumature timbriche, l’ascolto della Danza russa da Petruška chiarirà le idee a tale proposito, e ad estrarre dalle corde una dimensione altamente drammatica così come una trasognata delicatezza. Significa possedere dita d’acciaio capaci di essere contemporaneamente tenaglie e piume.
Su queste basi, l’interpretazione del Preludio di Rachmaninov non perde un’oncia rispetto alla versione originale pianistica, e la lettura della Danza della fata dei confetti di Čajkovskij si trasforma in una passeggiata vaporosa su nuvole di zucchero filato, mentre una pagina titanica come La grande porta di Kiev di Musorgskij viene trasformata in un supremo atto di equilibrismo timbrico giocato su un’agogica a dir poco esaltante. E lo stesso vale anche quando Boldachev decide di indossare i panni del compositore, in quanto il suo brano War and Peace non può essere definito il solito pezzo che un solista in chiave di creazione decide di dedicare al proprio strumento, ma una pagina che trasuda teatralità musicale dalla prima all’ultima nota e che evidenzia come il nostro arpista sia in grado di gestire perfettamente il suo richiamo virtuosistico distillandolo all’interno di una scrittura in cui la densità drammatica è mirabilmente scolpita nel segno di un’espressività raffinata e convincente.
Non mi nascondo dietro un dito e lo dichiaro a chiare lettere: da tempo immemore non ascoltavo un arpista come Alexander Boldachev, il quale ha brillantemente intrapreso la salita che lo condurrà nell’olimpo dei dèi dell’arpa. Disco del mese di ottobre di MusicVoice senza se e senza ma.
Gabriele Zanetti ha aggiunto un altro scalpo alla sua collezione di prese del suono effettuate con i controfiocchi; grazie a come ha saputo catturare l’arpa Diva usata da Alexander Boldachev, la dinamica è un bel mix di energia, velocità e apprezzabile naturalezza, il che permette di esprimere la straordinaria timbrica che caratterizza l’interpretazione dell’artista svizzero-russo. Il palcoscenico sonoro ricostruisce fedelmente lo strumento al centro dei diffusori con una discreta profondità, fissata e messa a fuoco in modo granitico, con il risultato di proiettare anche la palpabilità dello spazio nel quale Boldachev suona. Anche l’equilibrio tonale, elemento critico in questo tipo di registrazioni, è di primissimo ordine, con una restituzione dei registri che non mostra la pur minima sbavatura e, infine, il dettaglio è di una tale matericità da chiedervi dove ospitare artista e strumento all’interno della vostra sala d’ascolto.
Andrea Bedetti
AA.VV. – War and Peace
Alexander Boldachev (arpa)
CD Da Vinci Classics C00933
Giudizio artistico 5/5
Giudizio tecnico 5/5